cronista_neraSE PUTIN NON C’ENTRA ALLORA È STATO LUI
Nei giorni scorsi il Presidente russo Vladimir Putin è stato al centro di un attacco giornalistico senza precedenti scatenato secondo un preciso ordine di scuderia dall’intero apparato mediatico occidentale, attraverso lo scandalo dei Panama Papers.
Secondo i media americani ed europei, il capo del Cremlino sarebbe stato il terminale occulto di un sistema di finanziamento illegale di società offshore legate a persone a lui vicine; illazioni e ipotesi spacciate per verità da giornali e televisioni di tutto il mondo ma prive di fondamento, visto che negli 11 milioni di documenti rubati di cui si compongono i Papers, il nome di Putin non c’è e l’intero teorema si basa sulla presenza di un suo amico personale detentore di società in paradisi fiscali.

Ora che il coinvolgimento del capo del Cremlino nello scandalo appare per ciò che è (vale a dire una enorme montatura), ecco che il mainstream occidentale cambia obiettivo: se Putin non è coinvolto nei Panama Papers allora vuol dire che c’è lui dietro i Panama Papers.

IL NUOVO TEOREMA
Questa nuova e mirabolante teoria è avanzata da Clifford Gaddy importante analista della Brookings Institution e ripreso dai principali media americani e occidentali (Washington Post, Newsweek).
La Brookings Institution è il più importante think tank Usa; un Istituto di Ricerca specializzato in economia e politica, catalizzatore di miliardi di dollari di finanziamenti elargiti dal sistema finanziario americano e dall’apparato industriale e militare e influente su molti media.

Gaddy è costretto ad ammettere che la storia su Putin dei Panama Papers è “un cane che non abbaia”. E’ del tutto evidente, scrive, che i media hanno “preso di mira Putin in maniera di gran lunga sproporzionata rispetto alle prove che essi presentano”. L’Occidente ha pubblicato quei documenti con il chiaro tentativo di “mettere in imbarazzo Putin”, sul piano internazionale; e “se questa era la ragione il risultato è stato patetico perché la storia dei Panama Papers “è scivolata su Putin come l’acqua dal dorso di un’anatra”; ma sta avendo “un impatto negativo sulla stabilità occidentale”.

Ma come può essere accaduto questo? Secondo Gaddy, gli occidentali sarebbero caduti in una trappola.
La nuova teoria che prende forma nell’influente pensatoio americano, è questa: i Panama Papers sarebbero un’operazione dei servizi segreti russi: loro avrebbero rubato i documenti e loro li avrebbero venduti furbescamente agli occidentali ignari che si trattava di un trappolone. Protagonista di questa operazione sarebbe stato il Rosformonitoring, il Servizio Federale di Sorveglianza Finanziaria alle dirette dipendenze di Putin; la più potente Agenzia di gestione delle informazioni riguardanti riciclaggio di denaro, centri offshore.
L’obiettivo: distogliere l’attenzione per coprire la cleptocrazia russa di cui Putin sarebbe parte integrante; ma soprattutto raccogliere informazioni con cui ricattare personalità del mondo politico ed economico soprattutto Usa ed ottenere il loro “Kontrol”.

L’operazione sarebbe stata orchestrata in maniera tale che lo scandalo doveva coinvolgere Putin ma senza coinvolgerlo realmente, così da non fare apparire sospetti sulla regia occulta di Mosca.
Prove di queste affermazioni? Ovviamente nessuna.

E I SEGUGI DEL GIORNALISMO? 
Ma come è possibile che tutti i media occidentali, i più importanti giornali, le televisioni più seguite non si siano accorti del bluff ma anzi l’abbiano cavalcato? Ed il famoso Consorzio Internazionale di Giornalisti (l’ICIJ) composto da centinaia di firme di tutto il mondo che ha lavorato per oltre un anno sui Papers scovando le notizie più clamorose?
Semplice, l’intero sistema dei media si sarebbe fatto abbindolare dai russi. E quelli che fino a qualche giorno fa erano grandiosi segugi del giornalismo d’inchiesta internazionale, simbolo della superiorità morale dell’Occidente libero e democratico,vengono ridotti a dei pirla raggirati da Mosca.

NON RESTA CHE ASPETTARE
“I russi hanno buttato un’esca e gli Usa hanno abboccato”. E così dicendo, Gaddy ammette quello che noi abbiamo scritto fin dall’inizio; e cioè che la campagna mediatica sui Panama Papers e su Putin era un’operazione sotto dettatura.

Questo teorema sembra la trama di un romanzo di John le Carré; ma in realtà è il disperato tentativo di recuperare il fallimento di uno scandalo che è stato orchestrato dalle centrali dell’intelligence occidentali da cui, la libera stampa democratica, dipende.
Ora che è rimbalzato su molti importanti media americani, probabilmente nelle prossime settimane verrà propagandato in maniera capillare. Non resta che aspettare.


Su Twitter: @GiampaoloRossi

Articoli correlati:
Panama Papers, tutto quello che non torna
Il delirio di George Soros