La “presa in giro” delle banche
L’amico imprenditore del nord-est è persona seria. Si muove da oltre 30 anni nel settore dell’agroalimentare; ha aziende affermate sul mercato italiano ed estero, capacità manageriali di altissimo livello e fatturati che testimoniano la vitalità delle sue imprese. È uno di quegli imprenditori italiani che produce ricchezza per sé e per il paese.
Ieri mi ha chiamato sconvolto: “Oggi mi è successa una cosa assurda”.
“Cosa?”
“La mia banca ha chiamato e mi ha chiesto se potevo fare loro il favore di prendermi un fido di 500 mila euro a tassi stracciati; meno dell’1%”.
“Beh, mi sembra ottimo; forse qualcosa si sta muovendo”.
“No, non hai capito. Io di quei soldi non ne ho bisogno ma loro hanno insistito perché li prendessi. L’hanno posto come un favore personale che farei a loro”.
“Scusa ma non capisco, come un favore?”.
“Si. Io sono rimasto esterrefatto. Non mi era mai capitato che una banca mi chiedesse di prendere dei soldi; in genere sei tu che li chiedi a loro”.
“Continuo a non capire”.
“Anche io non capivo -risponde lui- e allora mi hanno spiegato: con le nuove regole, loro sono obbligati a dimostrare alla Bce che fanno credito alle imprese. Altrimenti sono costretti a pagare una sorta di penale da quello che ho capito. Ma siccome non vogliono correre rischi, l’ordine è di dare soldi solo a clienti di cui hanno la certezza di solvibilità. Sai cosa vuol dire questo? Che alle piccole e media imprese, alle aziende in difficoltà non andrà nulla. Loro daranno soldi solo a quelli come me, a quelli che sanno che possono pagare”.
Riattacco e rimango a pensare. Il meccanismo è chiaro. Nel 2011-2012 la Bce immise nel mercato circa mille miliardi di euro a un tasso dell’1% attraverso il sistema bancario; l’operazione si chiamava LTRO acronimo inglese che significa “Piano di rifinanziamento a lungo termine”. L’obiettivo era rilanciare l’economia reale attraverso uno slancio del credito; ma di quei soldi, all’economia reale non andò nulla. Le banche italiane si tennero quasi tutto in cassa, reinvestendo in titoli di Stato e obbligazioni. Imprese e cittadini rimasero a secco e questo generò un’ulteriore spinta recessiva nei consumi e nella produzione.
Ora, per superare il problema, Mario Draghi ha aggiunto un “T” (targeted) e l’operazione LTRO è diventata TLTRO, vale a dire “Piano di rifinanziamento a lungo termina mirato”. Con quella “T” la Bce prova a vincolare il denaro alle banche, alla concessione di crediti alle famiglie e alle imprese. Se non lo fai sei costretto a restituire i soldi alla Bce.
Il 18 settembre scorso, con la prima tranche concessa dalla BCE, le banche europee si sono aggiudicate 83 miliardi di euro (23 quelle italiane), ad un tasso dello 0,15%. Per la seconda tranche si prevedono 160 miliardi. In tutto 250 miliardi di euro saranno “teoricamente” immessi nel mercato. Un quarto di quelli del 2011. Il primo problema è questo: nel momento in cui le banche hanno saputo che quei soldi stavolta non possono tenerseli, hanno deciso di non richiederli per non correre i rischi di una politica del credito in una fase recessiva (con aumento delle possibilità d’insolvenza dei debitori).
Il secondo problema, come abbiamo visto, è che non c’è un criterio di selezione del credito ed è possibile che le banche, per tutelarsi dai prossimi stress test, diano i soldi solo a chi ha certezza di restituirli lasciando piccole aziende, imprese familiari, famiglie a basso reddito (insomma il vero tessuto produttivo e sociale italiano più in difficoltà) alla canna del gas.
Chi dovrebbe vigilare sulla regolarità dei comportamenti degli istituti di credito? La Banca d’Italia. E chi sono gli azionisti della Banca d’Italia? Le banche private. Quindi i banchieri vigilano su se stessi. Inutile continuare a parlarne.
Piuttosto ciò che emerge è che le banche continuano a comportarsi come se il denaro fosse di loro proprietà; ma non è così. Il denaro, semmai, è di proprietà del mercato (cittadini, famiglie, imprese), di cui le banche sono solo una parte. Per questo occorre un cambiamento radicale. Occorre che La Bce immetta liquidità senza passare per l’intermediazione del sistema bancario (almeno in questa fase di deflazione). I soldi della Bce vanno dati direttamente alle famiglie e alle imprese: saranno loro a decidere cosa farci aumentando i consumi e la produzione o abbassando le proprie esposizioni debitorie o investendoli; è quello che chiedono sempre più economisti; ed è quello che insegnava Milton Friedman con l’immagine del “denaro lanciato dall’elicottero”.
Altrimenti, come ha detto il mio amico imprenditore: “È tutta una presa in giro”.
Su Twitter: @GiampaoloRossi
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