Accordo Iran: la rabbia degli ebrei americani, un rischio per la Clinton
ISRAELE E I “JEWISH DONORS”
Non sappiamo se l’accordo sul nucleare tra Usa e Iran cambierà il quadro geopolitico del Medio Oriente, come dice Obama. Certo è che potrebbe cambiare il quadro politico dell’America in vista delle prossime presidenziali.Vediamo il perché.
L’accordo è stato pesantemente criticato da Israele. Il Primo Ministro Netanyahu l’ha definito “un errore di proporzioni storiche”, “una sfilata di concessioni all’Iran”, “una resa all’asse del Male”.
La posizione di netta condanna di Tel Aviv non potrà non avere ripercussioni sul comportamento dei cosiddetti “Jewish donors”, i ricchi e potenti ebrei americani che appoggiano e finanziano le campagne elettorali del Partito Democratico.
Da sempre, infatti, l’elettorato ebraico americano vota a sinistra; l’unica eccezione fu nel 1980 quando, di fronte ai fallimenti in politica estera del democratico Jimmy Carter, i Jewish diedero il loro voto al repubblicano Ronald Reagan.
Ora la storia, rischia di ripetersi.
L’accordo con l’Iran dovrà essere ratificato dal Senato Usa entro 60 giorni (nel sistema americano i trattati internazionali passano al vaglio di un solo ramo del Congresso). Per questo, sui giornali israeliani e nei canali diplomatici, è partito un pressing forsennato per convincere i senatori a non votare l’accordo.
IL DOPPIO GIOCO DELLA CLINTON
Ad oggi, il candidato democratico favorito per le presidenziali è Hillary Clinton, appoggiata dai facoltosi elettori ebrei; ed è a lei che l’establishment israeliano si sta rivolgendo per cercare di bloccare la ratifica dell’accordo.
Fino ad oggi la Clinton ha giocato, come suo solito, su due piani cercando di evitare una presa di posizione netta sul tema.
Qualche giorno fa, ad una cena di fund raising, proprio con i donatori ebrei della sua campagna, ha affermato che lei sarà “un’amica di Israele migliore di Barack Obama”.
Ma nei giorni precedenti aveva difeso il presidente dalle accuse di aver indebolito le relazioni Usa-Israele, affermando che è solo un problema di “cattiva percezione”.
Poi ha appoggiato il negoziato con l’Iran (iniziato tra l’altro quando lei era Sottosegretario di Stato) ma nello stesso tempo ha ricordato che: “meglio nessun accordo che un cattivo accordo”.
Ora però il suo doppiogiochismo è destinato a finire perché la favorita a raccogliere l’eredità di Obama dovrà scegliere con chi stare se vorrà conservare il voto ebraico e i soldi dei sostenitori americani di Israele.
L’AVVERTIMENTO DI ISRAELE ALLA CLINTON
“La Clinton è la chiave per bloccare l’accordo” scrive Debka, un sito particolarmente vicino all’intelligence israeliana. Con il voto contrario dei Repubblicani annunciato al Senato, basterebbero 13 senatori democratici per bocciare la ratifica. Una dichiarazione della Clinton sposterebbe la maggioranza sul “no”, lasciando il Presidente Obama come “un’anatra zoppa”.
L’avvertimento degli israeliani è chiaro: Se la Clinton sosterrà l’accordo lasciando che i senatori democratici lo votino “ne sarà ritenuta responsabile”. Come a dire, “cara Hillary, o t’impegni a far bocciarlo o ti puoi scordare l’appoggio e i soldi della potente lobby ebraico-americana”.
Forse per questo Obama ha dichiarato che porrà il veto ad un’eventuale opposizione del Congresso.
“CARA HILLARY NON FARE L’ERRORE DI BILL”
Ma l’avvertimento più diretto alla Clinton è arrivato dal Primo Ministro israeliano Netanyahu: durante una riunione con i suoi ministri ha mostrato un video relativo all’accordo sul nucleare che gli Usa firmarono con la Corea del Nord 21 anni fa. Anche in quel caso lo firmò un presidente americano liberal che nel video dichiarava che la Corea avrebbe smantellato il suo programma nucleare e che da quel momento il mondo sarebbe stato più sicuro. Undici anni dopo, (nel 2006), la Corea del Nord costruì la sua bomba atomica ed oggi minaccia tutto il sud-est asiatico. Chi era il presidente di allora? Bill Clinton, il marito di Hillary.
Come dire: candidata avvisata mezza salvata.
Su Twitter: @GiampaoloRossi
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