ipanews_d0ae5a8e-9f08-4caf-ae33-4c0bfba4ee72_embedded231229721L’AVVOCATESSA
Lei si chiama Lisa Bloom, è californiana ed è una delle più affermate avvocatesse americane per la difesa dei diritti delle donne. È figlia d’arte perché sua madre, Gloria Allred, è stata una sorta di angelo legale delle storiche battaglie femministe.

La Bloom in passato ha affrontato casi importanti come quello di Bill O’Reilly (il famosissimo anchor-man Fox accusato di diverse molestie sessuali e poi licenziato) e Bill Cosby, difendendo alcune delle donne che li accusarono di molestie e stupri.
Ma non ha disdegnato di stare dall’altra parte della barricata facendo da consulente della difesa a Harvey Weinstein, il mega produttore hollywodiano molestatore compulsivo amico di Obama, della Clinton e dell’intellighenzia radical chic. Della serie: “se sei di sinistra, non sei un porco ma un compagno che sbaglia!”.

Ora la Bloom è al centro di una polemica che rischia di trasformarsi in uno scandalo.

Fino a 750.000 $ per accusare Trump e compensi dai media. Le ammissioni dell’avvocatessa delle donne

LO SCANDALO
Secondo l’accusa del giornale The Hill, durante la campagna elettorale del 2016, la Bloom avrebbe chiesto soldi a donatori individuali e a media per quattro sue clienti disposte a denunciare Donald Trump di abusi sessuali .

Non solo, ma l’avvocatessa avrebbe anche cercato di vendere le storie esclusive a giornali e tv, dietro una congrua commissione per sé.

Delle donne, solo due hanno poi accettato di rendere pubblica l’accusa di molestie contro l’allora candidato repubblicano.

Dai resoconti di The Hill risulterebbero cifre offerte fino a 750.000 dollari in cambio dell’accusa a Trump. E tra i documenti ci sarebbe anche uno scambio di testi in cui la Bloom afferma che tra i potenziali donatori erano state contattate persone legate al comitato elettorale della Clinton.

La Bloom, in una lunga contro-replica a The Hill ha negato quest’ultimo aspetto ma ha ammesso l’esistenza di un giro di soldi a favore delle sue clienti impegnate ad accusare Trump, prima delle elezioni. Ha però giustificato tutto affermando che l’obiettivo non era quello di fare pressione sulle donne affinché denunciassero il futuro Presidente Usa, ma di garantire loro protezione e sicurezza di fronte al rischio di quelle accuse.
Ha spiegato la necessità di tutelare economicamente le donne che hanno il coraggio di denunciare aggressori influenti: “le vittime di aggressioni sessuali sono spesso spaventate e cambiano idea sul farsi avanti. Ciò è particolarmente vero quando l’accusato è ricco e potente”.

Lisa Bloom ha anche ammesso che nei contratti stipulati con le sue assistite vi è una clausola che prevede, per lei, una percentuale del 33% sul compenso da loro ricevuto nel caso riuscisse a vendere la loro storia ai media; d’altro canto, ha spiegato, “siamo uno studio legale privato e abbiamo costi significativi da sostenere; quindi un accordo in cui possiamo ricevere un risarcimento ci sembra ragionevole e concordato con i nostri clienti”.

maxresdefaultIL MUTUO PAGATO
Una delle storie emerse è quella di Jill Harth, una famosa truccatrice che nel 1997 aveva denunciato Donald Trump per un tentato stupro che sarebbe avvenuto nel suo mega resort a Mar-a-Lago in Florida. La storia, riportata alla luce dai media durante la campagna elettorale, convinse la Harth ad uscire allo scoperto dopo che Trump aveva liquidato la faccenda come falsa. Dietro l’abile consulenza dell’avvocatessa, la Harth l’ha raccontata al giornale inglese The Guardian.
La Bloom ha poi organizzato una campagna di raccolta fondi online per l’accusatrice, su GoFundME e ha trovato un donatore che avrebbe aiutato la donna economicamente a saldare un debito ipotecario. Insomma se scendi in campo contro Trump, ti ritrovi il mutuo pagato.
Non solo, ma i legali dello studio hanno supportato la donna per ottenere i risarcimenti per l’uso della sua immagine sui media.

La Bloom ha ammesso, inoltre, che ad un’altra donna (di cui ha mantenuto l’anonimato) era stata offerta la cifra di 750.000 $, ovviamente per proteggerla, attraverso donatori che la Bloom stessa aveva trovato; ma siccome la donna, di dollari ne voleva 2 milioni, la testimonianza non è stata data.

L’ULTIMO CASO
Dalla ex pornostar, all’aspirante modella, dalla scrittrice a un’ex Miss Washington, sono circa una decina le donne che hanno accusato l’attuale capo della Casa Bianca di molestie sessuali e tentato stupro; episodi che sarebbero quasi tutti avvenuti molti anni fa.
L’ultimo caso risaltato dai media è quello di Summer Zervos, la ex concorrente di Apprentice (il talk show di cui Trump fu produttore e conduttore), che in piena campagna elettorale del 2016 lo accusò di una molestia avvenuta dieci anni prima. Un mese fa ha inoltrato una denuncia per diffamazione dopo che Trump l’ha definita una bugiarda. L’avvocato della donna, così come di quasi tutte le altre, è Gloria Allred: la mamma di Lisa Bloom.


Su Twitter: @GiampaoloRossi

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