No alla Turchia nell’UE
Non so quanti italiani sappiano che a Bruxelles sono in corso da ben sette anni negoziati per l’adesione della Turchia all’Unione Europea. Questi negoziati si sono incagliati, per nostra fortuna, su alcuni punti e non stanno facendo progressi, ma a mio avviso dovrebbero essere addirittura interrotti, perché la Turchia di oggi non ha più nulla a che fare con noi. Nei dodici anni di governo da parte di Erdogan e del suo partito AKP, a suo tempo definito “islamico moderato”, il Paese si è progressivamente allontanato culturalmente e politicamente dall’Europa e ha assunto caratteristiche inaccettabili. Erdogan, per undici anni primo ministro e ora presidente (in teoria con poteri limitatissimi, ma in pratica padrone del Paese perché il primo ministro Davotoglu è solo un passacarte e fa tutto quello che gli viene ordinato), ha sistematicamente demolito la struttura laica imposta dal grande Kemal Ataturk, ha reintrodotto l’uso del velo per le donne, ha dichiarato pubblicamente (pochi giorni fa) che la donna è inferiore all’uomo e destinata essenzialmente a fare figli e, se non ha ancora introdotto la Sharia, ha comunque fatto passi giganti per islamizzare nuovamente il Paese. Tra le altre sue imprese, Erdogan si è fatto costruire un palazzo costato 800 milioni di dollari, è stato implicato in uno scandalo per corruzione messo a tacere rimuovendo i giudici e i poliziotti che lo hanno portato alla luce, ha soffocato la libertà di stampa mettendo in galera più giornalisti della Cina. Continua a vincere le elezioni, ma solo per l’appoggio degli ambienti più retrogradi e conservatori del Paese e di quella classe di imprenditori dell’Anataolia profonda che ha aiutato ad arricchirsi. Ma la città più moderna e aperta all’influenza occidentale, Smirne, gli ha sempre votato contro ed è ancora amministrata dall’opposizione kemalista (infatti, per le strade, non si vedono quasi donne velate). La costituzione garantisce la libertà religiosa, ma in realtà che non è musulmano viene discriminato e i pochi cristiani hanno la vita difficile (ogni tanto, un prete viene anche assassinato). La maggioranza dei professionisti, degli imprenditori, degli intellettuali ritiene che,se Erdogan, come ha intenzione di fare forzando una modifica della Costituzione, rimarrà al potere per i prossimi dieci anni, l’eredità kemalista verrà completamente cancellata e la Turchia tornerà ad essere un Paese islamico come gli altri.
In politica estera, la Turchia, che durante la guerra fredda è stata l’efficiente e fedele bastione orientale della NATO, opera ora in maniera del tutto indipendente dal blocco occidentale. Da principale alleata di Israele nel Medio Oriente, sotto Erdogna Israele è diventata il nemico numero uno, tanto che dalla Turchia è partitala famigerata spedizione navale per forzare il blocco di Gaza. Dopo la cosiddetta primavera araba, Erdogan ha sognato una specie di Unione islamica a egemonia turca, ha sposato la causa dei Fratelli Musulmanipoi messi al bando in Egitto,in Giordania e nei Paesi del Golfo, ma ha finito con il rimanere isolato, con il Qatar e Hamas (!) come unici amici. Quando ha visitato il Sudan, il cui presidente Oman al Bashir è stato deferito alla Corte internazionale dell’Aja per genocidio, ha detto: “Non ho v isto alcuna traccia di questo: i musulmani non ricorrono mai al genocidio”. Formalmente, è schierato con noi nella lotta contro l’ISIS, ma nega che esista un terrorismo islamico, ha lasciato passare attraverso la Turchia migliaia di jihadisti che andavano a combattere con il Califfato e a Kobane si è comportato come i russi nel 1944, quando si fermarono sulle rive orientali della Vistola lasciando ai tedeschi il tempo di soffocare la rivolta dei nazionalisti polacchi a Varsavia: una divisione corazzata turca schierata sul confine non ha mosso un dito per impedire che l’ISIS annientasse l’ultima sacca di resistenza dei Curdi, e c’è voluto l’intervento massiccio dell’aviazione americana per evitare un massacro come quello degli yazidi.
Con tutto ciò, il Papa si appresta ad andare in visita in Turchia. Che cosa si proponga da questi viaggio non lo so, salvo un incontro con il Patriarca ortodossso che ancora ha sede a Istanbul. Comunque, dopo l’indirizzo che ha preso, la Turchia non ha più nulla a che fare con l’Unione Europea che, anche se non si è voluto inserire nella Costituzione, ha radici giudaico-cristiane e non deve prendersi in casa 75 milioni di musulmani. Facciamo pure tutti gli accordi commerciali possibili, ma non lasciamo che i deputati di Erdogan diventino il gruppo più numeroso nel Parlamento europeo e che i cittadini turchi possano girare liberamente per l’Europa. Se anche i potenziali jihadisti fossero solo uno su mille, ci tireremmo in casa 75.000 nemici, oltre a quelli che abbiamo già.