Nel precedente articolo, consultabile qui, abbiamo alzato il velo sulle difficoltà iniziali che abbiamo affrontato quando abbiamo iniziato il percorso di studio delle obbligazioni.

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Difficoltà che poi, nel corso degli anni successivi, abbiamo scoperto essere identiche a quelle di tutti gli studenti di materie economiche e finanziarie.   È bastato parlare con gli studenti che seguivano le nostre conferenze, ai quali abbiamo aperto gli occhi su molte criticità della didattica accademica, per capire che anche loro si stavano trovando nella nostra stessa situazione di qualche anno prima.   Più avanti nell’articolo capiremo meglio perché questo è il momento ideale per apprendere le competenze per lavorare con le obbligazioni come i professionisti e perché chi decide di iniziare adesso avrà un notevole vantaggio competitivo rispetto alla media dei risparmiatori.   Ma procediamo con ordine.   A nostre spese abbiamo imparato che il percorso migliore che può traghettare un investitore dalle azioni alle obbligazioni è quello che riesce a forzare e superare le aridità della matematica finanziaria. E per fare questo, abbiamo imparato che non serve avere una Laurea in Economia o una sfilza di Master in Finanza.   Anzi a volte può essere un ostacolo.   Ma non fraintendiamoci: non stiamo dicendo che la matematica finanziaria non serva o che lo studio delle discipline economiche e finanziarie siano inutili.   Al contrario, stiamo affermando che i percorsi accademici sono ancora oggi caratterizzati da inutili e prolisse esasperazioni teoriche, prive di ogni legame con la vera pratica dei mercati.   Stiamo affermando, dopo aver toccato con mano, di aver capito che i modelli teorici possono e devono essere resi aderenti alla vera operatività, andando al cuore di ciò che serve davvero.   Senza contare, poi, che molti dei modelli di valutazione che vengono ancora oggi proposti (e peggio ancora utilizzati anche da addetti ai lavori) sono ormai superati o in alcuni casi concettualmente errati rispetto al reale mondo degli investimenti con le obbligazioni.   Il modello che rappresenta lo stato dell’arte (e che noi abbiamo imparato a costruire ed utilizzare quasi quindici anni fa) è senza dubbio la valutazione delle obbligazioni in Asset Swap Spread (ASW), unica vera e valida metodologia per lavorare sul mercato del reddito fisso con competenza e risultati.   Però sono ancora in molti ad utilizzare l’inutile modello G-Spread (basato sulla curva dei rendimenti dei titoli governativi). In pochissimi hanno fatto un piccolo passo in avanti approdando al modello I-Spread (basato sulla curva dei tassi quotati sul mercato).   Quasi nessuno ha le competenze per costruire e lavorare con il modello ASW.   Valutare le obbligazioni con un modello piuttosto che un altro equivale ad andare per mare con una rotta tracciata su una carta nautica con le squadrette oppure con un GPS cartografico. Può non essere determinante quando le grandezze in gioco possono sopportare senza conseguenze una tolleranza nell’ordine delle decine di metri.   Ben diverso quando si tratta di grandezze nell’ordine di punti percentuali. Una differenza che si farà sentire pesantemente sul rapporto rischio/rendimento del portafoglio obbligazionario. Oltre che naturalmente sul risultato finale in termini assoluti.   E abbiamo sperimentato di persona, nei tanti anni spesi come investitori sui mercati obbligazionari, che c’è una bella differenza nel far parte di una nicchia che sa maneggiare le obbligazioni come i professionisti delle sale mercati oppure scegliere ancora le obbligazioni scorrendo le tabelle dei giornali o dei siti finanziari.   Una differenza che rappresenta un’opportunità pazzesca per chi decide oggi di iniziare ad investire sui mercati obbligazionari. Con i giusti modelli e le corrette strategie oggi è possibile costruire e amministrare un portafoglio obbligazionario come non era più possibile da moltissimi anni a questa parte.   Con la fine dei Quantitative Easing e delle politiche dei tassi sottozero, tra non molto tempo i mercati obbligazionari inizieranno a presentare le migliori occasioni di investimento. Vediamo come e perché questo sia possibile.   Intanto, se non l’avessimo vissuto, stenteremo a credere che sulle obbligazioni si possano ottenere rendimenti negativi. Eppure, è successo e l’anomalia è durata anche a lungo. Negli anni dei Quantitative Easing forsennati, cioè con le politiche monetarie non convenzionali ed ultra-espansive delle Banche Centrali, siamo arrivati al paradosso di pagare il nostro debitore anziché ricevere da lui degli interessi.   Di fatto, c’erano investitori che erano disposti a perdere soldi pur di essere investiti su titoli governativi di Germania o Francia, solo per citare un paio di casi.   Per capire la portata di questa aberrazione basti pensare che persino i nostri Bot annuali sono stati collocati con un rendimento negativo pari al -0,105% nell’asta di aprile 2022. E nell’asta precedente, riferita al mese di marzo il rendimento era addirittura crollato a -0,436%.   Oggi un Bot con scadenza annuale ha un rendimento netto vicino al 3%.   È normale che, stanti quelle condizioni, moltissimi investitori abbiamo via via abbandonato i mercati obbligazionari, passando dal disinteresse alla disaffezione. Tanto da dimenticarsi l’importanza di questo asset per i propri investimenti.   Poi, vi sono altri motivi: in molti ritengono le azioni preferibili alle obbligazioni, sia in termini di potenziali guadagni sia in termini di valutazione, che sia con l’analisi tecnica o con l’analisi fondamentale.   Di questo (e di come tale percezione sia totalmente errata) parleremo nel prossimo articolo, nella quale impareremo che ogni aspetto delle obbligazioni è calcolabile con certezza in ogni momento di mercato a differenza delle azioni.   Un altro motivo per cui in moltissimi non stanno prestando attenzione a ciò che sta accadendo sui mercati obbligazionari è la convinzione che i rendimenti siano ancora bassi, per cui non vale la pena dedicare tempo alle obbligazioni.   Tuttavia, gli investitori abili e preparati sono già tornati ad investire sui mercati obbligazionari e hanno già iniziato ad attrezzarsi per cogliere appieno quella che sarà la resurrezione delle obbligazioni.   Non considerare questo fatto e non rendersi conto che in molti casi i rendimenti dei titoli obbligazionari sono tornati interessanti è il modo migliore per arrivare in ritardo alla ripartenza del mercato.   Sì, perché a tutti gli effetti stiamo per entrare nella fase del ciclo economico e finanziario favorevole alle obbligazioni e questo è il momento migliore per imparare a lavorare sui mercati obbligazionari. Infatti, le politiche monetarie ultra-espansive con tassi a zero sono ormai un ricordo.   Con il nuovo ciclo di tassi al rialzo, necessario per combattere l’elevata inflazione e in fase già avanzata, si stanno creando le premesse che preludono all’inizio del nuovo ciclo favorevole alle obbligazioni. Capirlo ora e attrezzarsi per essere pronti quando accadrà significa mettersi nelle condizioni di cogliere un movimento al rialzo sulle obbligazioni come non si vedeva da tempo. Dopo sarà tardi.   Come possiamo esserne sicuri?   Semplicemente perché l’economia e la finanza, da sempre, si muovono in cicli. Cicli composti da fasi espansive e fasi recessive. Nelle fasi espansive, per opera delle politiche monetarie delle Banche Centrali, i tassi si abbassano, mentre nelle fasi recessive i tassi si alzano.   Nelle fasi espansive il taglio dei tassi stimola l’economia e sia le azioni sia le obbligazioni vanno al rialzo, seppur con uno sfasamento temporale. E per quanto possa sembrare strano, le obbligazioni partono prima delle azioni. Nelle fasi recessive l’aumento dei tassi contrae l’economia e sia le azioni sia le obbligazioni vanno al ribasso.   E dove ci troviamo oggi?   Ci troviamo nel pieno della tempesta: i tassi si stanno alzando e si alzeranno ancora, finché l’inflazione non sarà domata, e la contrazione economica è sotto gli occhi di tutti. Ma quando questa fase sarà conclusa il ciclo ripartirà con una nuova fase di crescita.   Gli stimoli, come sempre, arriveranno dalle Banche Centrali che inizieranno dapprima a fermare il rialzo dei tassi e poi ad abbassarli. E le obbligazioni andranno a nozze. Problema: non possiamo sapere tra quanto tempo questo succederà.   Ma succederà (e crediamo che non manchi molto). E i tempi sono indiscutibilmente maturi per prendere o riprendere in mano gli investimenti obbligazionari. Con le competenze giuste e con i modelli di valutazione giusti.   E tutto questo perché con le obbligazioni non ci possono essere margini di dubbio sull’eventuale convenienza o meno di un titolo rispetto ad un altro. E nel prossimo articolo vedremo come questo sia possibile.   Infine, sono ancora aperte le iscrizioni al Workshop live con classe operativa del 06.04.2023 alle 18:00, durante il quale scenderemo ancora più in profondità e durante il quale sarà possibile confrontarsi direttamente con noi su molti aspetti dell’investimento su obbligazioni.  

Per partecipare è sufficiente iscriversi al link qui sotto.

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