“Allah is gay”: il cortocircuito multiculturale
LA MOSCHEA “FEMMINISTA”
Quando, nel Giugno scorso a Berlino, è stata inaugurata la prima moschea “progressista”, tutti i giornali del mondo ne hanno parlato. La fondatrice Seyran Ates, avvocatessa curdo-turca, ha affermato che l’unico modo per combattere l’integralismo è: “introdurre un marchio femminista e liberal nella fede islamica”.
E così nella moschea, non solo donne e uomini possono pregare insieme, ma imam maschi e femmine si alternano nella preghiera, cosa inaccettabile per la tradizione musulmana; inoltre la moschea è aperta anche ai gay di fede islamica e persino per ai “non musulmani” che possono andare lì e pregare il loro Dio.
Come avrebbe detto Camilian Demetrescu, uno dei più grandi artisti e maestri cristiani del nostro tempo “più che una Casa di Dio sembra un garage dell’anima”, uno spazio neutro dove parcheggiare i pruriti di uno spiritualismo relativista.
Poco importa che il giorno dell’inaugurazione ci fossero più giornalisti che fedeli; poco importa che la moschea dedicata ad Averroé (Rushd in arabo) e a Goethe in omaggio alla Germania, sia stata ricavata dentro i locali di una Chiesa protestante in piena coerenza con quel sincretismo della nuova religione globale.
Dal Washington Post a Vanity Fair, la stampa liberal ha intonato lo stesso identico coro: questo è l’esempio che il multiculturalismo è possibile, che i musulmani possono convivere con i valori dell’Occidente e che un Islam moderato c’è, ma solo se gay friendly, femminista e arcobaleno.
Risultato: Seyran Ates è stata messa sotto protezione h24 dalla polizia tedesca per le minacce ricevute non dall’Isis ma dai musulmani tedeschi e per la fatwa lanciata contro di lei dal Dar al-Ifta al-Misriyyah la più importante istituzione religiosa sunnita del mondo, con sede in Egitto, che ha definito la moschea “un attacco all’Islam”.
Mentre la Turchia, forte dei quasi due milioni di turco-tedeschi, attraverso i suoi media e attraverso le sue organizzazioni governative, ha dichiarato che l’esperimento è “finalizzato a depravare e pervertire la religione islamica”.
“ALLAH IS GAY”
A Londra qualche giorno fa un altro episodio, questo addirittura ridicolo.
Durante la solita carnevalata buffonesca del Gay Pride (che il pensiero debole di sinistra continua a definire “marcia dei diritti”), un gruppo di “ex fedeli mussulmani” della comunità Lgtb ha sfilato con cartelli con scritto “Allah is gay” e “Fuck the Islam”. Lo scopo? Denunciare l’implicita omofobia della religione islamica. Risultato, sono stati denunciati loro per “islmaofobia” dalle organizzazioni musulmane inglesi. Più che un cortocircuito è un blackout dei neuroni.
Da notare che i cartelli offensivi sull’Islam sono stati sequestrati dalla polizia durante il corteo con grande sorpresa dei militanti Lgtb perché in genere striscioni con scritto “Dio è Gay” o “Gesù ha due padri” o slogan e caricature contro la Chiesa, Cristo o il Papa, non provocano alcun intervento. Appunto.
Omofobia e islamofobia sono gli strumenti repressivi con cui la dittatura liberal ed il nuovo diritto globalista spargono il loro terrore su chiunque non la pensi secondo gli ordini del mainstream collettivo.
Se critichi la lobby gay o ti dichiari contrario alle adozioni omosessuali, ti becchi la denuncia per omofobia. Se sostieni che l’Islam qualche problemino con la nostra cultura ce l’ha e che magari non è proprio detto che sia compatibile, la condanna per islmaofobia è pronta per te.
Ma il tribunale del Pensiero Unico non ha contemplato che l’islamico potesse essere omofobo o che l’omosessuale fosse islamofobo.
IL RAZZISMO GLOBALISTA
La sinistra è in cortocircuito: dopo aver favorito l’immigrazione islamica in Europa in nome di un multiculturalismo irragionevole e di una stupidità ideologica travestita da mito dell’accoglienza, si accorge che quegli immigrati non riescono ad accettare proprio i valori portanti dell’ideologia liberal.
La verità è che il multiculturalismo sta fallendo dovunque: in Gran Bretagna, in Germania e nella sua variante francese “assimilazionista”. Lo sanno anche loro: l’élite globalista che ha pianificato la Grande Sostituzione (per poi dissimularla come teoria complottista) e gli eurocrati razzisti che teorizzano apertamente il meticciato per distruggere l’identità culturale dei popoli europei. Tra il ridicolo e il criminale, gli effetti del multiculturalismo ideologico sta producendo il cortocircuito dell’Europa.
Su Twitter: @GiampaoloRossi
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