Francia: elezioni locali, nel sud Fronte nazionale in testaFESSERIE RADICAL-CHIC
“L’Isis spinge a destra la Francia”, così ha titolato Lucia Annunziata non appena si è profilata la vittoria di Marine Le Pen; e nel delirio di assurdità a cui riesce arrivare l’intellighenzia italiana quando deve giustificare le fesserie dette e scritte in questi anni (dagli osanna ad Obama alla guerra in Libia, dalla criminalizzazione di Putin all’immigrazione) la “direttora” dell’Huffington Post ha persino scritto che la vittoria della destra nelle urne europee è “una delle conseguenze che Al Baghdadi aveva previsto ed auspicato nei suoi piani di destabilizzazione e conquista dell’Europa”. E poi i complottisti saremmo noi.

SEMPLICE: LA LE PEN HA RAGIONE
La vittoria della Le Pen è certamente legata ai tragici avvenimenti di Parigi ma non per le ragioni che immaginano gli intelligentoni radical-chic in pieno travaso di bile.
Quando un’ora dopo i sanguinosi attentati, il Presidente francese (e socialista) Hollande è andato in televisione a dire che bisognava chiudere le frontiere, sospendere Schengen, dare una stretta all’immigrazione, ci sarà stato pure qualche francese che avrà detto: “ma cavolo, questo è quello che il Front National e la Le Pen dicono da 30 anni”.

E quando nei giorni successivi i grandiosi intellettuali della gauche, di fronte a terroristi islamici e francesi nati e cresciuti nelle banlieue, in quei laboratori dell’orrore sociale benedetti dagli integralisti dell’integrazione, hanno scritto che, in effetti, forse, a guardare bene le cose, volendo proprio dirlo “il multiculturalismo è un fallimento”, ci sarà stato qualche francese che avrà pensato: “ma come, fino ad oggi chi solo lo pensava lo tacciavate di xenofobia e razzismo e adesso lo dite anche voi?”.

IL REFERENDUM DANESE
La vittoria della destra francese avviene pochi giorni dopo il clamoroso referendum in Danimarca di cui quasi nessuno, ovviamente, ha parlato nel perfetto stile manipolatorio dell’informazione democratica.
Il 3 dicembre scorso si è votato per decidere la cancellazione delle clausole di opt-out per le leggi europee in materia di giustizia e interni. In altre parole si è chiesta la possibilità che la Danimarca accogliesse in automatico qualsiasi legiferazione europea in questi due ambiti, senza più passare per il parlamento nazionale. Hanno vinto i no, sostenuti dal Partito Popolare Danese, con il 53% ed un’affluenza del 73% molto al di sopra del previsto. Una bocciatura in piena regola al progetto di maggiore integrazione europea.
Nella patria di Amleto, tra l’essere o il non essere hanno deciso di essere… una nazione sovrana.

FATECI DECIDERE E NON AVRETE SCAMPO
Il voto francese e il referendum danese spiegano perché gli eurocrati di Bruxelles non amino la democrazia (come ci hanno spiegato loro stessi in quest’articolo che vi invito a rileggere se mi promettete che non vi arrabbiate troppo).
Questa Europa “massonico-illuminista” (parole di Massimo Cacciari) può esistere solo dentro le stanze grigie del potere tecnocratico, laddove le sovranità popolari non possono entrare; nello specchio autoreferenziale di una eurocrazia senza legittimità.

E nonostante i giullari del potere provino a liquidare la vittoria della Le Pen e degli euroscettici danesi  come “voto di paura”, in realtà è ben altro; è un voto contro e per qualcosa: è un voto contro il terrorismo che nasce in casa nostra e contro quello che facciamo entrare da fuori inventato dagli strateghi del Nuovo Ordine globale; è un voto per una politica estera diversa, per un’Europa non più asservita alle logiche dei guerrafondai umanitari ma capace di pensarsi in uno scenario geopolitico diverso dove i nemici non sono quelli che combattono l’Isis (la Russia), ma magari quelli che lo finanziano; un voto contro quest’Europa di avidi banchieri e burocrati senz’anima che stanno distruggendo il nostro futuro e la nostra memoria; un voto per poter diventare ciò che vogliamo e poter conservare ciò che siamo.

È un voto che disegna il nuovo confine politico lungo il quale si snoderà il futuro conflitto: non più tra destra e sinistra ma tra sovranità popolare e tecnocrazia; cioè tra la nostra libertà e il loro dominio.

 


Su Twitter: @GiampaoloRossi

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