Quando ero piccola mia nonna mi ripeteva sempre: “Alessia, non farti mai mantenere da nessuno. Devi sempre poterti comprare un paio di collant.
Il collant… questo sì che è un simbolo dell’8 marzo, altro che un malefico fiore.

Riflettiamoci: le calze sono adatte a ogni stile, dalla femme fatale alle donne proto-orso femministe per pigrizia. La mimosa puzza, il collant no… se non dopo otto ore e sicuramente a nessuno verrebbe mai in mente di avvolgerle nella carta  e regalarle a tutte quelle che incontra.

Quindi ecco la proposta. Rottamare il fiore puzzone e sostituirlo con il collant. Obiettivo: trasformare l’otto marzo in un immenso swap party della biancheria.
Ed evitare che ogni anno le donne si sentano delle handicappate senza il posto riservato.

Dei collant si dice che si rompono subito o durano una vita. Questione di denari: se il 2018 sarà ricordato come un anno record per la ricchezza delle miliardarie di tutto il mondo, è anche vero che delle prime dieci donne più ricche nella classifica di Forbes Billionaires, otto hanno hanno ereditato la loro fortuna.
Chissà che ne penserebbe mia nonna… Tecnicamente loro il collant se lo possono permettere, anche se per comprarlo hanno dovuto aspettare che schiattasse qualcuno.

La strada è lunga perché la cosa… qualunque cosa si festeggi oggi… si realizzi.
Sì, ma quanto lunga? A quanto pare due secoli.
217 anni, per la precisione, stando ai calcoli del World Economic Forum.
Quindi.. buttiamoci.
E non solo giù dal balcone, ponti o massicciate…

Buttiamoci e basta.

Senza rete e con il collant smagliato.

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