L’immigrazione dall’Africa e dal Medio Oriente ha raggiunto un punto di rottura: la buona stagione è appena cominciata e abbiamo già avuto giorni in cui gli arrivi hanno superato le mille unità. Se è vero – e non c’è motivo di dubitarne – che in Libia ci sono da 500.000 a un milione di migranti già pronti a imbarcarsi sui barconi dei trafficanti (una parte dei quali farebbero parte dell’ISIS), è da prevedere che in assenza di provvedimenti drastici entro l’anno la maggior parte di costoro si riverserà sulle nostre coste e dovrà essere accolta, assistita e mantenuta, con conseguenze drammatiche anche per le nostre finanze. Già ora, numerose regioni, di destra e di sinistra, si rifiutano di accogliere nuovi migranti, in una ribellione contro lo Stato centrale ai limiti della costituzionalità.  La fine dell’0perazione Mare Nostrum e la sua sostituzione con Triton non ha portato alcun cambiamento: la nostra Guardia Costiera continua ad andare a soccorrere le carrette del mare quasi fino alle acque territoriali libiche, la flotta fornita da Frontex fa più o meno altrettanto, e gli altri natanti che chiedono assistenza, talvolta addirittura subito dopo la partenza, vengono soccorsi – in base alla legge del mare, da uno dei tanti mercantili che transitano per il Canale di Sicilia. Non si capisce peraltro in base a quale norma i “naufraghi” raccolti da navi straniere in acque internazionali vengano poi tutti sbarcati nei porti italiani.

Negli ultimi giorni si sono registrate due novità inquietanti. Primo, la rissa tra migranti musulmani e cristiani che ha portato al barbaro assassinio di dodici di questi ultimi, e l’intervento armato di una sedicente vedetta libica per impadronirsi di un barcone appena svuotato del suo carico umano. Il primo episodio dimostra che, con l’ondata di cosiddetti “disperati” stanno arrivando chissà quanti delinquenti, per giunta (presumibilmente) seguaci dell’Islam più estremo. Il secondo, è solo l’ennesima prova che la Libia è ormai del tutto fuori controllo, che i trafficanti di uomini si sono impadroniti anche delle unità dell’ormai ex marina libica e (interpretazione ottimistica) che essi abbiano ormai una certa carenza di imbarcazioni, per cui sono disposti anche ad intraprendere azioni belliche pur di recuperarne qualcuna.

Questa è la diagnosi, adesso veniamo ai possibili rimedi. Un primo provvedimento da prendere, conformemente anche al diritto internazionale, sarebbe di dividere i migranti a seconda del Paese di provenienza: stilare perciò  un primo elenco di Paesi, come la Siria, l’Eritrea o la Somalia, da cui può essere davvero necessario fuggire per sopravvivere, e un secondo elenco di Paesi dove la vita si svolge regolarmente, come il Senegal, il Ghana, la Costa d’Avorio, la Guinea o perfino la Nigeria(con l’eccezione delle province in cui imperversa Boko Aram) e da dove si “fugge” solo per ragioni economiche. Ai cittadini dei primi non si può negare la richiesta di asilo politico o umanitario, quelli dei secondi dovrebbero essere rispediti indietro senza indugio, se non altro per evitare che altre centinaia di migliaia li seguano. Questa semplice selezione in base alla nazionalità potrebbe, a mio avviso, quasi dimezzare il numero delle persone che siamo tenuti ad accogliere.

Una seconda operazione, più controversa, ma tecnicamente abbastanza semplice, sarebbe una serie di raid nei porti libici di partenza (magari con il consenso del governo internazionalmente riconosciuto e costretto a rifugiarsi a Tobruk) a opera dei nostri Consubin e di simili reparti degli altri Paesi europei interessati con l’obbiettivo di distruggere la flotta di barconi, gommoni e pescherecci pronta a imbarcare  i migranti. L’intervento sarebbe senza dubbio criticato e deplorato da chi vuole aprire le porte a tutti, ma in realtà avrebbe lo stesso effetto della vigilanza che Gheddafi, nel quadro degli accordi con l’Italia, esercitava sulle sue coste; e avrebbe il consenso della maggioranza degli italiani. A rimetterci, certo, sarebbero i migranti in attesa, ma  la maggioranza di loro ha affrontato volontariamente questa avventura con tutti i rischi relativi.

L’intera Europa sta prendendo coscienza che – se non si adottano rimedi radicali – l’invasione dall’Africa assumerà presto proporzioni assolutamente insostenibili per un continente come il nostro, già più densamente popolato degli altri, anche per le profonde differcenze culturali tra noi e i nuovi arrivati . Il sentimento anti-immigrati sta infatti crescendo ovunque in maniera esponenziale, con conseguenze politiche che arrivano fino alla lontana Scandinavia. L’ONU, che in realtà dovrebbe farsi carico di un fenomeno di queste dimensioni, magari dirottando una parte dei migranti “aventi diritto” verso Paesi che hanno più spazio, non mi sembra intenzionata a muoversi. Se non vuole essere sommersa, l’Italia (e il resto della UE) devono perciò provvedere da sé, con buona pace della signora Boldrini e dei troppi che la pensano come lei.

 

 

 

Tag: , , ,