Nel ventre di Palermo con Francesco Faraci
Mi pare di aver sentito dire che solo gli stupidi non cambino mai opinione. Io, la mia, l’ho cambiata nei confronti di un giovane fotografo siciliano che si chiama Francesco Faraci. Sono entrata in contatto con lui attraverso i social network e, dal suo uso un po’ smodato del mezzo, mi ero fatta l’idea che fosse l’esatto prodotto del suo tempo: un giovane nerd intraprendente e presuntuoso, con una fotocamera al collo e il dito facile allo scatto casuale. Ho anche pensato di lui che la sovraesposizione mediatica a cui su Facebook si era sottoposto gli avesse fatto perdere quel senso etico e di rispetto che si dovrebbe sempre usare con i soggetti delle nostre inquadrature. Tutto questo avveniva la scorsa estate, e come ho già scritto mi sbagliavo. Qualche sera fa la galleria Still, in via Balilla 36 a Milano, ha ospitato la presentazione del suo primo libro e non ho voluto perdere l’occasione di andare a conoscerlo di persona per rendermi conto di un po’ di cose. Ho realizzato che Francesco è un ragazzo umile ed emotivo, ma non è affatto un presuntuoso – e potrei giurare che nemmeno lo diventerà – come invece accade a tanti emergenti quando assaggiano notoretà e consensi. E’ un buon fotografo, che con questo suo primo progetto durato tre anni ha saputo dimostrare le sue potenzialità. Il libro, non ve l’ho ancora detto, si intitola “Malacarne. Kid comes first”, i bambini vengono prima, edizioni Crowdbooks. Al di là della scelta di un sottotitolo in inglese che non amo particolarmente, l’editore ha usato una cura estrema nel produrlo. Bella la carta, ottima la stampa e la resa dei bianche e neri, azzeccati il formato e la grafica. Le foto parlano dei ragazzi di strada del capoluogo siciliano e dall’autore vengono definiti con una parola tagliente, negativa, che non si addice a dei bambini. Malacarne è gergo locale che definisce gente brutta, qualcuno di cui è meglio non fidarsi. Lui parte da questa espressione popolare per scardinare un luogo comune e introdurci a un’infanzia che, più di altre, ha bisogno di aiuto. Ha voluto partire proprio da lì, per raccontarci una storia diversa, fermando momenti di strada e di vita di minori in condizioni disagiate, facendo venire fuori volti che sono pieni di forza e vitalità. I suoi “malacarne” vengono dai quartieri di Ballarò, Monreale, Albergheria, dallo Zen o da Brancaccio, zone dove povertà e delinquenza sono diffuse capillarmente, ed è proprio lì che serve distribuire umanità. La curatela di questa monografia è stata affidata a Benedetta Donato, che così lo descrive:
” Faraci come un rabdomante sa assorbire nelle immagini quell’energia prepotente e inarrestabile che solamente da qui piromana. Sembra uno di loro, il suio coinvolgimento in quell’habitat sociale è totale perché, per poter sentire queste vite, deve necessariamente entrare, vivere ed essere accettato in quello spazio, in quel luogo non geograficamente lontano, ma dai più percepito come tale, in una distanza prima di tutto simbolica e direttamente connessa alle identità precise che rappresentano la sostanza originale di una Palermo costantemente nell’ombra. La parte meno fotogenica, qui diviene essenza della città, il lato oscuro della sua bellezza, un universo infinito con specifiche regole, abitudini, dialetti intrecciatisi su strade e quartieri pieni di brulicante verità che, come i marciapiedi della Buenos Aires di Borges, sono il luogo dove si trovano, senza confondersi, tutti i luoghi della terra, cui l’autore dedica la sua attenzione più personale, il suo sentimento più profondo come fa il poeta quando compone un’elegia”.
Il volume contiene 70 immagini, la lunga ricerca ha prodotto però migliaia di scatti: ritratti, scene del quotidiano, storie che Faraci narra con il suo sguardo onnivoro e con estrema facilità forse proprio perché è ciò che raccoglie a pochi passi da casa. Si è mosso su un terreno conosciuto, Francesco, con sensibilità e cura, riempiendoci di dettagli e racconti, ma è rimasto nei dintorni. Ora io starò a guardare se lo stesso cipiglio, lo stesso stile, sarà capace di portarlo altrove, se saprà cambiare palcoscenico e far crescere la sua produzione oltre i confini dentro i quali ha voluto stare.
Il prossimo appuntamento per incontrare Francesco Faraci è quello del 19 novembre, quando presenterà il suo libro all’apertura di PHOTOLUX Festival a Lucca, per proseguire poi con un tour nelle principali città italiane e nelle manifestazioni di settore dal 2017.
Il libro “Malacarne. Kids come first” si compra qui.