La discesa libera di Obama
Obama doveva cambiare l’America. Lo ha fatto, ma in peggio; almeno secondo l’opinione degli americani.
Negli Usa i sondaggi sull’operato del primo presidente nero della storia americana, si susseguono a ritmo incalzante. L’avvicinarsi delle elezioni di midterm aumentano l’interesse dell’opinione pubblica e il giudizio, ma i numeri, per Obama, sono imbarazzanti.
Qualche tempo fa pubblicammo il sondaggio dell’Università di Quinnipiac in cui risultava che, per i suoi connazionali, Obama era il “peggior presidente dal dopoguerra ad oggi”; persino dopo Nixon e Bush. Lo stesso sondaggio decretava Ronald Reagan il migliore davanti a Kennedy e a Eisenhower.
L’immagine interna di Obama continua a crollare quotidianamente su ogni aspetto della vita politica e della fiducia personale. Un sondaggio commissionato dalla Abc rivela che per oltre la metà degli americani (52%), la presidenza Obama è stata “fallimentare”.
La politica estera è l’ambito in cui il Presidente esce maggiormente penalizzato: il 56% disapprova il suo operato in un paese in cui il 91% dei cittadini ritiene l’Isis e il califfato pericoli per gli interessi vitali della nazione. Ma anche sui temi interni, Obama non se la passa meglio. Lo stesso sondaggio dice che solo il 30% approva la sua riforma dell’immigrazione.
Ma soprattutto Obama viene acusato dal 55% degli americani di essere stato un presidente che ha diviso il paese invece di unirlo; una valutazione peggiore di quella di Bush al secondo mandato.
Nell’America di Obama, la fine della speranza si unisce inevitabilmente alla crescita della paura per la propria sicurezza e per il proprio futuro. In un sondaggio commissionato da Wall Street Journal e Nbc, il 47% degli americani afferma che il paese è meno sicuro rispetto addirittura all’11 settembre; è il giudizio peggiore dal 2002. L’America di Bush era arrabbiata, delusa, stanca ma si sentiva protetta nei suoi confini; quella di Obama, no.
In questa discesa libera, impressiona la velocità del cambiamento di opinione degli americani verso il loro presidente; segno di quanto i media e i centri di potere (dall’esaltazione immaginifica, al premio Nobel per la pace) avevano condizionato il pre-giudizio. In un sondaggio di Fox News il 56% degli americani disapprova l’operato complessivo dell’amministrazione Obama; nel 2004 lo approvava il 65%; ed ora il 61% pensa che gli Usa siano una nazione meno rispettata nel mondo rispetto a sei anni fa. Un ribaltamento che stravolge il ruolo di colui che fu salutato da intellettuali e mainstream come l’uomo che avrebbe cambiato il corso della storia.
Nella sua discesa libera, Obama non trascina solo se stesso, la sua amministrazione e forse il suo partito, ma anche l’intera politica americana.
Un sondaggio Gallup del 15 settembre dimostra che la fiducia degli americani nel potere legislativo (parlamento) e in quello esecutivo (governo) è ai minimi storici: 43%, appena tre punti sopra il valore del 1975, quando la fiducia nella politica e nella democraiza crollò sotto i colpi dello scandalo Watergate e delle dimissioni di Richard Nixon.
Un avvertimento anche per l’Europa: senza veri leader, forti e credibili, la politica muore e la democrazia si esaurisce a vantaggio dei poteri tecnocratici che vogliono sostituirsi ad essa.