L’evento del 23 febbraio sigilla il mio rapporto ventennale con la Russia, con partner russi che sono anche amici. Per questo la collezione nasce da un film russo che si intitola “Oci ciornie”, occhi neri, interpretato da Marcello Mastroianni che si innamora di una ragazza russa”. Antonio Marras, dopo aver presentato a Mosca la collezione in un set che riproduceva una dacia russa abbandonata, arriva a Milano con un happening, al centro del suo spazio al Circolo Marras di Milano, dove prende vita une trance de vie di una storia senza tempo.  “Ho pensato di portare a Milano, un altro tipo di messaggio che non fosse una sfilata, ma una performance che raccoglie personaggi che ho scelto grazie ad Instagram che seguo personalmente. Una sorta di unione  tra il mondo italiano e quello russo, tra Milano e Mosca, in questo momento così particolare, dove credo che la moda  possa parlare un linguaggio di pace, di amore e anche di sogno”. E come sempre Antonio Marras non delude realizzando un vero e proprio progetto poetico ispirandosi ad un film tratto dai racconti di Anton Cechov che diventa protagonista della performance, perché: “La vita è teatro, ma non sono ammesse le prove”.  Sullo stage accade l’inaspettato: gli ospiti sfilano, girano, stanno in piedi, mentre i performer, gli attori, le modelle sono seduti o si muovono con gesti che grazie al coreografo Marco Angelilli disorientano, raccontano, catturano. Ci sono l’attrice Sandra Toffolati, attualmente in scena al Piccolo con “M: il figlio del secolo” che interpreta Olga, la moglie attrice di Cechov, e poi Riccardo Bocci che con Ferdinando Bruni, il prossimo 15 marzo debutta all’Elfo Puccini con “Edipo Re” e i costumi proprio di Antonio Marras. E poi i performer Francesco Napoli, Edoardo Mozzanega, Francesco Marilungo,  Barbara Novati, Greta Cisternino e Isabella Meregalli da sempre accanto a Antonio. Nel frattempo il performer Christian Cucco cambia abiti su abiti. I generi non contano, le destinazioni d’uso non esistono, le arti si intersecano: niente è più come prima. L’artista Lucia Pescador da sempre attratta dalla cultura sovietica, espone le sue opere su due enormi lavagne. I capi vengono appesi e per la prima volta possono essere toccati. I look uomo e donna sono interscambiabili. A far capolino alcuni pezzi unici rivisitati: kilt, maglie giacche e tailleur dal taglio sartoriale impeccabile. Le giacche da uomo in tweede Prince de Galles arrichite da ricami e intarsi di tessuti e poi i cappotti riassemblati con inserti di materiali recuperati.  Le maglie acquistano nuova vita grazie a jacquard geometrici. Gli effetti patchwork si palesano su giacche rigorose. Tutto rivive e si trasforma anche attraverso colori come il panna, ecrù, bianco latte, cipria e mauve, e poi ancora grigio perla e grigio antracite, il cammello, il bianco e il nero. Ma le maglie sono anche giallo acido, fuxia e turchese, tessuti maschili e sete a fiori grandi, paillettes e pizzi applicati. Tessuti in maglia a spina di pesce e jersey. Il tartan e il camouflage. Damaschi e gessati maschili e velluti effetto pelliccia. Le linee sono sciolte e rigorose oppure arruffate e arzigogolate. Camicie bianche interrotte, grembiuli scomposti, abiti increspati, giacche smoking. Il caos ha un suo ordine interiore e come dice il titolo di un libro: “I russi sono matti, ma i sardi non sono da meno”.

Antonio Marras

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