Ma quale Grecia, fu Prodi a truccare i bilanci
AMNESIE
Due giorni fa, in un convegno pubblico, l’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi ha “rivelato” che la Grecia truccò i conti per entrare nell’euro.
In molti hanno sottolineato come sia stupefacente che Prodi sveli questa verità solo di fronte al fallimento dell’euro e ad una crisi generata dagli errori di allora.
Eppure nessuno ha fatto notare una cosa ancora più stupefacente: e cioè che Prodi accusa la Grecia di ciò di cui, in Europa, accusano lui.
L’OPERAZIONE AUTOINGANNO
Nel 2011, il settimanale tedesco “Der Spiegel” pubblicò una lunga inchiesta giornalistica sulla cosiddetta “Operazione autoinganno”, quella con la quale il governo tedesco e l’Europa chiusero gli occhi di fronte ai trucchi contabili dell’Italia messi in atto per riuscire a rientrare nei parametri di Maastricht necessari ad aderire alla moneta comune.
E chi fu a truccare i conti italiani per far entrare il nostro Paese nell’euro? Un nome a caso: Romano Prodi.
L’inchiesta, basata sullo studio di numerosi documenti del governo di Berlino, relativi agli anni 1996-1998, dimostrava che l’allora Cancelliere tedesco Helmut Kohl era pienamente consapevole che l’Italia non aveva alcuna solidità economica per entrare nell’euro; e che solo ragioni politiche lo spinsero a non tenere conto degli avvertimenti dei suoi economisti.
Già nel febbraio del 1997, i funzionari della Cancelleria tedesca rimasero sorpresi quando a seguito di un vertice italo-tedesco il governo Prodi presentò dati del deficit di bilancio fin troppo diminuiti rispetto alla stime previste anche da FMI e OCSE. La sensazione fu che si fosse attivato un italianissimo gioco delle tre carte sui conti pubblici italiani.
Qualche mese dopo, Jürgen Stark, importante economista tedesco che diventerà capo della Bundesbank, denunciò le pressioni del governo italiano sulla Bce affinché non “prendesse una posizione critica” nei confronti dell’eccessivo debito dell’Italia.
Nel marzo del 1998, l’allora capo dei negoziatori tedeschi a Maastricht, Horst Köhler (che poi diventerà direttore del FMI e in seguito Presidente della Germania) scrisse direttamente a Kohl che l’Italia rappresentava “un rischio particolare per l’euro” perché non aveva operato alcuna “riduzione permanente e sostenibile di deficit e debito”.
IL TECNOCRATE, IL BANCHIERE E I COMUNISTI
Nell’inchiesta, Der Spiegel spiegò che Romano Prodi ed il suo ministro del Tesoro, il banchiere Carlo Azeglio Ciampi (definito un “giocoliere finanziario creativo”), adottarono un mix di trucchi contabili (la” tassa per l’Europa” e la vendita delle nostre riserve auree), che si sommarono alla circostanza favorevole di “tassi storicamente bassi”.
In questa maniera il tecnocrate a capo di un governo di neo-comunisti e banchieri ottenne il risultato di far apparire i conti italiani a posto, promettendo all’amico Kohl che poi li avrebbe consolditati in seguito.
In Europa erano consapevoli di questo inganno ma il Cancelliere fu inamovibile; vi erano considerazioni politiche che imponevano che l’Italia entrassse nell’euro a tutti i costi: non si poteva tenere fuori un paese fondatore dell’Europa.
La situazione era talmente pericolosa che il Primo Ministro olandese in un incontro riservato con Kohl spiegò che “l’ingresso dell’Italia era inaccettabile” in assenza di prove aggiuntive che facessero vedere un consolidamento di bilancio “credibile”.
Der Spiegel concludeva in maniera netta che l’aver accettato che l’Italia entrasse nell’eurozona “ha creato il precedente per un errore ancora più grande: l’ingresso due anni dopo della Grecia”.
Oggi noi paghiamo l’imbroglio di allora costruito sulla pelle degli italiani e della nostra economia.
Forse Prodi dovrebbe regalarci un po’ di silenzio.
Su Twitter: @GiampaoloRossi
Articoli correlati:
La sovranità secondo Draghi