A tavola… da Otello alla Concordia
A pochi passi da Piazza di Spagna, in Via della Croce 81, in un palazzo del ‘700, antica proprietà della nobile famiglia Ludovisi Boncompagni, si accede, tramite un ombreggiato cortile, alla storica trattoria romana ‘Otello alla Concordia’.
Aperta nel 1948 da Giuseppe Caporicci, detto Otello, e da sua moglie Nora Geronzi, nei locali di quella che sin dalle origini è stata una locanda, la trattoria nel centro di Roma, ha rappresentato e, tutt’ora rappresenta, un luogo familiare in cui trascorrere momenti conviviali, nel quale gustare i piatti tipici della cucina tradizionale romana, immersi in genuine atmosfere, accolti dai nipoti dei primi gestori: Cecilia, Giulia e Andrea, gli attuali responsabili.
Seduti ai confortevoli tavolini all’interno e all’esterno, sotto un pergolato di vite centenaria, lontani dal caos e della confusione della città, dal dopoguerra si sono incontrati, hanno discusso, si sono riuniti cineasti, attori, pittori, giovani registi e sceneggiatori, più o meno squattrinati, che all’inizio della loro carriera non potevano pagare il conto. Ragazzi con molte idee, ma pochi soldi in tasca, avevano credito nella trattoria della famiglia Caporicci: giovani registi e sceneggiatori come Scola, Monicelli, Fellini, Pasolini, Maselli, Pontecorvo, Antonioni, Visconti, Scarpelli, Benvenuti, De Bernardi, Solinas, De Sica, Risi, Age, Rossellini, Pirro, Zeffirelli e di attori tra i quali Gassman, Mastroianni, Mangano, Vitti, Sordi, Bosè.
La trattoria, punto di incontro del cinema italiano, divenne ben presto l’ufficio dei frequentatori, tanto che i produttori cinematografici chiamavano direttamente il telefono del ristorante per contattarli.
Divenuta famosa grazie al passaparola dei clienti, che vi hanno trascorso momenti tra conversazioni, discussioni ideologiche, buon cibo e partite a carte, ‘Otello alla Concordia’ ha visto nascere film e canzoni, come ‘Resta cu’mme’, che Modugno ha dedicato al suo perduto amore, o ‘La cena’ di Scola in cui sono ravvisabili avventure e dialoghi del personale e degli habitué. All’interno le pareti sono gremite di quadri di pittori oggi famosi che, all’epoca, sconosciuti, barattavano per pareggiare i loro conti.
Per ricordare il passato e festeggiare il centenario della nascita del fondatore è stato realizzato il film – documentario ‘Il segreto di Otello’, di Francesco Ranieri Martinotti, prodotto da Andrea Sisti, nipote di Otello, della Andrea Sisti Productions: la sceneggiatura è di Silvia Scola, mentre il montaggio di Paolo Maselli.
‘Il segreto di Otello’, presentato in anteprima mondiale alla 65a edizione della Berlinale, il 12 febbraio 2015, nella sezione Culinary Cinema, rappresenta il lavoro con il quale Andrea Sisti esordisce come produttore cinematografico.
Il documentario ha ripreso le atmosfere tipiche della trattoria, ripercorrendo la sua storia dalle origini, anche grazie alle preziose testimonianze di registi, autori e interpreti, come quelle di Robert De Niro, con il quale inizia il documentario, Donovan, Ettore Scola, Ennio Fantastichini, che si uniscono ai filmati inediti di Mario Monicelli, Armando Trovajoli e di altri ancora.
Ricorda Citto Maselli: “C’era una signorina seduta al tavolo accanto e io dissi: ma come pensa di fare il cinema quella là? – Sbagliai completamente, era Sofia Loren”.
‘Otello alla Concordia’, rappresenta un luogo “che sembra immateriale, pur essendo un luogo dove si mangia”, per usare una efficace definizione di Salvatore Maina.
Tra i tavoli di Otello ho incontrato Andrea Sisti:
K. N. : Andrea, come mai hai realizzato il documentario ‘Il segreto di Otello’?
A. S. : L’ho realizzato perché ho pensato fosse doveroso nei confronti della cultura italiana: Otello è stato il luogo nel dopoguerra dove è cresciuto tutto il cinema italiano, dove si è celebrato il Neorealismo e la commedia all’italiana. L’ho realizzato per la memoria, per lasciare un segno di un luogo così importante per il cinema, ma soprattutto per un gesto d’amore nei confronti dei miei nonni, Nora e Otello, che hanno investito tutta una vita all’interno di questo locale ed hanno vissuto tantissime storie straordinarie. Ed è proprio per il forte sentimento nei confronti di mio nonno che ho chiamato Otello mio figlio…
K. N. : Chi veniva da Otello?
A. S. : Son venuti tutti quanti: Fellini, Pasolini, Scola, Germi, Antonioni, Visconti, Rossellini, De Sica. Tutti i più grandi registi del Neorealismo e della commedia all’italiana, soprattutto Monicelli, che vi veniva a piedi dalla casa di Via dei Serpenti, nel Rione Monti, è stato un grande amico di Otello. Hanno scritto molte delle loro storie e delle loro sceneggiature tra i tavoli di Otello: mi sembrava, quindi, importante raccontare la storia di questo luogo del cinema italiano.
K. N. : Hai qualche nuovo cliente?
A. S. : Sì, Springsteen, me lo ha presentato Robert De Niro. Quando è venuto a Roma ho aperto il locale solo per lui. Si è presentato dopo il concerto alle due di notte ed ha cominciato a suonare.