maxresdefaultUN SILENZIO ASSORDANTE
Per settimane i media di tutto il mondo hanno raccontato con dovizia di particolari la storia di Sergej Skripal, l’ex spia russa avvelenata insieme alla figlia Yulia, in un tentativo di omicidio che il governo britannico ha immediatamente attribuito a Putin e al Cremlino.

Senza una prova portata e con indagini appena all’inizio, il 12 marzo il Premier britannico Theresa May si è presentata davanti al Parlamento inglese affermando che era “altamente probabile” che la Russia fosse responsabile dell’attentato.

Quel “altamente probabile”, che in qualsiasi contesto razionale avrebbe obbligato cautela e prudenza, è stato invece il via libera con cui Londra ha scatenato una delle più violente aggressioni politiche degli ultimi tempi contro la Russia, coinvolgendo l’intero Occidente in una crisi diplomatica senza precedenti culminata con l’espulsione di decine di diplomatici russi da tutte le capitali europee e da Washington.

Per giorni e giorni televisioni, giornali, opinionisti in Europa e Stati Uniti si sono trasformati in menestrelli dell’unica verità propagandata: e cioè che Putin era stato il mandante del tentato omicidio e che la Russia si era macchiata di “terrorismo di Stato” usando armi chimiche in territorio straniero. Roba da dichiarazione di guerra.

Oggi che Skripal e sua figlia sono salvi e potrebbero raccontare ai media la verità, sul loro caso è sceso un silenzio assordante

Che la versione britannica facesse acqua da tutte le parti era secondario rispetto all’irrazionale isteria anti-russa che ormai caratterizza l’Occidente.
La spy-story era piena zeppa di incongruenze non solo logiche ma addirittura storiche (come abbiamo evidenziato fin dall’inizio in questo articolo) che sono ancora lì e aspettano di essere chiarite: a partire dal fatto che ancora oggi nessuno spiega il motivo per cui Putin avrebbe dato ordine di uccidere una ex-spia che lui stesso aveva graziato consentendogli di vivere in Inghilterra.

Certo, alcune cose hanno messo in dubbio la storia: per esempio lo smascheramento imbarazzante del Ministro degli Esteri di Sua Maestà Boris Johnson (il principale accusatore anti-Putin), sbugiardato dai suoi stessi scienziati e costretto a cancellare persino le sue dichiarazioni su Twitter (anche questo lo abbiamo raccontato qui).

Ma per uno strano meccanismo mediatico e politico, oggi che Skripal e sua figlia sono salvi, sono usciti dall’ospedale e potrebbero raccontare la loro versione, dei due non si sa più nulla; e dell’intero caso sui media è sceso un silenzio assordante.

Quando si è trattato di accusare la Russia, espellere i suoi diplomatici, impedire a Mosca di partecipare alle indagini perché tanto non serviva, era tutto così evidente, i media occidentali hanno riempito del “caso Skripal”, pagine e servizi tv. Ora che si potrebbero portare finalmente le prove inconfutabili del crimine russo, scende il silenzio. Perché?

CHI È PABLO MILLER?
Alex Thomson, giornalista di Channel 4 News, ha rivelato su Twitter nel Marzo scorso, che la autorità britanniche avrebbero emesso all’inizio di Marzo un D-Notice sul caso Skripal: vale a dire l’obbligo di “silenzio stampa” per ragioni di Sicurezza nazionale, imposto ai direttori delle testate giornalistiche.
Thomson ha specificato che il D-Notice sarebbe in relazione ad un personaggio legato a Skipral: non lo cita per nome ma consente di identificarlo nella figura di Pablo Miller.

Di lui il Daily Beast ha fatto un clamoroso ritratto uscito pochi giorni prima del D-Notice imposto ai media.
Miller, definito genericamente diplomatico britannico, sarebbe in realtà un agente del M16 con una lunga carriera operativa in diversi paesi del mondo. Fu lui a reclutare nei primi anni ‘90 Skripal ed altre due spie russe, convincendole a suon di migliaia di dollari, a passare dalla parte inglese.Ed è lui ad aver mantenuto con Skripal rapporti di amicizia e anche di vicinato vivendo anche lui a Salsbury.

Ma perché è così importante Pablo Miller, tanto da imporre il divieto di parlarne?

Secondo il Telegraph, in un articolo pubblicato prima del D-Notice, il nome di Miller sarebbe legato a quello di Christopher Steele, l’autore del dossier Trump/Russia considerato da molti un clamoroso falso costruito dal Deep State per ricattare il Presidente americano.

Miller e Steele hanno lavorato insieme nel M16 e poi in Orbis Intelligence la società privata di consulenza fondata da Steele e composta da ex agenti segreti; società che avrebbe costruito tecnicamente le 35 pagine del dossier anti-Trump.

Skripal: uno strano collegamento con l’uomo del Dossier anti-Trump

Steele è stato agente infiltrato in Russia proprio negli anni in cui Skripal fu reclutato, ricoprendo l’incarico di responsabile del M16 a Mosca. È quindi impossibile che Steele non conoscesse Skripal.

0004D85F-sergei-skripalSKRIPAL, MILLER, STEELE: UN REGOLAMENTO DI CONTI INTERNO?
Craig Murray, ex ambasciatore inglese ed esperto di questioni d’intelligence, ipotizza uno scenario clamoroso e sconvolgente: Skripal potrebbe essere stato coinvolto dal suo ex reclutatore Miller nella raccolta delle informazioni per il Dossier anti-Trump che Steele e Miller stavano realizzando.

Quindi l’avvelenamento di Skripal potrebbe inserirsi all’interno di questa dinamica, come un avvertimento contro la sua attitudine al doppiogiochismo lo avrebbe portato a ricattare sull’operazione che si stava realizzando.
Skripal, quindi, sarebbe stato avvelenato non dai russi (che non avevano più alcuna ragione di occuparsi di una loro ex spia che essi stessi avevano graziato e liberato) ma da quelli che in Italia chiameremmo “Servizi deviati”. Insomma, roba interna all’Occidente. E il suo non fu un tentativo di omicidio ma un avvertimento affinché rientrasse nei ranghi.

Pura invenzione letteraria e complottista? Forse. Per ora rimane il fatto che:

  1. di Skripal non c’è più traccia e che improvvisamente la sua storia è sparita dai radar dell’informazione mainstream
  2. che subito dopo lo scoppio del caso, il governo di Londra ha emesso un D-Notice a televisioni e giornali affinché non parlassero di Pablo Miller, l’agente reclutatore di Skripal
  3. che Miller è legato a Christopher Steele, il personaggio chiave del dossier anti-Trump
  4. che ad oggi gli inglesi non hanno ancora portato una sola prova che ad avvelenare Skripal siano stati i Servizi russi.

Forse per ora sono solo coincidenze e congetture ma guai a sottovalutarle; perché, come disse quel famoso statista cattolico italiano, esperto di trame e segreti: “a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca”.


Su Twitter: @GiampaoloRossi

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