“People Are Strangers” è il titolo di un progetto perfettamente in linea con questi nostri tempi dove tutto viene vissuto, condiviso, consumato nella rete. E dove tutti sono più stranieri che mai. Si tratta di una video installazione collaborativa (così la definisce il suo ideatore), collocata all’indirizzo www.peoplearestrangers.com e che fonde parti del viso di diverse persone per formare un ritratto in continua evoluzione. Chiunque è invitato a parteciparvi per sentirsi parte di questa performance collettiva. Tipo che tu accedi e già nella home page ti compaiono un occhio, una bocca, un pezzo di fronte di qualcuno e, sotto la composizione di foto che muta continuamente, dove i tratti somatici degli individui vengono mescolati, c’è scritto in inglese “take part in the art” (prendi parte all’arte). Invia la tua foto semplicemente caricandola e collaborerai a un’iniziativa che ha l’ambizione di volersi diffondersi in tutto il mondo. E secondo me ci riuscirà, perché è un’idea originale che scava le identità, che cerca vicinanze tra i volti sconosciuti per dimostrare, forse, che tra noi tutti c’è un’uguaglianza che ci accomuna. Se l’è inventata Leonardo Roma, un graphic designer, artista, musicista e video maker italiano che rivisita in digitale il concetto pirandelliano di “io sono uno, nessuno, centomila”.

“Antropologicamente parlando – racconta Leonardo Roma – rappresenta  il ritratto dell’ “uomo in quanto tale, a prescindere dal sesso, dall’etnia o dall’età, mettendo in relazione tratti somatici di perfetti sconosciuti con risultati fisiognomici imprevedibili. Come in un osservazione di meccanica quantistica, ogni volta che lo osserveremo, sarà diversa. Potrebbe sembrare che nel periodo dei selfie, lo scopo di questa istallazione sia social, un modo differente di mettere in relazione vari utenti, ma non c’è niente di più sbagliato in questa osservazione, Non ci sono utenti, solo osservatori. Le persone che inseriscono la propria foto e collaborano all’opera lo fanno in maniera del tutto anonima. Non ha la pretesa delle tempistiche di un social network, con aggiornamenti più che quotidiani, è semplicemente un’opera di video-arte, senza nè un inizio nè una fine”.

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