_101010595_alfieevans2UN MIRACOLO O UN ERRORE
Dev’essere stato un miracolo di Dio a cambiare, almeno per ora, il destino del piccolo Alfie.
Chissà, magari quell’interminabile catena di preghiere e amore che da giorni in tutto il mondo la pietas cristiana ha messo in piedi, coinvolgendo persino fedeli di altre religioni.

Si, ecco, dev’essere stato proprio un miracolo ad allungargli così tanto la vita, nonostante i medici avessero predetto che non sarebbe durato più di 15 minuti dal distacco della macchina. E invece quel “mezzo vegetale” (definizione meno ipocrita del vostro “persona in stato semi-vegetativo”) continua a lottare come un guerriero spartano alle Termopili: da solo contro tutti.

Allora, è stato un miracolo se è ancora in vita? Certo che no, anche perché voi ai miracoli non ci credete; sono roba da ottusi oscurantisti, da creduloni di sagrestia; perché, come scrisse quel genio cristiano di Giacomo Biffi nel suo “Contro Mastro Ciliegia” (uno dei più incredibili trattati di teologia) “i materialisti non mancano di logica, mancano di immaginazione; più che dal ragionamento, sono sconfitti dalla fantasia: la storia effettiva del mondo è più grande di loro”.

Ma allora, se non è stato un miracolo, occorre che troviamo un’altra spiegazione meno stupida; una spiegazione razionale, logica, scientifica, incontrovertibile che illumini il nostro intelletto rassicurandoci che è tutto sotto controllo.

Perché Alfie è ancora vivo? Semplice, perché vi siete sbagliati, ecco la spiegazione; perché le vostre diagnosi scientifiche, i vostri consulti, i vostri insindacabili giudizi legali sulla vita e la morte, non sono poi così assoluti come ci fate credere.

Ma allora se vi siete sbagliati in maniera così plateale sulla durata della sua vita autonoma, come potete essere certi di tutte le altre cose che dite?

Se Alfie sta ancora lì a combattere per la sua vita, come potete dire che essa è “futile”?

Come potete essere certi che Alfie non potrà avere alcuna possibilità di miglioramento visto che non conoscete neppure che tipo di malattia degenerativa lo ha colpito? E se anche fosse vero, su quali basi etiche imponete di fatto la sua soppressione?

Se avete sbagliato in maniera così pacchiana ed eclatante ed Alfie sta ancora lì a combattere per la sua vita, come potete affermare che essa è “futile” come ha scritto il giudice Hayden, principale sponsor della condanna a morte?

Ora che state vedendo che lotta incredibile lui sta conducendo per non mollare contro ogni vostra previsione, come potete essere certi che “ucciderlo” sia “nel suo migliore interesse”?

Come potete decidere di negargli ciò che lui vi sta ostinatamente chiedendo senza parole perché non può parlare, senza gesti perché non può muoversi, ma con una fame di vita che vale più di mille parole e di mille gesti?

E siete proprio sicuri che in qualche parte di quella misteriosa macchina che è il nostro cervello, ad Alfie non arrivi la voce della mamma o la carezza del papà? Sicuri che il suo stato sia solo un lungo sonno insensibile e vuoto?

Non sarebbe meglio adottare un principio di prudenza?  O forse la prudenza costa troppo nel bilancio della sanità inglese?

DOTTI MEDICI E SAPIENTI
Su Repubblica, qualche giorno fa, la “filosofa” Michela Marzano ha ribadito che quello verso Alfie è “accanimento terapeutico” e che la scelta di dargli la cittadinanza italiana è frutto di un “populismo di chi strumentalizza la sofferenza”. A volte i saggi godono di un cinismo che è la cortina fumogena di una stupida ipocrisia.

Non è accanimento terapeutico: ossigeno, acqua e nutrimento sono diritti essenziali che non neghereste al vostro cane

Su Alfie non c’è alcun accanimento terapeutico; non si chiede di sperimentare su di lui farmaci o applicare terapie invasive. Si chiede semplicemente di continuare a dargli ossigeno, acqua e nutrimento basilare; diritti essenziali che la “filosofa” non negherebbe neppure al suo cane. E la cittadinanza è motivo di orgoglio verso il nostro Paese che ha il coraggio di difendere il principio per cui la decisione di staccare la spina ad un bambino è indissolubilmente legata ad una scelta d’amore dei genitori e non all’imposizione inappellabile di uno Stato.

Il costituzionalista Zagrebelsky, altro esponente del laicismo militante ,riferendosi al papà e alla mamma di Alfie ha spiegato che il rapporto tra genitori e figli si basa sulla “responsabilità”, non sulla “proprietà”. Principio giusto ma che stona se ricordato da un difensore dell’aborto, diritto proprietario di una madre sulla vita del proprio figlio; o della fecondazione eterologa, diritto proprietario dei genitori sulla natura del proprio figlio.

La verità è che non ci stanno capendo nulla. Il fatto che Alfie non sia ancora morto come pensavano (e ritenevano fosse giusto), li ha spiazzati ed in fondo un po’ impauriti. Questo “errore della natura” si sta dimostrando una forza della natura.

Questo “errore della natura” si sta dimostrando una forza della natura

E allora “Dov’è il sapiente? Dov’è il dotto? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo?” La domanda che San Paolo poneva 2000 anni fa, ritorna oggi davanti a questo bambino di cui dicono che la vita non abbia senso, ma che sta tenendo in scacco sapienti e dotti. E se fosse questo il senso della vita di Alfie? Perché dai tempi di Betlemme, è sempre un bambino a raccogliere lo stupore del mondo costringendolo a ripensarsi.

GRAZIE GUERRIERO!
Forza, piccolo Grande Alfie. Comunque vada hai conquistato tutti noi; c’hai costretto a spolverare l’anima coperta dalla fuliggine di questo tempo che chiamano Modernità.

Difendere il più debole: è l’unica vera dimensione morale

Quel cuoricino che continua a battere di vita è un tamburo di guerra contro il nichilismo, un albero piantato al centro del deserto che impone su di sé lo sguardo; colonna portante su cui si fonda l’arcaica dimensione morale della difesa del più debole; radice profonda della civiltà cristiana e del suo essere dalla parte degli ultimi, sempre e comunque. Contraddizione di una società che consegna allo Stato e alla Scienza il dominio sulla vita.

Comunque vada, piccolo Grande Alfie, hai vinto tu; hai dimostrato a tutti noi che la forza della vita travolge i calcoli della scienza e l’astrazione del diritto.

Grazie piccolo Grande Alfie, guerriero indomabile che continui a lottare per la tua vita e in fondo anche un po’ per noi; costringendoci a riflettere sulla nostra pretesa di violare ciò che non conosciamo, l’ignoto mistero che divide la vita e la morte.

Grazie, piccolo guerriero, comunque vada.


Su Twitter: @GiampaoloRossi

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