Bolla dei tulipani = bitcoin ?
La bolla dei tulipani non ha insegnato niente di Virginio Frigieri
“La bolla dei tulipani – scrive Virginio Frigieri su LombardReport.com – è nota anche come la prima grande crisi economica della storia. La bolla dei Tulipani esplode in Olanda nel 1637 dopo una folle corsa al rialzo. Ma cos’era successo? La coltivazione dei tulipani in Olanda era iniziata una quarantina di anni prima (nel 1593) dopo che il botanico Carolus Clusius, presso l’Università di Leiden, aveva verificato e accertato che i tulipani giunti dalla Turchia, riuscivano ad adattarsi anche alle severe condizioni climatiche dei paesi Bassi. Quel periodo storico coincise con una fase di crescita commerciale dei Paesi Bassi che, conquistata da poco l’indipendenza, si erano tuffati nel lucroso commercio con le Indie Orientali, dove un singolo viaggio poteva produrre anche profitti del 400%. I tulipani divennero in poco tempo una merce di lusso e uno status-symbol, e poichè i prezzi col passare del tempo non accennavano a diminuire si passò ben presto ad acquistare i bulbi di tulipano per fini speculativi. I prezzi raggiunsero cifre stratosferiche. Nel 1623, quando il reddito medio annuale di un olandese era di 150 fiorini, una specifica qualità di tulipano poteva costare anche un migliaio di fiorini olandesi. Tutti compravano bulbi per rivenderli dopo poco tempo con cospicui guadagni. La gente si convinse ben presto che quella passione per i tulipani sarebbe durata in eterno e che da tutto il mondo sarebbero fioccati ordini di persone abbienti per le quali nessun prezzo sarebbe stato troppo alto. Qualche anno dopo – scrive Virginio Frigieri su LombardReport.com – quando una famiglia di quattro persone viveva con 300 fiorini all’anno, le cronache del tempo (Gazzetta di Haarlem – Amsterdam) raccontavano di un contadino che aveva pagato per un solo bulbo di una rara qualità chiamata “ViceRè” la bellezza di: otto maiali, quattro buoi, dodici pecore, due carri di grano, quattro di segale, due botti di vino, quattro barili di birra, due barilotti di burro, mille libbre di formaggio,un letto completo di accessori, un calice d’argento e un vestito per un controvalore totale di 2.500 fiorini. Una cifra decisamente fuori da ogni logica. Si era cominciato con la vendita diretta dei bulbi dalla fine di giugno, quando si dissotterrano, fino a settembre quando si ripiantavano, ma dopo poco tempo fioristi e commercianti di tulipani, avrebbero iniziato a firmare, durante gli altri mesi, dei contratti “a termine” davanti a un notaio, per l’acquisto di tulipani con l’impegno di consegnare i bulbi in estate (un vero e proprio futures sui tulipani). Nel 1636 esisteva un mercato formale di questi futures, dove si commerciavano gli atti di acquisto e non più i tulipani. Questa pratica venne soprannominata non a caso “commercio del vento”. I commercianti inizialmente si trovavano in “collegi” presso le taverne del posto e gli acquirenti erano tenuti a corrispondere una “moneta del vino” del 2,5% ad ogni pagamento fino a un massimo di tre fiorini.
Divampa l’incendio della bolla dei tulipani
Nessun anticipo veniva corrisposto e i contratti erano tra le singole controparti e non con la Borsa, anche perchè dichiarati non-legali da alcuni editti statali. Ma nel 1936 i tulipani erano negoziati nelle borse valori di diverse città olandesi. Molte persone vendevano i loro possedimenti, case, terreni ed altro per poter speculare sul mercato dei tulipani. E alcuni speculatori come sempre accade fecero in effetti grandissimi profitti. A settembre del 1636 i prezzi schizzarono ancora una volta verso l’alto vertiginosamente. L’andamento rialzista proseguì nei mesi di novembre, dicembre e gennaio raggiungendo cifre da capogiro. Il prezzo record fu pagato per il bulbo più famoso, il Semper Augustus, che vedete nell’immagine) venduto per la bella cifra di 6.000 fiorini di allora (valutati circa 70.000 euro di oggi!!.).
Il 6 febbraio 1637 un focolaio di peste bubbonica rilevato ad Harlem – scrive Virginio Frigieri su LombardReport.com – mandò deserta un’asta di bulbi di tulipani normali. Nonostante la cosa fosse abbastanza comprensibile, questo fatto bastò ad accendere.. “il dubbio che si fosse esagerato” e la psicologia degli investitori (il cambiato mood sociale) fece il resto. Nonostante tutti gli sforzi degli operatori per sostenere la domanda, il mercato dei tulipani crollò. Cominciò a serpeggiare nella mente degli investitori che la domanda dei tulipani non avrebbe potuto mai più mantenersi a qui livelli e man mano che questa idea si insinuava, il panico aumentava e i prezzi tracollarono: la bolla scoppiò. Molte persone avevano contratti per acquistare tulipani a dieci o anche venti volte maggiori di quelli di mercato. Circa 20 giorni dopo la corporazione dei fioristi olandesi con una decisione che fu poi ratificata dal parlamento olandese stabilì che tutti i contratti a termine (tipo “futures”) dovevano essere interpretati come i contratti di opzione. Quindi mentre prima, l’acquirente di un contratto a termine era obbligato ad acquistare i bulbi di tulipano , dopo questo decreto, se il prezzo di mercato era sceso piuttosto che pagare il prezzo intero stabilito dal contratto, l’acquirente poteva scegliere di pagare una penalità (premio per il venditore) per rinunciare ai bulbi. Oggi tutti sanno che le striature dei tulipani sono prodotte da un’infezione da poty-virus (virus delle piante) che causano una distribuzione alterata dei pigmenti dei petali.
La nuova bolla dei tulipani: i bit-coin
Attorno al 2009 nascono i Bit-Coin, a cui nel tempo si affiancheranno altre così dette “cripto-valute”. Anche in questo caso chi ne ha comprato un migliaio di dollari quando costavano pochi dollari, oggi vendendoli ai prezzi attuali (sui 5.000$ al pezzo) qualche soddisfazione se la toglie… Quindi, premesso che dobbiamo sicuramente complimentarci e fare chapeau sia a chi ha dato fiducia a questo strumento sia con chi ha avuto l’idea di coniare una valuta completamente slegata e svincolata dalle angherie delle politiche monetarie, delle banche centrali e da quelle d’investimento, resta però il fatto che se qualcuno comincia a chiedermi se è meglio l’oro o i Bitcoin, allora un pò di preoccupazione mi viene…
Ora è indubbio – scrive Virginio Frigieri su LombardReport.com – che i Bitcoin, in effetti, hanno fatto esattamente quello che avrebbe dovuto fare l’oro, se non fosse stato per la manina invisibile delle banche, adeguatamente istruite da quelle centrali (FED in testa) e dai dipartimenti del Tesoro di metà G20 e non c’è nemmeno da stupirsi che la genialata di aver creato un surrogato dei metalli preziosi non attaccabile dagli interventi corsari dell’elite possa causare frustrazione a molti di coloro che hanno vissuto e stanno vivendo il periodo più folle di politica monetaria che la storia abbia mai visto. E non c’è dubbio che un pò di frustrazione sia venuta anche a noi che abbiamo provato a giocarci l’onda [B] di grado primario quando abbiamo dovuto vedere l’oro picchiare una, due tre volte sulla fottutissima resistenza dei 1300$/onz. Ma detto tutto questo resta un fatto su tutti che a mio modesto parere resta indiscutibile:
nessuno strumento finanziario eguaglia il possesso fisico di metalli preziosi!
Il possesso di oro e argento – scrive Virginio Frigieri su LombardReport.com – è altamente più sicuro e preferibile alla detenzione di un qualunque pezzo di carta (azione od obbligazione che sia)… figuriamoci di un Bitcoin dove manco il fottutissimo pezzo di carta avete in mano, ma quello che acquistate è banalmente un codice, un numero scritto dentro ad un Database di un computer che non sapete nemmeno dove si trova!! e che comunque è l’unica prova di possesso che avete… Ve lo dice uno che in mezzo ai computer ha iniziato a lavorarci negli anni ’70 quando in una città come Modena le aziende che possedevano un computer non impegnavano tutte e dieci le dita. Certo ve lo sanno vendere bene.. vi diranno che il Bitcoin è un mezzo di pagamento basato sulla tecnologia blockchain e questo per i gonzi potrà già sembrare la panacea di tutti i mali. In soldoni si tratta di un registro di transazioni la cui smisurata crescita ha già messo in crisi più di una volta il sistema, che crea una sorta di “partita doppia” crittografata ed immutabile in cui ogni singola transazione è indissolubilmente legata alla transazione precedente e alla successiva. Non c’è trucco, non c’è inganno siori e siori venghino …impossibile barare! Questo per dirla in parole comprensibili a tutti o quasi, è la “blockchain”.
E infatti il 90% dei problemi sulle cripto valute nascono fuori dalla blockchain…
Aspetti tecnici della nuova bolla dei tulipani: le criptovalute
Le criptovalute ora iniziano a moltiplicarsi… e voi vi troverete costretti a impostare – scrive Virginio Frigieri su LombardReport.com – un portafoglio bilanciato e diversificato… si dovrà decidere se tenerli online o archiviati offline …ovvero se fare Hot Storage o Could Storage come vi dicono ai corsi; ma non è finita perchè dovrete decidere dove salvare le chiavi d’accesso o dove nascondere la pennetta USB con sopra i file keystore altrimenti addio cripto… toccandovi lì… dovrete poi sperare che il software del portafoglio scelto non soffra di qualche bug altrimenti avrete orde di hacker pronti a “pasteggiare” coi vostri Bitcoin. Vi troverete a fare i conti con interfacce utente di exchange e portafogli ancora molto cerenti e per nulla friendly per cui vi troverete a spendere molto tempo e sottolineo molto, per capire come utilizzare l’insieme dei siti e dei softwaare che sono necessari. Dovrete controllare e ricontrollare e ricontrollare ancora le operazioni che state per fare sul portafoglio, PRIMA DI DARE INVIO, perchè se sbagliate una virgola , non avrete nessun intermediario, nessun numero verde, che vi possa aiutare a rimediare una cazzata fatta, ed ultimo ma non ultimo dovrete avere abbastanza pelo sullo stomaco per fare i conti con una volatilità mostruosa dove una fluttuazione del 10% ti succhia 500 euro al pezzo… I più giovani che sono più propensi alle novità potranno obbiettare che in ogni caso queste problematiche si stanno affrontando e col tempo andranno a risolversi. Per quello che ne posso capire io il mondo delle cripto valute magari ora è un pò meno selvaggio di un anno fa ma non credo che si avranno piattaforme amichevoli adatte ad un utilizzo di massa prima di 3-4 anni. Nel frattempo le blockchain cambiano… e se in questo articolo per semplificare abbiamo parlato dei Bitcoin, ci ne sono quasi una decina già attive ed almeno altre dieci in fase di sviluppo … con caratteristiche diverse e linguaggi di programmazione più duttili e amichevoli.
Aspetti pratici della nuova bolla dei tulipani
archiviate le questioni tecniche non dimenticatevi (e pensateci un miliardo di volte) delle questioni più pratiche… al giorno d’oggi quanti ti accettano in pagamento le cripto valute, escludendo magari i bar nei grattacieli di Singapore dove hanno il loro quartier generale le multi-milionarie start-up che sviluppano le cripto-valute??
All’inizio di quest’anno si contavano 14 milioni di cripto-portafogli in tutto il mondo. Considerando che i possessori di cripto-wallets raramente ne tengono uno solo, capiamo che saranno una metà o poco più di quei 14 milioni e che rispetto ai circa 7,5 miliardi di persone che popolano il pianeta, per ora sono ancora una goccia nel mare. Da qua si evince che, per il momento, l’effettiva utilità del Bitcoin è ancora molto bassa nella vita di tutti i giorni.
Conclusioni sulla bolla dei tulipani
Lungi dal voler dire che i Bitcoin vanno evitati come la peste bubbonica, però chi decide di farlo deve sapere che acquista un numerino scritto in un computer e che a tutt’oggi si tratta di tutto tranne che di “mercato regolamentato” ; se un giorno quel database va distrutto non andate poi in piazza a piangere e cioccare pentole e coperchi come quelli che hanno acquistato titoli tossici e poi pretendono che lo Stato intervenga e si faccia carico…
Ricordate sempre che dove e quanto investire è solo una questione di rischio e di solito più rischio ci si prende più le probabilità di perdere soldi crescono – scrive Virginio Frigieri su LombardReport.com – e meno dormirete alla notte. Anche quest’ultimo aspetto non va sottovalutato: quello che vi andava bene quando avevate vent’anni, ben difficilmente vi andrà ancora bene quando ne avrete quaranta e … se ahimè avete già passato i sessanta … non perdiamo nemmeno tempo a discuterne!!. Esempio? andare su due ruote (bici o moto che sia) comporta il rischio di finire col culo in terra e farsi male… le probabilità sono le stesse sia che abbiate 20, 40 o 60 anni, ma se vi rompete una gamba a vent’anni i tempi di recupero e guarigione saranno di norma abbastanza rapidi… a quaranta sicuramente meno … over sessanta, rischiate di non godervi più appieno la sudata pensione… meditate gente meditate!.
La marea di liquidità in cui stiamo sguazzando da quasi 10 anni non si è creata grazie ad un aumento dei consumi e men che meno grazie ad un aumento della produzione o dall’adozione di nuove rivoluzionarie tecnoligie. L’unica origine della liquidità in cui stiamo affogando è il DEBITO.
Il debito ha causato l’inflazione degli asset azionari gonfiando i prezzi di tutti i più importanti titoli sulle piazze d’affari. L’acquisto di larghe fette di debito da parte delle banche centrali ha poi temporaneamente salvato i bilanci delle banche da un terribile bagno di sangue e nel frattempo tutte queste banche hanno ingurgitato derivati e strumenti collaterali come fossero noccioline.
Quando sul debito verrà il giorno del giudizio (e presto o tardi verrà) si correrà a vendere tutto il possibile – scrive Virginio Frigieri su LombardReport.com – per coprire i debiti e limitare le perdite. A quel punto l’unica cosa che conterà per poter effettuare una transazione sarà possedere fisicamente il bene che si vuole scambiare ed è per questo che personalmente (ma fate quel che credete) preferisco comprare oro piuttosto che Bitcoin anche se capisco che fra alcuni anni le cripto valute potranno diventare il futuro. Sarà da vedere se alla fine ne prevarrà una sola, o ogni paese avrà la sua. Ma nel frattempo penso che sottovalutare i metalli preziosi per preferirgli dei surrogati in un delicato periodo di transizione come questo, sia un pò come fare una salto nel buio senza sapere se davanti a te ci sono uno o due gradini o un dirupo di mille metri.
A proposito della volatilità vi prego di notare sul grafico sopra – conclude Virginio Frigieri su LombardReport.com – come dal massimo della settimana scorsa al minimo di questa settimana l’escursione dei prezzi è stata di un migliaio di dollari !!”
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