il presidente che vogliamo
Ormai tutte le attenzioni della politica sono rivolte alla elezione del nuovo presidente della Repubblica. Se in questi anni fosse stata osservata la Costituzione, e cioè se i vari presidenti, da Cossiga in poi, non avessero continuamente travalicato i poteri loro riservati, la corsa al Quirinale sarebbe molto meno eccitante. Ma dopo gli avvenimenti degli ultimi anni, e specie dopo che l’attuale inquilino del Quirinale si è arrogato sempre nuovi poteri, arrivando a licenziare un capo di governo legittimamente eletto (Berlusconi) per instaurarne tre di seguito non legittimati dal voto popolare, questa elezione è diventata cruciale: sappiamo tutti che, sebbene nessuna modifica sia stata apportata alla Carta, viviamo ormai in una Repubblica semipresidenziale, in cui il Capo dello Stato, che in teoria dovrebbe avere funzioni essenzialmente di rappresentanza, esterna quasi tutti i giorni su tutti i problemi, controlla in anticipo le leggi, ha assunto un ruolo chiave anche nella politica estera: si potrebbe dire che non si muove foglia che Napolitano non voglia.. In parte, il ruolo preminente assunto dal presidente è stato dovuto a circostanze eccezionali, ma esso è ormai diventato un “diritto acquisito” e nessuno si aspetta che il successore torni a comportarsi come i presidenti (non tutti, per la verità: pensiamo a Gronchi) della Prima Repubblica.
Ecco perchè la ricerca del nuovo Capo dello Stato è così difficoltosa, e dia luogo a una battaglia politica in parte sotterranea di grande asprezza. Berlusconi era partito con l’idea che il nome dovesse essere concordato tra PD e FI, adesso, forse rendendosi conto che i numeri non sono dalla sua parte, ha accettato che l’eletto provenga dalle file del partito democratico, purchè sia “una persona equilibrata, seria,competente e non stia da una parte sola”. Sono stati fatti ormai almeno una dozzina di nomi, in parte forse per “bruciarli”: Amato, Padoan, Prodi, Pinotti, Bonino, Cartabia, Muti, Piano, Finocchiaro, Mattarella, Visco, Castagnetti (!) e perfino Draghi, che è certamente più utile come presidente della BCE. E’ singolare (o forse solo indice della scarsa considerazione in cui sono tenuti) che nella lista non ci siano la seconda e la terza carica dello Stato, il presidente del Senato Grasso e la presidente della Camera Boldrini, e manchi anche Monti, che se non avesse fatto la sciocchezza di fondare un partito e presentarsi alle elezioni poteva contare su ottime carte. Si è sostenuto che dopo un laico deve venire un cattolico, e anche che, vista la scarsa considerazione di cui godono oggi i politici, sarebbe opportuno ricorrere a un esponente della società civile. Non mi pronuncio su nessuno di costoro. Ma, alle caratteristiche enunciate da Berlusconi, su cui credo che tutti siano d’accordo, ne vorrei aggiungere altre due: che non sia un sopravvissuto della Prima repubblica riciclato per l’occasione, e che sia un uomo che sappia, con il suo operato, ridare slancio a un Paese che lo ha perduto. Esiste? Non lo so.
Per concludere, a mio avviso sarebbe utile all’Italia che la evoluzione strisciante cui abbiamo assistito negli ultimi anni venga completata, e che l’Italia diventi una repubblica presidenziale a tutti gli effetti. Oggi non abbiamo nessuno veramente al comando, né l’inquilino del Quirinale né quello di Palazzo Chigi, che è notoriamente il capo di governo occidentale dotato di minori poteri: non è una situazione che funzioni, specie in un momento di crisi come questo, che rischia di durare anni e anni. La cosa migliore sarebbe fare chiarezza, e voltare pagina. So che non avverrà, ma credo che molti italiani siano del mio parere, non per nostalgia di “un uomo solo al comando”, ma per uscire dalla attuale palude di inefficienza.