titoNÈ ODIO, NÈ DISPREZZO
Caro antifascista del 2000 che inneggi a Tito e prendi per il culo le donne e i bambini infoibati, io non ti odio; perché l’odio è un sentimento nobile, è un “liquore prezioso” come scrisse Baudelaire, “e bisogna esserne avari”.
Quindi conservo questo nettare distillato del mio cuore a chi ha la dignità di essere un mio nemico, a chi vale tanto quanto me.

E in fondo, caro antifascista, nemmeno ti disprezzo perché “nel disprezzo c’è un’invidia segreta” come diceva Paul Valéry: “vi consolate col disprezzo la felicità che non avete, la libertà che non vi concedete, il coraggio che vi manca”.
E quando ti vedo insieme ai tuoi eroici compagni pestare in 10 un uomo a terra, colpevole di difendere la dignità di questo Paese, mi rendo conto che non ho proprio nulla da invidiarti: né la felicità che il tuo pavido cuore non conosce, né una libertà che tu, servo, non sai rispettare, né un coraggio che non puoi avere perché tutta la tua storia è senza coraggio.

Ah, se solo avessi letto una sola volta in vita tua Pasolini, comunista e antifascista, libero uomo perseguitato da una destra intollerante e da una sinistra conformista; lui, nella carne della sua diversità, aveva compreso il male insito nella tua essenza distruttiva e in quella ipocrisia che alimenta la tua violenza, già in quel 1968 da cui tu sei nato: “Avete facce di figli di papà. Vi odio come odio i vostri papà. Buona razza non mente. Avete lo stesso occhio cattivo. Siete pavidi, incerti, disperati (benissimo!) ma sapete anche come essere prepotenti, ricattatori, sicuri e sfacciati: prerogative piccolo-borghesi, cari.
Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti. Perché i poliziotti sono i figli dei poveri”.

Incise nella pietra, queste parole rimangono l’evocazione incancellabile di ciò che tu rappresenti nella storia di questo Paese. Ieri come oggi.

CARO ANTIFASCISTA TI RINGRAZIO
E allora, caro antifascista del 2000, non odiandoti e non disprezzandoti, sento in cuor mio di ringraziarti. E lo dico con stupore: io ti ringrazio.

Ti ringrazio perché tu mostri ciò che io potrei diventare se dovessi cedere all’ignoranza, alla violenza, all’intolleranza, alla paura di leggere la complessità del mondo; insomma, se dovessi diventare come te.

Sei un continuo monito affinché io uccida il demone che alberga in ogni natura umana: il demone della superbia e della spudorata pretesa di ritenersi sempre dalla parte del giusto.
Perché ogni volta che vedo la tua rabbia scaricarsi nelle piazze cariche di odio, nelle parole dei tuoi intellettuali vigliacchi, nei gesti dei tuoi politici ignoranti; ogni volta che vedo l’ipocrisia pelosa del tuo falso umanitarismo, della tua infida tolleranza, mi rendo conto di ciò che io non devo e non voglio mai essere.

NO, NON SIAMO UGUALI
Copia di d1459b17-51dd-46ec-b6a2-d7a7674c07e9Anche in questi giorni hai mostrato te stesso e per questo ti ringrazio.

Hai deciso di inscenare le tue manifestazioni antirazziste ipocrite e antifasciste fuori tempo storico, nel Giorno del Ricordo; quel 10 Febbraio in cui questa Nazione dovrebbe fermarsi a ricordare le migliaia di vittime italiane uccise e martirizzate da assassini comunisti slavi, protetti da vigliacchi comunisti italiani. Perché una nazione senza memoria è una nazione senza futuro.
E lo hai fatto apposta proprio per evitare che si parlasse delle Foibe, delle complicità di quella mattanza disumana; affinché si nascondesse nell’oblìo delle tue grida di piazza, quello che l’Unità scriveva in quegli anni: “Non riusciremo mai a considerare aventi diritto ad asilo coloro che si sono riversati nelle nostre grandi città”.
Quando la sinistra cacciava dalle città i profughi istriano-dalmati (donne e bambini non spacciatori nigeriani); quando sequestrava loro il cibo e l’acqua o picchettava i porti dell’Adriatico e le stazioni delle città italiane per impedire ai piroscafi e ai treni carichi dei nostri connazionali di riparare in Italia; perché erano testimoni scomodi di quel mondo di orrore che i tuoi padri difendevano e volevano replicare da noi.

Hai fatto di tutto perché nel Giorno del Ricordo, non si ricordasse. E in fondo ce l’hai fatta. Hai vinto tu.

Ma nonostante questo io ti ringrazio ugualmente perché per l’ennesima volta mi hai mostrato il volto di una verità negata dal mondo: e cioè che gli uomini non sono uguali. Tu non sei uguale a me. Io non sono uguale a te.

Come scrisse Ernst Jünger cantore del vero Ribelle: “gli uomini sono fratelli ma non uguali”. Forse ci rende fratelli la natura. Di sicuro ci rende diseguali l’anima.

La mia, io la custodisco gelosamente nella pienezza di una libertà che mi spinge a riconoscere dignità al mio nemico, ad onorare i suoi morti, a rispettare i suoi dolori e la sua storia.
La tua, l’hai venduta al mercato della tua vigliaccheria.

No, io e te, caro antifascista del 2000 fuori tempo massimo, non siamo uguali; e ti ringrazio proprio perché la tua stupidità mi ricorda continuamente questa grandiosa verità.


Su Twitter: @GiampaoloRossi

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