Al teatro Manzoni in scena… ‘Nerone’
Nerone: despota o vittima di pregiudizi?
Dal 2 fino al 19 ottobre è sotto i riflettori del Teatro Manzoni di Milano ‘Nerone – Duemila anni di calunnie’.
Nel suo nuovo spettacolo Edoardo Sylos Labini, l’anno scorso aveva portato in scena con successo ‘Gabriele d’Annunzio tra amori e battaglie’, ricostruisce, rifacendosi liberamente al saggio di Massimo Fini, una figura storica su cui si è abbattuto un ingiusto pregiudizio.
Edoardo Sylos Labini, autore, attore protagonista, produttore insieme a Luna Berlusconi, sua moglie, porta alla luce, dopo una ricerca storica e artistica per ristabilire una verità offuscata dagli avversari storici, un imperatore su cui c’è stata una ‘dannatio memoriae’, rivalutato dagli inglesi solo all’inizio del Novecento.
Sulla scena, ambientata 50 – 60 anni dopo la morte di Gesù Cristo, tra i marmi della Domus Aurea, Nerone, l’imperatore romano considerato l’Anticristo, tormentato dal fantasma della madre, rivive le presenze importanti della sua vita.
Si sentono in sottofondo le voci del popolo che lo calunnia: “Nerone ha bruciato Roma? Nerone ha ucciso la moglie? Nerone ha ucciso la madre? Nerone ha ucciso il fratello? Nerone è l’Anticristo? Nerone ama il popolo? Nerone è pazzo?”
“Nella realtà”, asserisce Edoardo Sylos Labini, “Nerone avrebbe fatto uccidere Agrippina a bastonate, mentre Poppea è morta di parto, ma secondo coloro che tesserono la ‘damnatio memoriae’, Nerone uccise il fratello Germanico, che invece fu avvelenato da Agrippina, e Poppea mentre era incinta di lui e furono i cristiani a bruciare Roma, ma in realtà essendo una città costruita in legno, gli incendi erano all’ordine del giorno.”
In quel periodo Roma era un luogo di perdizione e vennero alimentati quindi una serie di incendi purificatori.
Il Senato, avverso a Nerone, diffuse la notizia che avesse bruciato lui Roma, mentre egli era assente dalla città perché ad Anzio. Nerone di contro prese e torturò un gruppo di cristiani, che ammise la propria colpevolezza, ma non si ebbe mai la certezza perché sotto violenza. Tigellino catturò per rappresaglia cento cristiani e li fece uccidere: tra questi vi erano anche Pietro e Paolo. Dall’episodio iniziò la maledizione di Nerone e nacque il Cristianesimo: Nerone ordinò inoltre che Pietro e Paolo fossero crocifissi a testa in giù.
Passioni, intrighi, riflessioni profonde, dissapori, paure caratterizzano ogni istante della vicenda.
K. N.: Edoardo, parlaci un po’ del tuo Nerone… che personalità aveva?
E. S. L.: “Secondo Tacito e Svetonio, i due studiosi e biografi degli imperatori, che scrivono dopo cinquant’anni dalla morte di Nerone, furono i rappresentanti di quell’aristocrazia, che Nerone combatteva, a diffamarlo. Come anche la commedia evidenzia, era un populista che di notte si travestiva per andare nelle bettole a giocare e ubriacarsi. Anche Tacito, che insieme a Svetonio raccontò la vita dei Cesari, era figlio di quel mondo di potenti, e ci tramanda quindi un pessimo individuo.
La storia è solitamente scritta da chi la vince e Nerone fu descritto con connotazioni negative, come un pazzo, un folle, una caricatura… sicuramente non fu una personalità priva di aspetti riprovevoli, ma al tempo mancarono cronisti obbiettivi e cronache certe”.
La storia narra che Lucio Domizio Enobarbo Nerone Claudio Cesare Germanico fu figlio di Agrippina e di Gneo Domizio Enobarbo, esponente di quella che fu definita la ‘nobiltà plebea’. La madre, dopo la morte del marito, sposò in seconde nozze l’imperatore Claudio. Nel 54, dopo la morte di quest’ultimo, Nerone, appena diciassettenne, divenne imperatore e sposò Ottavia, sedicenne.
Dopo una prima fase di gestione filo-senatoria del potere, decise di accentrarlo nella persona dell’Imperatore, concedendo ai liberti molto spazio e finendo per inimicarsi il favore dell’aristocrazia e della madre, che morì in circostanze non chiare, perché intendeva governare interponendosi al figlio, plagiandolo e complottando per la sua sostituzione.
Ebbe come precettore Seneca che poi indusse al suicidio, per non aver influenze sulle sue decisioni politiche.
Amante del canto, delle arti e della poesia, riconobbe la valenza della cultura ellenica rispetto a quella romano-etrusca.
Fece continuare la rappresentazione dei giochi circensi e dei cruenti spettacoli dei gladiatori, tanto amati dallo zio Caligola, del quale ereditò anche atteggiamenti dispotici, che lo fecero osteggiare dai poteri forti dell’epoca: senato, aristocrazia culturale (Tacito e Svetonio non lesinarono aspre critiche e sarcasmo per delegittimare la figura verso i posteri) e aristocrazia militare che perseguitò conferendo al truce prefetto del pretorio Tigellino poteri di vita e di morte nei confronti dei suoi oppositori.
Fu accusato a ragione per aver portato al suicidio la prima moglie Ottavia e ingiustamente per l’omicidio della seconda, Poppea, morta probabilmente a causa di problemi di gravidanza. Sposò in terze nozze la depravata Messalina e gli furono attribuiti rapporti omosessuali.
Ingiustamente accusato del grande incendio di Roma, del 64, fu amato dalla plebe per la profusione di giochi e spettacoli circensi e per una politica monetaria incentrata sull’argento, piuttosto che sulla moneta aurea, favorendo le classi meno abbienti, che gli procurò un forte favore popolare. L’aristocrazia non accettò il crollo del sistema aureo, che vide come un processo di democratizzazione, e si accese una rivolta dei pretoriani ispirata dal Senato e dall’aristocrazia fondiaria. Nerone fu costretto al suicidio, nel 68, per non incorrere negli strali dei suoi oppositori.
La sua figura fu denigrata post mortem e consegnata alla storia mettendo in evidenza solo le peggiore vicende del suo periodo come imperatore, tacendo sugli avvenimenti e scelte politiche che connotarono questo protagonista della romanità.
La rappresentazione teatrale è stata di un imperatore che governò per il Popolo, che permise a tutti l’accesso al teatro, alla danza, alla musica. Con Nerone Roma divenne centro culturale ed economico senza eguali. Ma essendo al contempo anche un visionario, megalomane, narcisista, si inimicò le lobby economiche del tempo.
Poco fu compreso il suo travagliato animo che alla fine lo portò al suicidio.
L’intento di Edoardo Sylos Labini è di dimostrare se Nerone è stato davvero il despota crudele e pazzo o solamente una vittima di pregiudizi: lo si potrà valutare andando a vedere lo spettacolo.
Calendario della tournée:
17 Novembre Firenze Teatro della Pergola
20 novembre 2014 – Monza: Teatro Manzoni
21 – 22 novembre 2014 – Busto Arsizio: Teatro Sociale
dal 25 al 27 novembre 2014 – Pavia: Teatro Fraschini
28 novembre 2014 – Como: Teatro Sociale
29 novembre 2014 – Mantova: Teatro Ariston
30 novembre 2014 – Bardonecchia
dal 3 al 5 dicembre 2014 – Firenze: Teatro Goldoni
9 e 10 dicembre 2014 – Reggio Calabria: Teatro Cilea
11 dicembre 2014 – Catanzaro: Teatro Politeama
- Nerone e Poppea