Sono le otto del mattino del 31 maggio 1920, nuvole basse avvolte da una fitta pioggia oscurano la pista d’atterraggio allestita nel parco Yoyogi di Tokyo. Sul verde del prato ondeggiano 200 mila persone in attesa di un segno dall’orizzonte; sotto gli ombrelli, una selva di bombette, cilindri, sete giapponesi e tweed inglesi in un disordinato miscuglio di oriente ed occidente. Un biplano appare improvviso, strappando le nubi a poche decine di metri dal suolo. Banzai Italia! Il grido esplode potente all’unisono. Le eliche continuano a girare, mentre il pilota venticinquenne Arturo Ferrarin e il motorista diciannovenne Gino Cappannini scendono alzando […]