Crescono le spese militari ma non facciamoci attrarre.
Da quando è scoppiato il conflitto in Ucraina qualcuno ha subito fiutato l’occasione per speculare su quanto accaduto, ma occhio a ponderare bene gli investimenti.
Facendo una semplice interrogazione sulle watchlist di RendimentoFondi notiamo come le azioni legate agli armamenti siano tutte fortemente in utile.
Riportiamo le maggiori azioni legate agli armamenti a titolo di esempio.
Bae Systems GB0002634946 ha guadagnato il 28% in tre settimane e ha un utile dall’ultimo segnale Trendycator del +35%.
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Lockheed Martin Corporation US5398301094 è in utile del +12% dal Buy di Trendycator.
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Northrop Grumman Corporation US6668071029 ha guadagnato il +20% in due settimane.
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Leonardo Group IT0003856405 ha guadagnato il +38% in due sole settimane.
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Thales FR0000121329 ha guadagnato il +31%.
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Raytheon Technologies Corp US75513E1010 ha un long di Trendycator da oltre un anno a +38% di utile.
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Solo per citare alcune delle maggiori aziende operanti nel settore.
Tutte hanno in comune la fonte di reddito legata agli armamenti.
La guerra in Ucraina sta avendo come diretta conseguenza quella di far aumentare la spesa militare globale soprattutto in Europa dove la spesa militare è al minimo da decenni.
I produttori di armi potrebbero dunque beneficiarne nel medio periodo.
Investire adesso nelle azioni legate alla guerra può essere troppo tardi?
Sicuramente in Europa è partita una forte spinta al riarmo ma è altresì vero che azioni come quelle viste sopra ormai hanno già fatto segnare rialzi incredibili in poche settimane; entrare in posizione oggi potrebbe essere tardivo in quanto un eventuale rallentamento dell’economia nella zona euro potrebbe inficiare anche su queste aziende.
Anche i Paesi della zona euro di fronte a un ritorno della recessione potrebbero decidere di posticipare tale investimento.
Inoltre, non possiamo non notare come, ad esempio, l’indice MSCI Aerospace and Defense negli ultimi tre anni abbia avuto un ritorno dell’8,3%.
Ben poca cosa se paragonato alla percentuale di performance raggiunta ad esempio dall’indice MSCI World che ha visto una crescita nello stesso periodo del 49,3%.
Per cui sorge la domanda: vale davvero la pena speculare su un triste avvenimento?
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