Dall’ONU risoluzioni vergognose
L’intero Medio Oriente è in fiamme, L’ISIS ha già massacrato e decapitato centinaia di persone, le donne catturate dagli jihadisti vengono stuprate e vendute come schiave, la carneficina seguita alla Primavera araba lascia sgomenta qualsiasi persona civile, e che cosa fa l’Organizzazione mondiale della Sanità, agenzia dell’ONU che dovrebbe occuparsi della salute di noi tutti? Invece di occuparsi della spaventosa tragedia umanitaria in Iraq, in Siria o in Yemen, la sua assemblea generale riunita a Ginevra condanna, su denuncia del dittatore Assad, lo Stato d’Israele “per violazione del diritto alla salute dei siriani nel Golan”. E la cosa più incredibile è l’esito della votazione: 104 voti a favore, 4 contrari (non sono riuscito a scoprire chi siano stati i coraggiosi), 6 astenuti e 65 Paesi che, per non partecipare alla farsa né inimicarsi il fronte arabo, hanno preferito uscire dall’aula. Per quanto ci risulta, non c’è stato un solo rappresentante di un Paese dell’Unione europea che si sia indignato e abbia cercato di impedire una simile ignominia. Federica Mogherini, dov’eri?
Le risoluzioni antiisraeliane dell’ONU e delle sue varie agenzie, tutte dominate dal blocco terzomondista, non sono certo una novità. Se ne contano a decine, se non a centinaia, a cominciare da quella famigerata del 1975 con cui l’ONU equiparava formalmente il sionismo al razzismo (un’assurdità tale che le stesse Nazioni Unite hanno successivamente dovuto ritrattare). Ma questa sui siriani del Golan passa veramente ogni limite, perché contraddice fatti accertati da tutti i media del mondo. Quando in Siria è scoppiata la guerra civile, e civili e perfino militari feriti hanno cominciato a presentarsi alla sua frontiera per farsi curare, Israele, invece di respingerli, si è infatti affrettato ad allestire nel Golan un ospedale da campo, dove nel corso dei mesi sono state operate e curate 700 persone, sono venute a partorire diverse donne disperate e da cui i casi più gravi sono stati dirottati sull’ospedale di Safed. Una vola guariti, molti dei feriti siriani sono tornati (o hanno cercato di tornare) a casa, altri sono tuttora in convalescenza -gratuita-in Israele.
L’Autorità palestinese (la stessa che ha rifiutato asilo ai profughi del campo di Yarmouk assalito dall’ISIS con il pretesto che, in tal modo, avrebbero rinunciato al loro stato di rifugiato e perciò al famoso quanto impossibile “diritto al ritorno”)ha approfittato dell’occasione per accusare Israele di tutta una sequela di presunti peccati contro gli abitanti di Gaza e della Cisgiordania, evitando accuratamente di menzionare il fatto che è negli ospedali israeliani che i malati gravi palestinesi, compresi una nipote del capo di Hamas a Gazah Haniyeh e perfino la moglie del presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen sono venuti a farsi operare.
Invece di riconoscere tutto ciò, l’OMS, con la complicità dell’Occidente, mette in croce gli israeliani per fatti che non hanno il minimo riscontro nella realtà. Nello stesso spirito, lo Stato ebraico viene sempre accusato di qualche misterioso secondo fine quando corre in aiuto delle popolazioni di Paesi colpiti da disastri naturali, come Haiti e ultimamente il Nepal. Non c’è poi da stupirsi che Israele non si fidi più di nessuno, e quando noi ritualmente lo invitiamo a fare un accordo con i palestinesi realizzando la mitica soluzione dei “due stati che vivono in pace e armonia uno accanto all’altro”, risponde che non può fare una pace che esporrebbe il cuore del suo territorio ad attacchi terroristici con gente che – vedansi tutte le carte geografiche della regione pubblicate dagli arabi – non riconosce neppure la sua esistenza.