Nella foto: Dottor Paolo Santanchè- Specialista in Chirurgia Plastica

 

“C’è chi propone interventi alternativi a quelli più indicati e che inventa scorciatoie dettate dal business”. Così si sfoga il dottor Paolo Santanchè,  specialista in Chirurgia Plastica, tra i più famosi e rinomati. La voglia di un ritocco estetico è un fenomeno che fa leva sulla voglia di migliorarsi, di risolvere un problema psicologico o fisico e che rischia di inquinare una disciplina come la chirurgia estetica che, come tutte le altre branche della medicina, prevede indicazioni piuttosto precise per far fronte a un particolare problema.

 

 

Dottore, nella sua ultima Adnkronos lei parla “una sorta di disonestà intellettuale” che inquina la chirurgia estetica. Ci spieghi meglio.

Purtroppo non pochi hanno visto nella chirurgia estetica un commercio redditizio, dimenticando di essere medici. Il medico non deve essere un commerciante, un venditore di prestazioni richieste dal cliente. Il medico è colui che cura. Cosa si cura nell’estetica? Contrariamente a quello che si pensa generalmente, l’obbiettivo non è semplicemente la correzione di un difetto o un inestetismo, bensì la cura del disagio da questo provocato. Ne consegue che il chirurgo deve dedicare tutto il tempo necessario a capire le motivazioni del paziente e le sue aspettative, che talvolta possono essere non realistiche. Deve saper consigliare la via migliore da seguire, che talvolta può essere anche quella di non far nulla. Deve avere come obbiettivo la soddisfazione del paziente, che non sempre coincide con il suo personale interesse. Il chirurgo, meglio del paziente, sa cosa si potrà ottenere e deve aver compreso il paziente abbastanza bene da capire se ciò che si può ottenere lo soddisferà.

 

Lei ha scritto il libro ” Come difendersi dal chirurgo estetico”. In che modo un paziente può capire se il chirurgo a cui si rivolge è affidabile? Ci faccia degli esempi.

Quel libro l’ho scritto vent’anni fa… Adesso è ancora più difficile per il paziente districarsi nella giungla dei cialtroni. Ci sono comunque dei parametri che possono aiutare a evitare i peggiori. Prima di tutto, la chirurgia estetica è una branca della chirurgia plastica, per cui come prima cosa il medico a cui vi rivolgete deve essere aver conseguito la specializzazione. Sul sito della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici www.fnomceo.it c’è l’elenco di tutti i medici autorizzati a esercitare, con l’anno di laurea e delle eventuali specializzazioni: da qui si può verificare se sono specialisti e quanti anni d’esperienza hanno. Attenzione ai master in chirurgia estetica: sono titoli che non conferiscono nessuna reale preparazione; se ci fate caso nessuno specialista ha mai frequentato uno di questi master… Poi ci sono le due grandi società, la SICPRE e l’AICPE: se uno non è socio di nessuna delle due, può essere indice che non aveva le qualifiche per essere ammesso, e non è un buon segno. Evitate chi reclamizza la visita gratuita: oltre che dimostrare la sua scorrettezza, dato che è specificamente proibito da Codice Deontologico, è senz’altro uno che farà di tutto per vendervi qualunque prestazione. Ma non finisce qui. Una volta trovato il vostro specialista dovrete avere empatia con lui. Dovrete avere la certezza che ha capito il vostro problema e farvi capire perfettamente a cosa andate incontro, nel bene e nel male. Diffidate da chi vi opera dopo una sola visita e da chi non vi fa sottoscrivere il consenso informato nel corso delle visite pre-operatorie. Il giorno dell’intervento non avrete la testa per capire cosa c’è scritto e firmerete qualunque cosa.

 

Quali sono i rischi a cui si espone il paziente imboccando le “scorciatoie” che alcuni specialisti propongono per raggiungere un risultato estetico?

In chirurgia estetica le scorciatoie sono il modo più rapido per andare nel posto sbagliato. Come in tutti gli altri campi della medicina, alla base di tutto c’è una diagnosi corretta, a cui consegue la terapia indicata. Raramente esistono alternative corrette. Laddove esiste la possibilità di ottenere un buon risultato in modo più semplice, meno invasivo o più sicuro, automaticamente le altre alternative vengono meno. Le scorciatoie sono sempre rattoppi e i mini-interventi danno mini-risultati.

 

Ci sono anche specialisti seri che si piegano ai dettami di tecniche alla moda ma non collaudate? Magari per reggere il mercato?

La risposta è implicita. Se seguono la moda e il mercato, non sono seri.

 

Faccia un esempio di una tecnica in voga e fin troppo abusata, che non sempre è la strada giusta.

Ricordo quando erano venute di moda le protesi all’olio di soia… Ha hanno dovuto toglierle tutte perché l’olio soia diventava rancido! Non ci voleva un genio per prevederlo.

 

Cosa ne pensa dei tanto reclamizzati viaggi nei paesi esteri che offrono interventi a prezzi convenienti?

I rischi sono molteplici. I costi bassi non sono sempre determinati solo del minor costo della vita di quei paesi. Spesso gli standard di sicurezza (la sicurezza costa) sono più bassi, oppure il livello dei chirurghi è più basso. C’è per esempio una clinica dell’est che offre interventi eseguiti da chirurghi italiani: chirurghi italiani che vengono pagati poche centinaia di euro per eseguire gli interventi; ma quale chirurgo italiano è disposto a operare per così poco? O un disperato, o un giovane che deve farsi la mano sulla vostra pelle! Ricordate poi che nel costo dell’intervento incide non poco il tempo dedicato alle cure post-operatorie, indispensabili a pilotare la guarigione. Il problema dei bassi costi è però anche un problema italiano: i costi troppo bassi sono sempre strettamente collegati a bassa qualità e scarsa sicurezza anche da noi.

 

Il chirurgo estetico deve sapere dire di no al paziente anche a costo di perderlo?

Come ho già detto, l’obbiettivo del chirurgo non deve essere quello di riuscire a vendere una prestazione, ma quello di risolvere un problema: se il problema non può avere una soluzione soddisfacente, è doveroso rinunciare.

 

È vero che il 50% dei suoi interventi sono interventi di revisione? Ovvero interventi per risolvere danni che altri chirurghi hanno causato?

Purtroppo è una componente importante della casistica di tutti i chirurghi esperti. Dopo un insuccesso i pazienti stanno più attenti a chi rivolgersi.

 

Che importanza dà al lato psicologico del paziente?

Il lato psicologico non è solo importante, è fondamentale. Come ho già detto l’obbiettivo non è semplicemente correggere un difetto, bensì correggerlo in modo tale da risolvere il problema che il paziente attribuisce al difetto.

 

Al giorno d’oggi quali sono gli interventi più richiesti?

Praticamente tutti, anche se mastoplastica additiva, liposuzione, blefaroplastica sono in testa. Il lifting è in forte ascesa nella classifica generale.

 

A che età oggi sarebbe opportuno fare, per esempio, un lifting?

Il lifting andrebbe interpretato, più che un intervento di ringiovanimento, come un intervento di “non invecchiamento”. Si è visto che l’intervento precoce, prima che all’occhio del profano ce ne sia apparentemente bisogno, non solo ringiovanisce ad un’età in cui se ne gode maggiormente, ma rallenta significativamente l’invecchiamento. Perché invecchiare per poi dover ringiovanire, quando si può direttamente non invecchiare o invecchiare molto più lentamente?

 

Lei che è stato uno dei primi chirurghi estetici: come è cambiato l’approccio con il paziente da 40 anni a questa parte?

Una volta i quarantenni erano persone di mezz’età, oggi sono poco più che ragazzi. È cambiato completamente il modo di vivere e di percepirsi. Nessuno che si senta un ragazzo ha piacere di vedere allo specchio un’immagine che non corrisponde al modo in cui si sente.

 

Lei che dopo 40 anni è ancora sulla cresta dell’onda ed è ancora oggi tra i più seri ed apprezzati professionisti di chirurgia estetica, quale è il suo segreto?

Il segreto è essere un medico con passione, non fare il medico come un lavoro.

 

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