Allies in America - Visit to the Texas National Guard at Camp Mabry Museum in Austin, TexasLA “CATTIVA IDEA” DI ARMARE L’UCRAINA
Le prime forniture militari americane sono arrivate a Kiev quindici giorni fa. Si tratta, per ora e ufficialmente, di mezzi blindati Humvees privi di armamento letale. Eppure l’arrivo dei veicoli Usa in Ucraina non è passato in sordina. Il governo ucraino ha dato ampio risalto all’avvenimento e per l’occasione il presidente Poroshenko ha smesso i grigi completi da oligarca per vestire la mimetica d’improbabile condottiero militare nella cerimonia di accoglienza all’aeroporto di Kiev.

La decisione americana di inviare aiuti militari all’Ucraina per fronteggiare i ribelli filorussi aiutati da Mosca, alza il livello della tensione nell’area. Sui media occidentali analisti ed esperti, politici ed intellettuali ci spiegano che la Russia sta invadendo l’Ucraina minacciando addirittura l’Europa. Ma se la verità fosse un’altra?

A Washington ed in alcune capitali europee dell’est (Varsavia in primis) aumenta la pressione per convincere l’amministrazione Obama ad entrare in maniera più decisa nel conflitto ucraino; ma non sono pochi gli analisti Usa che sconsigliano ardentemente l’America a farlo. Uno di questi è il prof. Stephen Walt, che su Foreign Policy ha cercato di spiegare perché questa sarebbe “veramente una cattiva idea”.
Al di là della retorica occidentale, Putin non è Hitler e la Russia non è il Terzo Reich. Walt lo spiega chiaramente: Mosca non rappresenta “un’ambiziosa potenza in ascesa” come lo era Berlino negli anni ’30 o Pechino oggi. La Russia “è un’ex grande potenza che cerca di conservare una modesta sfera d’influenza nelle zone di confine per evitare che nazioni più forti – in particolare gli Stati Uniti – possano sfruttare la sua vulnerabilità crescente”. La crisi Ucraina, continua Walt, è iniziata non per un atto d’imperio di Mosca, ma “quando Usa e Ue hanno cercato di spostare l’Ucraina fuori dall’orbita della Russia e portarla nella sfera occidentale”.
Per questo la strategia di “deterrenza” voluta dai falchi secondo i quali “armando l’Ucraina costringeremo la Russia a negoziare”, è un errore madornale perché aumenterà la paura di Mosca con conseguenze incontrollabili.
La presunta politica aggressiva russa è in realtà dettata da insicurezza e paura; e quando uno Stato ha paura, spiega Walt, occorre innestare un meccanismo a spirale per disinnescare questa paura muovendosi più sul lato diplomatico che non su quello della forza e della minaccia.

A Washington sembrano non capirlo: un recente documento dal titolo “Preserving Ukraine’s independence, resisting russian aggression”, prevede che gli Usa investano tre miliardi di dollari entro il 2017, in aiuti militari all’Ucraina, compresi sistemi missilitisci a lungo raggio e anti-carro. Il documento è stato elaborato da tre think tank (Atlantic Council, Brookings e The Chicago Council) da sempre fautori dell’espansione della Nato ad est.
Ed è questa la vera chiave di lettura per capire cosa sta accadendo e non la retorica sulla pacifica democrazia ucraina da difendere perché attaccata ingiustamente
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L’ACCERCHIAMENTO DELLA RUSSIA
Stratfor (Bibbia delle geopolitica occidentale) spiega chiaramente l’intento di Usa e Nato. In un report dal titolo: “L’Occidente circonda a poco a poco la Russia” elenca le quattro “azioni di forza” che in questi mesi Washington sta facendo contro Mosca lungo la frontiera con l’Europa e non solo:

  1. Operazione Atlantic Resolve: una serie di esercitazioni militari Usa nei Paesi baltici, in Polonia, Romania e Bulgaria per testare la capacità degli Stati Uniti di implementare rapidamente le forze armate di quei  paesi assumendo il controllo e comando di possibili operazioni contro la Russia.
  2. Operazione Dragoon Ride: il convoglio di 120 veicoli e 500 soldati che sta sfilando come un circo itinerante lungo i 1.800 chilometri che comprendono l’Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Polonia, la Repubblica ceca per stendere “una sorta di rassicurante e gigantesca bandiera americana su tutto il fronte europeo”.
  3. Accordi con la Romania per nuove cooperazione militari e partnership economiche nel settore energetico “per diluire l’influenza della Russia” in quel paese.
  4. Il tentativo di portare il Turkmenistan e le sue immense risorse energetiche in orbita occidentale dietro garanzia di protezione militare.

“Dal Baltico al Mar Nero al Mar Caspio, gli Stati Uniti sono alla ricerca di reclute per accerchiare la Russia”, scrive Stratfor.

Washington sta tirando una corda che rischia prima o poi di spezzarsi. Il destino della “giovane democrazia ucraina” minacciata dal presunto imperialismo russo in realtà sembra essere solo la scusa retorica per attuare un progetto più ampio  sognato da molti a Washington: l’espansione ad est della Nato. Anche a costo di un conflitto in Europa.

Su Twitter: @GiampaoloRossi

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