Santo Sepolcro

Santo Sepolcro in Gerusalemme 

Sono le 4 del mattino del 24 maggio. La notte comincia a schiarire verso le gole del Cedron, mentre i passi regolari di un uomo risuonano sul lastricato dei vicoli dì Gerusalemme. È diretto alla basilica del Santo Sepolcro, sul luogo del Golgota, dove i Vangeli pongono la morte e la resurrezione di Cristo. Là dove Elena, madre dell’imperatore Costantino, trovò il sacro legno su cui fu crocifisso il Messia; là dove riposarono le spoglie mortali di Goffredo di Buglione e dei re latini di Gerusalemme. La storia del mondo da due millenni ruota intorno a quella nuda roccia, centro del paradiso terrestre, sede del cranio di Adamo da cui germogliò l’albero della croce.

Sono passati due mesi da quel 24 marzo, quando il ministero israeliano della sanità aveva ordinato a quell’uomo di chiudere la basilica per l’emergenza covid.

Era successo solo un’altra volta nella storia: nel 1349, con la peste nera. Anche allora un suo antenato aveva custodito la chiave in attesa degli eventi.

L’uomo è Adeeb Jawad Joudeh al Alhusseini,  musulmano palestinese. Nel 1184 Saladino incaricò la sua famiglia di custodire le chiavi del cuore della cristianità per dirimere le pretese delle tre chiese (latina, greco-ortodossa, armena). Da allora, due volte giorno si dirige silenziosamente ad aprire e chiudere il grande portale di legno.

Sugli estremi di quella chiave si incontrano due realtà. Da una parte una discendenza antica e significativa per il mondo musulmano, (Husayn ibn Ali figlio di Ali genero di Maometto e quarto califfo considerato dallo scisma successore del Profeta ndr), erede dell’alta borghesia dell’impero ottomano, dall’altra le tre Chiese del mondo cristiano, custodi della verità dei Vangeli. Tensioni, scontri, intolleranze si fondono nel ferro di quella chiave a cuneo lunga un palmo.

La cerimonia che si ripete identica da secoli. La chiave gira e i responsabili delle comunità religiose rinchiusi all’interno tirano i battenti dischiudendo un mistero al mondo.

Saranno ammesse solo 50 persone nel rispetto dei protocolli sanitari, ma per tutti i cristiani del mondo, nel giorno di Maria madre dell’Aiuto (Ausiliatrice) insieme a quel portale si apre un ritorno agli spazi dell’anima, anch’essi resi inaccessibili dalla pandemia.

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