Se pensi che lo Sharpe sia l’unico modo per costruire una classifica dei migliori fondi allora vieni alla scoperta di un metodo alternativo e decisamente più moderno di interpretare i mercati.

Certo nel 1966 all’epoca di William F. Sharpe non si poteva proprio fare di meglio ma oggi perché rimanere ancorati ad una formula matematica vecchia di 60 anni?

Per avere un elenco dei più importanti indicatori di performance dei fondi comuni di investimento puoi leggere questo articolo.

 

Perché lo Sharpe non è un metro di giudizio universale?

 

Sappiamo che se noi creiamo una classifica di fondi e li ordiniamo per valore di Sharpe dal maggiore al minore troviamo i fondi migliori.

Estrazione di fondi comuni azionari ordinata per Sharpe. Elaborazione RendimentoFondi

Al contrario di quanto ci si aspettasse di vedere però, un buon valore di Sharpe non si ripercuote linearmente sulla volatilità.

Quindi l’indice sicuramente di elenca i fondi comuni che guadagnano con costanza ma non tiene conto del come si forma una determinata performance; ovvero, della volatilità che il fondo esprime nel corso della sua storia.

Il motivo è semplice, perché gli indicatori di performance, tendono a trascurare o sottostimare l’andamento grafico del fondo.

Come detto all’inizio nel 1966 non era certo possibile introdurre questo aspetto oggi per noi peculiare nell’analisi di un asset finanziario.

Abbiamo visto come l’indice di Sharpe da solo non è un parametro di giudizio univoco e l’investitore che volesse investire usando questo tipo di indicatori dovrebbe essere in grado di operare un confronto incrociato su più parametri.

 

La classifica dei fondi in pochi click

 

Oggi molto più di un tempo, l’analisi grafica di un fondo è in grado di darci informazioni un tempo precluse agli analisti finanziari.

Dall’andamento grafico è possibile analizzare non solamente la performance secca, esempio +50% in un anno, ma anche come si è giunti a quel risultato; ovvero, il percorso che il fondo ha compiuto per giungere a quel risultato finale.

Va da se che un 50% con il 40% di volatilità è psicologicamente difficile da sopportare per il piccolo risparmiatore.

Per questo motivo è stato sviluppato il modello di analisi avanzata ETI (Expected Trend Indicator) il quale basa il suo funzionamento su un aspetto di tipo grafico e matematico in grado di individuare i fondi che assicurano un rendimento corretto per il rischio costantemente vantaggioso.

 

Confronto Sharpe vs ETI

 

Vediamo ad esempio il grafico del secondo fondo mostrato nella tabella precedente.

Grafico IE0008003968. Fonte RendimentoFondi

 

Come si evince dall’analisi grafica il fondo ha funzionato sì molto bene negli ultimi tre anni ma in precedenza aveva espresso una maggior volatilità non inglobata nel computo dello Sharpe.

Vediamo, adesso un esempio di un fondo con un elevato valore di ETI:

Grafico IE00B3LJVG97. Fonte RendimentoFondi.it

 

Qual’è la maggior differenza fra i due fondi?

Ad essere diversa non è tanto la performance degli ultimissimi anni, quella è ottima per entrambi ma la vera differenza la si fa nel passato.

Il motivo?

E’ semplice, abbiamo detto che il motivo è insito nella formula di ETI; se infatti riusciamo a individuare un gestore che lavora sul contenimento della volatilità è logico aspettarsi che il suo stile di gestione sia identico anche prima, durante e si mantenga inalterato anche dopo il periodo di analisi.

Se al contrario, si va unicamente alla ricerca della performance in termini strettamente numerici si rischia, prima o poi, di dover fronteggiare un repentino innalzamento della volatilità, perché a monte noi non siamo andati alla ricerca di un gestore che lavora sul contenimento del rischio.

 

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