combine_imagesIL DIAVOLO E L’ACQUASANTA
Steve Bannon e George Soros sono come il diavolo e l’acquasanta. Rappresentano simbolicamente i due fronti contrapposti della nuova guerra che sta ridisegnando la politica in Occidente.
Entrambi, nei giorni scorsi, si sono schierati dentro la “questione italiana” appoggiando o attaccando il nuovo Governo Lega/M5S a dimostrazione di come oggi il nostro Paese abbia recuperato un ruolo fondamentale nel complesso sistema di equilibri internazionali.

Steve Bannon è un curioso intellettuale eclettico eretico e reazionario disprezzato dall’intellighenzia radical-chic; è stato l’uomo che ha costruito la campagna elettorale di Donald Trump, l’inventore della “alt/right” la destra alternativa made in Usa, il nemico giurato dell’élite globalista; in questi anni Bannon dal suo sito Breitbart ha lanciato strali contro le tecnocrazie internazionali e la grande finanza che vogliono distruggere nazioni e sovranità popolari.
Trump ha dovuto allontanarlo dalla Casa Bianca (dove lui stesso l’aveva nominato Consigliere strategico) sotto le pressioni del Deep State ma Bannon è rimasto centrale; oggi è in pratica la voce del trumpismo nel mondo.

Bannon è il nemico giurato dell’élite globalista come Soros ne è l’espressione: due diversi giudizi sulla nuova Italia

George Soros invece è l’ideologo dell’élite globalista; il teorico e costruttore della Società Aperta cara alla tecnocrazia apolide. Lo speculatore privo di scrupoli che nel 1992 mise in ginocchio la nostra economia con un attacco finanziario che fece bruciare alla Banca d’Italia 48 miliardi di dollari; un disastro che le famiglie italiane pagarono con una manovra finanziaria di 93 mila miliardi di lire per evitare il tracollo della nostra economia.
Nonostante questo Soros è di casa in Italia dove invece di essere cacciato con ignominia, viene invitato ai dibattiti e ascoltato come un guru.
Con la sua Open Society (la fondazione ragnatela di Ong e Istituti internazionali) finanzia tutto ciò che è finanziabile dell’agenda politica della sinistra mondiale: dalle campagne elettorali dei leader liberal (da Obama e Hillary alla Bonino), alla politiche internazionali per aborto, diritti gay, liberalizzazioni droghe, multiculturalismo. È in prima fila a favore dell’accoglienza dei migranti e le sue Ong sono il paspartout per l’immigrazione clandestina in Europa.
Con i suoi miliardi ha generato le Rivoluzioni colorate che hanno insanguinato e destabilizzato aree intere dell’Europa orientale: l’ultima quella in Ucraina che lui stesso si vanta di aver alimentato dal 2009.
I suoi nemici principali sono Putin, Trump e Orbán, i leader di tre nazioni che non ne vogliono spaere di lasciare pezzi di sovrnità alla tecno-finanza di cui lui è espressione

ENTUSIASMO E TIMORE
Steve Bannon è entusiasta del nuovo governo italiano. George Soros lo teme.

Nei giorni scorsi Bannon ha girato l’Italia tra Roma e Milano incontrandosi più volte con Salvini; ha analizzato il progetto di Flat Tax del leghista Armando Siri (“sarà un successo”, ha detto); ha parlato con diversi esponenti dei 5Stelle.
Ora in Europa “hanno paura dell’Italia” ha dichiarato; per lui siamo tornati ad essere una nazione sovrana che può farla finita con i “diktat di Bruxelles e il fascismo dello spread”. Noi sovranisti “siamo dalla parte giusta della storia”, ha ammonito in maniera apocalittica. Tutti a prenderlo in giro.
Fatto sta che al G7 di Charlevoix, Donald Trump ha fatto un’apertura di credito al neo-premier italiano Conte inaspettata e amichevole ben sopra le previsioni, invitandolo alla Casa Bianca con tutti gli onori.
Entrambi, spiazzando i leader della Ue, hanno aperto al ritorno del G8 con la Russia.

Anche Soros è venuto in Italia, invitato a Trento al Festival dell’Economia; e ha spiegato di essere molto preoccupato dal nuovo governo di Roma per la sua apertura alla Russia e per la volontà di spingere per togliere le sanzioni, arrivando ad affermare che l’opinione pubblica italiana deve sapere se Putin finanzia Salvini (qui dal min. 47:35); tralasciando il fatto che l’opinione pubblica italiana è più interessata a sapere se lui finanzia l’immigrazione clandestina con le sue Ong.

Il sovranismo non è auto-isolamento ma è recupero del ruolo internazionale di una nazione. L’Italia lo sta dimostrando

ConteSOVRANISMO NON È ISOLAMENTO
I soloni dei grandi media e gli esperti del nulla cosmico che abbondano sul mainstream ci hanno sempre spiegato che nell’epoca della globalizzazione il richiamo al sovranismo è una sorta di malattia di auto-isolamento; ci hanno raccontato che l’Italia (che per loro è un po’ come Calimero) non può rivendicare sovranità ma deve cederla se non vuole essere annullata; ennesima fake news dei loro neuroni.

Oggi la nuova Italia sovranista non è un Paese più isolato; al contrario sta recuperando centralità e ruolo internazionale come non l’aveva dai tempi di Berlusconi.

Il nuovo governo di Roma piace a Washington e piace a Mosca; è temuto da Berlino e da Bruxelles e questo è un bene perché ora lassù, iniziano ad ascoltarci e non solo ad impartirci ordini.
Per Trump l’Italia può aiutare a ridisegnare l’Europa facendo abbassare la testa alla prepotenza tedesca e all’arroganza della Merkel. Per Putin, l’Italia può essere l’anello di congiunzione di un nuovo dialogo tra Russia e Occidente.

Bannon (e Trump), Soros (e la Merkel), dimostrano una cosa: l’Italia sta tornando al centro della scena internazionale facendo sentire le proprie ragioni. Comunque la si legga, è la prima vittoria del sovranismo.


Su Twitter: @GiampaoloRossi

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