Gli amici italiani di Putin… e quelli di Obama
I “FIANCHEGGIATORI” DI PUTIN
Qualche giorno fa sul Corriere della Sera, Angelo Panebianco ha scritto un editoriale duro e incisivo contro “gli amici italiani di Putin” di fatto fiancheggiatori di un “regime brutalmente disvelato dall’omicidio del dissidente Nemtsov”; un regime chiaramente neo-imperialista all’esterno e autoritario all’interno.
L’assassinio di un oppositore di Putin ha aperto la diga ai commenti isterici di molti analisti europei. Ovviamente è da complottisti osservare che Nemtsov, figura ormai marginale della variegata dissidenza anti-Putin, sia stato ucciso in mezzo alla strada, nel centro di Mosca, un giorno prima di una manifestazione delle opposizioni; mancava solo che i killer chiamassero le telecamere della Cnn e il delitto perfetto per i media occidentali era servito.
Per molti intellettuali, Putin è un po’ come il maggiordomo nei romanzi gialli: l’assassino a prescindere.
Panebianco invita “i simpatizzanti italiani di Putin a farsi qualche domanda” sulla natura del regime russo. L’annessione della Crimea e “il trasferimento della guerra in Ucraina” sarebbero le prove di un regime che punta “all’espansionismo territoriale e al condizionamento dell’Europa”.
L’ossessione anti-Putin diffusa sui media allineati, impedisce di far nascer il sospetto che l’Occidente abbia lavorato per trascinare la Russia in una scelta drammatica nel momento in cui gli Usa hanno deciso di destabilizzare l’Ucraina ed effettuare un “regime change morbido” in un paese da sempre vitale per la sicurezza stessa di Mosca.
In attesa che gli amici italiani di Putin seguano il consiglio di Panebianco e si facciano le loro domande, noi facciamo qualche domanda agli amici italiani di Obama e magari anche un po’ di Soros (visto che ormai il vero stratega della politica estera occidentale è lui, come si legge qui); domande che aiuteranno forse a capire chi in Ucraina sta veramente giocando col fuoco.
CHI È VICTORIA NULAND?
Victoria Nuland è la diplomatica dell’amministrazione Obama responsabile della politica Euroasiatica americana e del “dossier Ucraina”.
Nel 2013, nei giorni in cui iniziava a montare la rivolta a Kiev, la signora spiegava alla convention della U.S. Ukraine Foundation, che gli Usa avevano investito oltre 5 miliardi di dollari per portare l’Ucraina nell’orbita occidentale.
La stessa signora nei giorni della rivolta di piazza Maidan si aggirava tra i dimostranti, che stavano combattendo un governo fino a prova contraria legittimo democraticamente, facendosi riprendere dalle tv di tutto il mondo mentre portava loro viveri dentro buste di plastica (giusto per far capire chi stava dietro quella “rivolta spontanea di popolo”).
Se quello di Putin è imperialismo quello dell’America di Obama, ovviamente è solo solidarismo.
D’altronde, quanto gli Stati Uniti abbiano fatto per scongiurare lo scoppio della guerra in Ucraina voluto dal neo-imperialista Putin, è dimostrato dalla famosa telefonata (resa pubblica abilmente dai servizi russi) in cui la Nuland stessa esclamava al suo ambasciatore a Kiev, “l’Europa si fotta!”, liquidando così i tentativi di mediazione della Merkel e dell’Ue per scongiurare lo scoppio delle ostilità.
CHI È HUNTER BIDEN?
Hunter Biden, è un brillante avvocato d’affari, figlio del vicepresidente americano Joe Biden. Poche settimane dopo che il papà si è recato in visita ufficiale a Kiev per “rassicurare il fragile governo ucraino” e selezionare di persona il futuro nuovo Presidente Poroshenko tra i diversi candidati, il giovane rampollo si è trovato inspiegabilmente catapultato nel Consiglio di amministrazione di Burisma, il colosso energetico ucraino con il compito di gestire relazioni internazionali e accordi finanziari per il gas e il petrolio ucraino. In realtà (come abbiamo raccontato in questo articolo) sono molti i funzionari dell’amministrazione Obama reclutati come esperti e amministratori in Burisma e in molte altre società ucraine dopo che L’Ucraina è stata “liberata” dalla condizionante ingerenza di Putin.
CHI SONO I NUOVI MINISTRI DEL GOVERNO UCRAINO?
Nel febbraio scorso il nuovo presidente ucraino Prooshenko ha nominato tre nuovi ministri: tutti cittadini stranieri a cui ha dovuto concedere in fretta e furia la cittadinanza ucraina il giorno prima della nomina. Al ministero dell’Economia è salita una ex dipendente del Dipartimento di Stato Usa; alla Sanità un ex ministro del governo georgiano e alle Finanze un banchiere lituano gestore di un fondo d’investimento che opera nei mercati ex-sovietici.
Come consulente per le relazioni internazionali con delega agli armamenti, Poroshenko ha scelto l’ex presidente georgiano (residente in Usa) Mikheil Saakasvili.
Forse gli amici italiani di Obama dovrebbero farsi qualche domanda su chi realmente sta invadendo l’Ucraina.
UNA VERITÀ SINUOSA
A queste domande se ne potrebbero aggiungere una miriade di altre che metterebbero a dura prova le certezze di coloro che vogliono “chiudere i buchi della rete divisoria che ci separa” dalla Russia.
La verità, come al solito, si muove sinuosa tra le ipocrisie e i non detti. La Russia di Putin non è il mostro che l’Occidente dei banchieri e dei rivoluzionari arancioni (che spesso poi sono le stesse persone) descrive, ma un potenziale e necessario alleato dell’Europa. L’America di Obama non è la patria dei diritti dell’idealismo democratico ma la nazione che sta alimentando (dal Medio Oriente all’est Europa) una guerra globale permanente.
Gli amici italiani di Obama dovrebbero ascoltare le parole realiste di Henry Kissinger sul Washington Post: la demonizzazione di Putin “non è politica ma una scusa per l’assenza di essa”.
Su Twitter: @GiampaoloRossi
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