combine_imagesLUI E LEI 
Lui si chiamava Pim. Lei si chiama Alice.
Lui era olandese. Lei è tedesca.
Lui era il leader di un movimento politico da lui stesso fondato (LFP) dichiaratamente anti-islamico, liberale in economia e anti-euro. Lei è il leader del AfD, il Partito che è diventato la terza forza politica della Germania.
Lui era un sociologo di formazione marxista ma approdato a posizioni libertarie in economia e sovraniste in politica. Lei è un’economista liberale, che ha lavorato per Goldman Sachs ed è ferocemente anti-euro e anti-immigrazione.
Lui aprì in Olanda il dibattito sui rischi dell’islamizzazione dell’Europa e della perdita delle nostre libertà civili con l’avanzare di Eurabia. Lei ha costretto la Germania a vedere il vero volto di quella “politica dell’accoglienza” imposta dalla Merkel e dai teorici dell’immigrazionismo ideologico, che sta scardinando il nostro assetto demografico, sociale e culturale.

PymLui era omosessuale e cattolico con un amore smisurato per l’Italia, paese dove è stato sepolto (vicino Pordenone dove possedeva una casa). Lei è omosessuale con un legame stretto con la Svizzera dove vive la sua compagna e suo figlio.

Ah dimenticavo: Pim era Pim Fortuyn, uno dei politici più originali della recente storia d’Europa. Alice è Alice Weidel, il volto nuovo della politica tedesca.

Purtroppo Pim non c’è più; nel 2002 fu assassinato da un estremista di sinistra pochi giorni prima delle elezioni politiche che videro il suo partito trionfare (anche sulla scia emotiva della sua morte).

AliceUNA DESTRA CHE SPIAZZA
Quella di Pim e Alice è una destra che spiazza, forse perché non è come quella che media e intellettuali pensano.
Nel cortocircuito dottrinale con cui la sinistra e i suoi piccoli intellettuali provano ad incorniciare la realtà, succede spesso che la realtà sia più imprevedibile dei loro noiosi disegnini in bianco e nero.
Non è un caso che anche ieri, appena usciti i primi risultati delle elezioni tedesche, una ormai scontata folla di vigilantes antifascisti e nipotini di Soros, si è riversata davanti alla sede del AfD per protestare contro i nuovi nazisti che si apprestano ad invadere la Germania. Il solito film già visto in America, dopo la vittoria di Trump.

Ma stavolta qualcosa non torna. L’immagine di una destra che i media dipingono come xenofoba, reazionaria, con venature “neo-naziste”, ma guidata da una donna lesbica, manager, indipendente e liberale incrina la narrazione di cui i custodi del politically correct hanno bisogno.

Pym3Allo stesso modo Pym Fortuyn era odiato perché non rientrava nei canoni previsti dall’ortodossia dell’antifascismo di professione: un dandy, fascinoso e colto che ammirava J.F. Kennedy e, a chi lo paragonava agli altri leader delle destre radicali europee (il francese Le Pen e l’austriaco Haider), lui rispondeva scocciato che il suo unico riferimento era l’italiano Silvio Berlusconi; uno così non poteva non caricare su di sé quel misto di odio, disprezzo con cui la sinistra ha armato il suo assassino.

Entrambi hanno in comune un’altra cosa: il loro vivere la propria omosessualità non come ostentazione ridicola da Gay Pride, o come deriva ideologica da follie “gender”, ma come libera realizzazione della propria vita; talmente libera da riuscirla ad incarnare persino in contesti politici ostili, vincendo diffidenze e chiusure.

Alice 2Alice è la vera erede di Pim e oggi, se Pim fosse vivo, riconoscerebbe in Alice una leader capace di incarnare quella destra eretica che lui ha provato a costruire. Una destra in grado di affrontare senza torcicolli o passi indietro questa Europa governata da alchimisti della finanza, da élite tecnocratiche spietate e rapaci e da intellettuali del multiculturalismo suicida.
Una destra che il sistema non si aspetta, che esce dagli schemi in cui è facile rinchiuderla; e per questo fatalmente pericolosa.


Su Twitter: @GiampaoloRossi

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