cuori neriDI QUA MA ANCHE DI LÀ
Luca Telese è un giornalista di sinistra ma che, come molti suoi compagni, deve la sua fama e anche molti soldi, alla destra.
Potrebbe rappresentare il logotipo dell’intellettuale col cuore dalla parte giusta e il portafoglio rigorosamente dalla parte opposta, se, un’affermazione del genere, non fosse un mancato riconoscimento ad uno che comunque ha coraggio da vendere nel difendere le proprie idee.
La sua vita, politicamente iniziata distribuendo copie de l’Unità la domenica nei giardinetti di Cinecittà a Roma, è professionalmente continuata dentro la sede di Rifondazione Comunista di cui è stato portavoce e capo della comunicazione: insomma un percorso che sembrava costellato dalla solita coerenza del giornalista militante, quando, ad un certo punto, è rimasto folgorato sulla via di Damasco iniziando a frequentare postacci di destra.
Dapprima ha scritto per Il Foglio di Ferrara poi, nel 1996, è approdato al destrissimo Italia Settimanale chiamato da Pietrangelo Buttafuoco (che aveva appena sostituito Marcello Veneziani che di quell’esperienza editoriale fu il vero creatore ed artefice). Infine è diventato una firma importante e controcorrente de Il Giornale, secondo quella sana e virtuosa abitudine dei liberali di consentire anche a chi non la pensa come loro, di poter lavorare ed esprimersi (cosa difficlmente realizzabile a parti invertite con editori di sinistra).
Ed è su queste basi pluraliste che oggi Telese è il conduttore di Matrix a Mediaset.
Perché Luca Telese, mica è semplicemente uno di sinistra: lui è un vero e proprio comunista; e non lo dico io. Quando nel 2008 Concita De Gregorio, appena diventata direttore de L’Unità, gli offrì di affiancarla nella sua avventura, lui declinò cortesemente l’invito affermando che preferiva rimanere “un comunista italiano impegnato in un giornale di destra”.
Insomma la sua vita professionale è costellatta di un rimbalzo tecnico tra destra e sinistra che per molti è segno di intelligenza e libertà, per altri è segno di grande paraculaggine.

QUALCHE INCIAMPO
Per carità,  la sua carriera è stata anche costellata di qualche incidente di percorso: come quando, collaborando con Cruciani a La Zanzara, su Radio24, fu cacciato per aver definito “cretina”, Anna Marcegaglia, allora Presidente di Confindustria (e quindi di fatto, editore di quella radio). Telese se la prese e definì Radio24 una radio poco liberale, accusa paradossale se fatta da uno che si definisce comunista (un po’ come se l’Ayatollah Khomeini avesse definito Ronald Reagan poco democratico).
Oppure quando, dopo aver litigato con Travaglio, sbattendogli la porta in faccia, andò via da Il Fatto per fondare un suo proprio giornale, “Pubblico”, che doveva diventare una sorta di Libération de noantri e fallì dopo tre mesi tra mille polemiche e molti stipendi non pagati.

CUORI NERI O CUORE MARCIO?
Telese, alla destra deve anche un’altra cosa (che però la destra deve anche a lui). Nel 2006 ha pubblicato un libro dal titolo “Cuori Neri”, un caso editoriale importante. Per la prima volta, un giornalista di sinistra, affrontava in maniera organica il tema scottante dei ragazzi morti a destra negli anni ’70. Un lavoro storiograficamente importante (seppure con diverse imprecisioni e lacune) e intellettualmente onesto. Quel libro ha dato fama a Telese (giusta, per il coraggio che ha dimostrato) e ha consentito anche ad un intero ambiente di ricucire la memoria storica di un periodo dimenticato e di vittime innocenti spesso oltraggiate (cosa che quell’ambiente deve continuare riconoscere a Telese).

Ma ora, cosa ti combina il comunista frequentatore della destra? Ristampa il libro aggiungendo un capitolo su Mafia Capitale e sparando in copertina la foto di Carminati, l’ex Nar ed ex Banda della Magliana arrestato per associazione a delinquere di stampo mafioso nell’inchiesta sulla corruzione a Roma.
Ora, cosa c’entrino i giovani di destra uccisi negli anni ’70 con la vicenda criminale di Carminati non è dato sapere (se non un vago e forzato richiamo a simbolismi e immaginari comuni). Perché mettere insieme la storia di Paolo Di Nella, Sergio Ramelli o di Viriglio Mattei e del suo fratellino bruciati vivi a Primavalle, con questa roba qui?
Tecnicamente si chiama “nuova edizione aggiornata”; sostanzialmente si chiama “porcata”. Una misera operazione di marketing.
È come se io scrivessi un libro su Enrico Berlinguer e mettessi in copertina la faccia di Salvatore Buzzi (il capo delle cooperative rosse della Capitale, alter ego di Carminati e gestore del sistema di corruzione della sinistra romana). Probabilmente la famiglia Berlinguer (di cui Telese fa parte avendone sposato una figlia) mi inseguirebbe per strada.

Come prevedibile la questione ha scatenato un putiferio in tutti gli ambienti dei “cuori neri”. Il caso, sollevato da Barbadillo (creativa rivista online della destra identitaria) è rimbalzato sui social in maniera dirompente tanto che Telese ha deciso di scrivere una lettera aperta di risposta. Nella lettera Telese cerca di prendere le distanze affermando che in effetti quella copertina è sbagliata e che lui era dubbioso (non contrario). Versione poco credibile: Telese è il direttore editoriale della collana che pubblica il libro e si fosse opposto quella copertina non sarebbe uscita. Ora lui stesso chiede alla sua casa editrice (la Sperling & Kupfer) di ritirare il libro dal mercato e ristamparlo con una copertina più dignitosa e rispettosa delle storie che lì dentro vengono raccontate.

Vediamo se alla Sperling & Kupfer, avranno la dignità di farlo. Non è bello pubblicare le storie dei “cuori neri” avendo i cuori marci.

 

UPGRADE del23 maggio:
La casa editrice Sperling & Kupfer ha avuto dignità: ritireranno il libro e cambieranno la copertina. La mobilitazione in rete promossa da Barbadillo e poi da intellettuali e lettori ha portato i suoi frutti. Luca Telese ha mantenuto la promessa sul suo impegno a convincere gli editori; in epoca di ipocrisia intellettuale è un atto che merita riconoscenza del suo giusto valore. Lo facciamo anche noi.

 

Su Twitter: @GiampaoloRossi

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