La Banca Mondiale e Pwc hanno pubblicato oggi l’edizione 2018 del «Paying Taxes», il rapporto annuale che rileva e analizza i costi per imposte e tasse in capo alle aziende, il connesso carico amministrativo per versamenti d’imposta e i diversi adempimenti fiscali registrati nel corso del 2016. In sostanza, il rapporto analizza a livello globale la facilità nel pagare le imposte in 190 economie e fotografa l’incidenza della tassazione dell’attività produttiva nei singoli Paesi, attraverso un caso di studio che ha ad oggetto un’impresa domestica di medie dimensioni.
In particolare vengono esaminati tre indicatori: il Total Tax & Contribution Rate (“TTCR”), che misura il carico fiscale e contributivo per le imprese (non la sola pressione fiscale); il tempo necessario per i diversi adempimenti relativi alle principali tipologie di imposte e contributi (imposte sui redditi, imposte sul lavoro e contributi obbligatori, imposte sui consumi) il numero dei versamenti effettuati. A questi si aggiunge poi il post filing index, che misura i tempi per ottenere un rimborso Iva, ovvero per correggere un mero errore nella dichiarazione dei redditi.
Come è messa l’Italia nel ranking? Il TTCR 2016 è pari al 48%: è un dato che registra una diminuzione di 14 punti percentuali rispetto al 2015 (a fronte di un TTCR globale pari a 40,5%); 238 ore impiegate per gli adempimenti fiscali (erano 240 nel 2015), a fronte di un dato globale pari a 240 ore; costante il numero dei pagamenti: resta pari a 14.
Poteva andare peggio, potevamo scendere nella classifica. Il problema è che il TTCR si colloca ancora al di sopra della media mondiale (40,5%) ed europea (39,6%). Il numero delle ore impiegate per gli adempimenti fiscali in Italia diminuisce: nel 2016 sono 238 (erano 240 nel 2015). Ciò alla luce dell’eliminazione dell’adempimento relativo alle comunicazioni Iva annuali. Ma attenzione: a livello europeo (dato medio), il numero di ore è sensibilmente più basso: 161. Non cambia invece il numero dei pagamenti effettuati dalle imprese: restano 14, contro i 12 di media a livello europeo e i 24 a livello globale. Non solo. In Italia le imprese impiegano 42 ore per la richiesta di rimborso Iva, incluso il tempo speso per rispondere alle richieste ricevute nel corso delle verifiche fiscali dell’Amministrazione Finanziaria (18,4 ore la media mondiale; 7,1 ore la media a livello europeo). Il tempo di attesa del rimborso è di 62,6 settimane e copre un periodo di sei mesi (26 settimane) che intercorre tra l’acquisto del bene e la presentazione della dichiarazione Iva annuale (nel caso di studio condotto dal rapporto l’impresa non può richiedere il rimborso dell’imposta su base trimestrale). A livello globale il tempo stimato è di 27,8 settimane; a livello europeo si scende a 16,4 settimane. In Italia, sempre stando al caso in analisi, le imprese impiegano in media 5 ore per correggere un errore nella dichiarazione dei redditi, riportando un risultato migliore rispetto alla media mondiale ed europea (16 ore la media globale; 7,3 ore la media europea).
Il rapporto evidenzia che il ranking complessivo attribuito all’Italia è 112, su 190 economie oggetto di analisi. Poteva andare peggio, potevamo arrivare ultimi.