Una volta, quello che mi piaceva del cerimoniale dei matrimoni a Scutari, era il giorno in cui si portava la dote alla sposa, e la valigia che la conteneva ritornava a casa vuota. Me lo ricordo bene, perché il non-peso della valigia si scuoteva nelle mie mani mentre correvo ad aprirla. Non so per quale motivo mi sia rimasta impressa nella memoria lo scampolo di seta rossa con cui era foderata all’interno. Forse perché era la stessa valigia che faceva il giro di tutto il clan famigliare in caso di matrimoni. Ma, a parte questo, alcune belle persone, si premuravano di riempirla di ogni sorta di dolci, lavoretti in filigrana e altri deliziosi oggetti, che a me risultavano più preziosi della stessa dote messa insieme, con tanta fatica nella ristrettezza di quei tempi, dalle donne anziane della famiglia dello sposo. Non ero l’unica, perché dietro di me correvano tutti i famigliari a contemplare la creazione della “gratitudine” racchiusa in uno spazio vuoto.

Avere o sapere? Avere o esistere? Il mio ricordo sopravvive grazie alla creatività usata per abbellire una valigia vuota. Invece nulla mi è rimasto dei tagli di tessuto o delle scarpe, acquistate sottomano al mercato nero, delle numerose doti. E non perché fossi piccola e non mi interessassero. Al contrario. Sono sempre stata affascinata dalle cose belle, ma il ricordo è stato tenuto in piedi dal valore della qualità, non della quantità. E’ istintivo. Solo che ci vuole tempo per comprenderlo e per riconoscerlo.

Non abbiamo più tempo. Nessuno ha più tempo.

Perché dovrebbe essere tradotto tutto in denaro? Il denaro è indispensabile fino a quando è  a nostro servizio, ma a quanto pare stiamo diventando schiavi suoi, e in queste circostanze, è improbabile poter essere utili come genitori, come coniugi e come amici. Ci siamo trasformati in servi, così… impercettibilmente e progressivamente.

Dopo tutto si tratta, di carta stampata prodotta dall’ingegno umano.

Questa storia non riguarda le persone che lavorano duramente per il guadagnarsi la pagnotta. È rivolto a coloro che i soldi già ce li hanno e li aumentano con fragorosa gelosia, di traffico in traffico, in competizione tra di loro su chi viaggia di più, su chi dimagrisce di più nel corpo e su chi ingrossa di più le tasche, di compromesso in compromesso. Bombardano inutilmente la gente comune, con l’avidità delle loro foto a colori o in bianco e nero, su piccoli e grandi schermi.

L’avidità  poi tira un respiro profondo negli angoli dei villaggi piu sperduti del paese, riuscendo a sconvolgere la loro vita in un solo minuto. Perché  l’aureola che vedono questa volta non è potatrice di luce ma solo di cecità. Come fu illuminato, Alessandro Magno, che prima di tramandare ai posteri il messaggio della potenza penso’ bene di lasciarne un altro: ” al momento in cui disporrete la mia salma – decreto’ –  voglio che le mani siano lasciate penzolare fuori dalla bara perché la gente capisca che colui che conquistò il mondo, se ne andò a mani vuote.”

Tutti noi ce ne andremmo così.

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