«Sono un futurista, nato ad Alessandria d’Egitto, di madre milanese, di padre vogherese, allattato da una nutrice di Kartum, quindi italianissimo senza italiana città nativa, ma mi sento napoletano per il mio sangue ardente e la mia gesticolazione eccessiva ma utile per figurare plasticamente la verbalizzazione del pensiero». Marinetti si innamorò di Capri a cinque anni da una piccola gouaches custodita in un album di vedute italiane con la copertina di legno. Era un’immagine notturna, illuminata da un chiarore diafano: quanto di più passatista ci possa essere per il poeta dell’assassino del chiaro di luna. Decenni più tardi, il padre del […]