Come sono cambiati i rapporti di coppia durante la pandemia? Isolamento e ricorso massivo ai social network lo hanno aiutato oppure no? Sono aumentati reati, spesso consumati sul web, come lo stalking? Lo abbiamo chiesto all’avvocato Roberto Campagnolo di Milano.

 

Avvocato, oggi siamo di fronte all’emergenza pandemia e il nostro modo di coltivare le relazioni si è  trasformato. La forzata convivenza ha generato ansia ed attriti che hanno riverberato sul rapporto di coppia. Secondo la sua esperienza di giurista come è cambiato l’amore ai tempi del Covid?

Innanzitutto il Covid ha costretto a ripensare il criterio stesso di prossimità, e ciò anche se mascherine e distanziamento siano stati considerati incostituzionali da una parte minoritaria di dottrina e giurisprudenza. Inoltre sono venute  a mancare occasioni che contribuivano a favorire le dinamiche sociali, quali teatri, cinema, concerti ed eventi.  Ciò ha fatto sì che il rapporto di coppia abbia subito un cambiamento profondo. Così ci si conosce e ci si innamora virtualmente, in questo favoriti anche dalle illimitate possibilità dei social. Tuttavia, il rapporto col partner può essere messo in crisi dalle innumerevoli occasioni offerte dalle chat, in quanto alla claustrofobica esperienza di rimanere sempre in casa, con tutto quello che essa comporta in termini di attrito o di logoramento dei rapporti, si assomma l’immensa potenza e fascino che rivestono le nuove tecnologie o social, i quali diventano veicolo di tradimenti, ma anche di atti persecutori e di violazione della privacy del partner. Tipico è il revenge porn (art. 612 c.p.), ma anche spiare la chat del partner  è reato (art. 615 c.p.). Ciò è stato preso in considerazione anche dalla giurisprudenza. Ad esempio, è sufficiente un profilo facebook compromettente  per far scattare la separazione con addebito (Tribunale Bari, sentenza n. 2525/2000 e Tribunale Roma n. 456/2016).

 

Il tradimento corre su internet, è proprio il caso di dirlo. Colpa quindi della Rete che ha destabilizzato i rapporti di coppia?

Un tempo era il rossetto sulla camicia,  oppure erano le riunioni di lavoro fino a tardi o i regali infiocchettati. Oggi i siti d’incontro online sono la nuova frontiera per chi, all’epoca del lockdown, è in cerca di trasgressione alla routine coniugale. Gli sms, le chat private, i social network, le comunicazioni via e-mail, sono la nuova prova che attesta in un processo l’intollerabilità della convivenza matrimoniale (Cass. ordinanza 27 giugno 2018 n. 16980).

 

Se negli anni ’80 si affacciavano nel mondo delle comunicazioni i primi personal computers, se negli anni ’90 iniziava l’era di Internet, il XXI secolo vede il trionfo dello smartphone. In un mondo virtuale i rapporti di coppia subiscono  un cambiamento profondo…

Infatti. Il cellulare è il primo strumento di consumazione del tradimento virtuale. Spiare il cellulare del partner è un illecito: si può addirittura incorrere nel reato di violazione del sistema informatico o telematico ( art. 615 c.p.)  (Cass, n. 31414/19). Solo un Pubblico Ministero può esibire in un processo tabulati, sms e conversazioni private in rete. Ciò non significa che il partner, una volta entrato in possesso del cellulare, non riesca, anche con l’aiuto di un detective, a decifrarne il contenuto, se non altro per quanto riguarda le fotografie e le conversazioni su WhatsApp. Se questi comportamenti pervasivi del coniuge, una volta scoperti, possono ingenerare imbarazzo e anche paura, è pur vero che oggi l’accesso alle chat avviene prevalentemente tramite cellulare, e dunque le occasioni per prendere cognizione del contenuto riservato di essi, al fine di provarne il tradimento, si moltiplicano. Oggi grazie allo smartphone tradire è divenuto assai più facile. Tuttavia, anche provare il tradimento  del proprio partner è più agevole del passato. I mezzi offerti dalla tecnologia sono, infatti, molteplici: dall’ispezione avanzata del telefono cellulare, al furto di dati, all’esame di chat e rubrica telefonica, WhatsApp ed e-mail.

 

Ma è una pratica legale?

 Strappare il telefono cellulare  dalle mani del proprio partner per controllarne i contenuti costituisce uso arbitrario delle proprie ragioni. Nei casi più gravi, si tratta più propriamente di rapina ( art. 628 comma 1 e 363 c.p.), ( Cass. n. 2429/16). Si può trattare di rapina propria, qualora essa si traduca in un impossessamento del cellulare con violenza o minaccia, ovvero allorquando si sia esercitata violenza fisica (una pressione psicologica in un momento anteriore all’impossessamento e funzionale a questo).  Si può trattare invece di rapina impropria, allorquando si adoperi violenza o minaccia immediatamente dopo la sottrazione per assicurare a sé o ad altri il possesso della cosa sottratta: ovvero per procurare a sé o ad altri l’impunità. Si può trattare, infine, di uso arbitrario delle proprie ragioni, allorquando il soggetto non voglia procurarsi anche un ingiusto profitto. Quindi se, ad esempio, il marito strappa di mano il cellulare alla moglie per controllare le foto su Instagram, si configurerà l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Quando invece il marito voglia ottenere una separazione a condizioni economiche più vantaggiose (nella fattispecie che non può in alcun modo essere tutelata in sede giudiziale), si configurerà il reato di rapina. Le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie sono enormi. Per questo motivo l’uso del cellulare all’interno della coppia richiede maturità ed equilibrio.

 

Veniamo allo stalking. In che modo questo reato è mutato in conseguenza della situazione critica generata dalla pandemia? Vi è stato un aumento delle condotte persecutorie e, se sì, da cosa è dipeso?

Si tratta di un reato modernissimo, che riguarda strettamente la persona offesa. Si può trattare di condotte vessatorie, reiterate minacce di morte, ecc.. Lo stalkeraggio ha un effetto destabilizzante sulla psiche della vittima, ingenerando stress, ansie e paure. Con le nuove tecnologie il reato di stalking si è profondamente modificato. Si può trattare di illeciti che riguardano la polizia postale, quale l’invio di lettere minacciose oppure e-mail a contenuto ingiurioso, violento o sessualmente esplicito. Un particolare tipo di reato è lo stalkeraggio telefonico, che consiste in telefonate mute, oppure in minacce o ingiurie al telefono. La stessa giurisprudenza della Corte di Cassazione ha applicato la disciplina di cui all’art. 612 bis alle ipotesi di cyberstalking  (Cass n. 25488 del 24 giugno 2011), ed è proprio questa ultima forma di stalkeraggio che risulta favorita dal forzato isolamento sociale conseguente alla pandemia.

 

Dunque tutte queste forme di reato che investono, più o meno direttamente, le dinamiche di coppia, vanno riconsiderate?

Sì, direi aggiornate. In epoca di pandemia siamo tutti più isolati, e cerchiamo, per sfuggire all’angoscia del momento, di ristabilire comunicazioni virtuali, di riallacciare legami nuovi.

 

Qual è il rimedio a questa situazione?

Il rimedio è sociale e psicologico. Occorre rassicurare gli individui che a questa situazione si può porre rimedio, e, mentre con l’aiuto del vaccino stiamo progressivamente uscendo dall’incubo pandemia, pur non demonizzando i social occorre invitare le persone a parlarsi, uscire, incontrarsi, coltivare nuove relazioni affettive.

 

Il diritto può essere d’aiuto in  tutto questo?

Assolutamente sì. Non soltanto stigmatizzando e punendo comportamenti scorretti e inappropriati, specialmente nell’uso dello smartphone e delle chat, che in epoca pandemia sono diventati vitali strumenti di comunicazione, ma anche educando le persone a vivere le relazioni affettive in un nuovo modo, più maturo e consapevole.

 

 

 

 

 

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