Dicò… The fire Artist
Passeggiando per le vie del centro ci si imbatte, in via del Babuino 195, nella galleria di Dicò in stile factory neyorkese.
Dicò, Enrico di Nicolantonio, artista romano, matura le sue prime esperienze artistiche nell’Istituto d’arte a via di Ripetta e poi in studi e laboratori di artisti. Nel 2012, dopo un periodo come grafico, approda all’arte casualmente, in un momento buio, emotivamente molto difficile. Riscopre la passione per la pittura decidendo di dedicar visi a tempo pieno: in essa riversa emozioni, paure, sensazioni, desideri.
Individua la base del suo linguaggio artistico nella Pop art di Andy Warhol e nelle combustioni materiche di Alberto Burri: con estrema innovazione, mettendo in evidenza il proprio carattere e personalità, la sua originalità ed unicità.
Il fuoco è l’elemento distintivo, da esso attinge forza vitale ed energia. Le sue opere sono realizzate su tavola da una combinazione di resine, sovrapposizioni di materiali diversi, anche industriali, corrosioni e combustioni. Acquistano plasticità scultorea grazie a quello che i critici hanno definito ‘il miracolo della combustione’: la fiamma, sostituendosi al pennello, modella, plasma, buca la lastra in plexiglas che avvolge l’intera superficie, mentre il neon, introdotto dall’artista dopo un anno dalle prime creazioni evoca un estremo potere comunicativo.
L’impatto visivo è sorprendente. Dicò riesce ad intercettare, interpretare e rielaborare in maniera singolare stimoli e linguaggi espressivi, artistici e culturali, dell’Italia e dell’America, paesi tra i quali si divide.
Il 12 giugno 2015 è stata inaugurata a Roma, al civico 55 di via Margutta, l’Art Gallery Dicò: una galleria d’arte permanente dell’artista romano, un suo spazio espositivo, disposto su due piani, che ne rappresenta il cuore pulsante.
Riscuote successo a livello internazionale: molte sono le star di Hollywood che si sono fatte ritrarre o che desiderano un’opera unica di Dicò.
Nel 2015 l’11 luglio Dicò è ad Ischia in occasione dell’apertura dell’Ischia Film & Music Global Fest per inaugurare una sua mostra itinerante, mentre il 13 dicembre ha organizzato nella sua galleria una mostra tutta al femminile, Dicò e le icone del cinema, dedicata a dieci grandi attrici, Sofia Loren, Anna Magnani, Angelina Jolie, Penelope Cruz, Marilyn Monroe, Virna Lisi, Claudia Cardinale, Ursula Andress, Brigitte Bardot e Luisa Ranieri, in onore delle quali ha realizzate dieci opere straordinarie.
Dopo il grande successo ottenuto in occasione della mostra dedicata a Marilyn Monroe a 50 anni dalla sua scomparsa, con la presentazione dell’opera Il diamante di Marylin, Dicò inizia, nel 2012, la collaborazione con la Ca’ d’Oro di Roma e Miami e vengono organizzati numerosi eventi ed esposizioni, tra i quali al Macro di Testaccio, all’Auditorium della Conciliazione, alla Galleria Bosi.
Guido Lombardo, della Titanus Cinema, ha arricchito la sua prestigiosa collezione privata di alcune sue opere, ma anche altri personaggi del panorama culturale italiano ed internazionale hanno opere dell’artista romano alle pareti delle proprie (Marta Marzotto, Ivana Trump, Renzo Rosso e Pippo Baudo).
È noto l’amore tra Dicò e le star di Hollywood che rimangono stregate dalle sue opere: l’artista va ad omaggiare con i suoi capolavori personaggi come Dustin Hoffmann, Owen Wilson, Penelope Cruz e il marito Javier Bardem, Ivana Tramp, Kerry Kennedy, alla quale ha donato l’opera JFK, ed il cantante statunitense Lionel Richie. Dicò è stato anche invitato dal premio Oscar Morgan Freeman a Los Angeles per esporre tre opere insieme nel mese di dicembre 2015.
Anche in Italia il suo talento non passa inosservato: è stato scelto per inaugurare la 20esima edizione dell’evento ‘Capri, Hollywood’, dedicato alla diva francese, dal 26 dicembre al 2 gennaio 2016, con l’opera che ritrae Brigitte Bardot.
Sylvester Stallone, grande appassionato d’arte, ha selezionato un’opera dell’artista romano per la sua collezione privata ed ha invitato Dicò a Los Angeles in occasione dell’88esima edizione della notte degli Oscar, esprimendo, inoltre, la volontà di realizzare una mostra in Europa ed in America con l’artista.
Lo incontro i primi di marzo nella Galleria di via del Babuino, dove dopo alcuni giorni i riflettori si sono accesi per festeggiare il suo compleanno, alla presenza di tanti attori, in una location informale per festeggiamenti a base di champagne e finger food, con una colonna sonora che ha fatto scatenare tutti in pista sulle note deep pause e indie dance. Dicò, sempre disponibile ai suoi amici, mi ha rilasciato una intervista nella quale si è raccontato un po’.
K. N.: Cosa provi quando stai realizzando un’opera?
D.: Quando creo mi estraneo da tutti i problemi del mondo esterno, evito anche di guardare la tv. I media comunicano solo le difficoltà ed i problemi quotidiani, la crisi.
Il lavoro mi permette di entrare in contatto con il mio mondo. Mi sveglio al mattino e sono felicissimo: se dovessi perdere l’arte probabilmente perderei la vita.
K. N.: Perché ti rende così felice lavorare?
D.: Mi occupo di ciò che mi piace di più: la mia passione è diventata il mio lavoro principale. Mi sto rendendo conto di quanto sia in crescita e stia diventando importante anche dal punto di vista imprenditoriale. Ho tante richieste da tutto il mondo e non posso permettermi di sbagliare: estremamente piacevole, ma che crea al contempo una certa tensione.
K. N. : Come hai scoperto il tuo talento?
D.: Mi ero appena separato dalla mia prima moglie e vivevo una situazione psicologicamente molto pesante. Mi son ritrovato solo con i miei due figli. Giravo sempre con la bicicletta ed andavo a pregare nelle chiese di Roma almeno due ore al giorno. Parlavo con le persone senza vederle. In quel periodo avevo difficoltà a comprendere la possibilità di un futuro migliore.
K. N. : Come hai fatto ad uscire dalla depressione?
D.: In quel periodo lavoravo come grafico pubblicitario ed abitavamo a casa di mia madre che mi ha aiutato molto. Improvvisamente mi sono trovato da benestante a non aver più niente: ho vissuto un periodo della mia vita molto difficile. Riferivo allo psicologo di sentirmi meglio strappando i manifesti pubblicitari e lui mi esortava a continuare fino al giorno in cui, accendendo e spegnendo un accendino sotto una lastra di plexiglas, si è formata una bolla che ho dovuto alzare per non bruciare il pavimento: ho dato vita ad una scultura. Ho cominciato ad usare la fiamma ossidrica ed ho creato la mia prima opera: Marilin Monroe con un enorme diamante nero al posto del suo neo. Il diamante di Marylin, l’opera dedicata all’attrice americana, è stata presentata alla galleria Ca’ d’Oro in occasione dei 50 anni dalla sua scomparsa e poi portata a Miami per esporla durante l’Art Basel: in quell’occasione tantissime persone erano in fila con la macchinetta fotografica davanti il mio capolavoro, piantonato da un poliziotto… non credevo ai miei occhi. Da quel momento sono continuamente intervistato: la mia opera è stata accostata alla produzione di Roberto Burri, del qual asseriscono sia l’erede artistico.
K. N. : Da quanto tempo realizzi queste opere?
D.: Sei anni.
K. N. : Sei riuscito ad affermarti ed avere successo in un breve tempo…
D: Sì. Ho avuto una crescita esponenziale: sono alla 42esima mostra e sono stato per tre anni di seguito all’Art Basel. Andrò ad Hong Kong, a Montecarlo, a Milano a Palazzo Kiton in via Pontaccio, poi esporrò quattro opere all’Ambasciata italiana a Monaco. Ho molte richieste, ma sono estremamente selettivo.
K. N. : Hai avuto molto successo anche a Los Angeles?
D.: Sì. Con Morgan Freeman, Dustin Hoffman, Penelope Cruz, Javier Bardem. Sto organizzando di fare una mostra con Sylvester Stallone in quanto anche lui è un appassionata d’arte e dipinge.
K. N. : Dove la farete?
D.: Dobbiamo ancora decidere. Forse in Europa. A settembre sarò a Venezia durante il Festival del Cinema. Al momento sto preparando un quadro dedicato ad Ennio Morricone. Avevo fatto un quadro a Leonardo di Caprio con la statuetta in mano prima che vincesse l’Oscar! Quando verrà a Roma glielo regalerò.
K. N.: Non tutte le tue opere hanno le luci al neon…
D.: Sei stata molto attenta. Il neon è arrivato dopo la seconda separazione: le prime opere erano molto buie, scure, poi con la rinascita ho introdotto il neon, lo stesso che utilizzavo per lavorare, ormai non più sul mercato… è diventato arte contemporanea ed io l’ho inserito nella mia arte. Un neonista realizza dei neon secondo il disegno che gli preparo.
K. N. : Qual è la quotazione delle tue opere?
D.: Dai € 5000 fino ad arrivare a € 30.000 / € 50.000: dipende dalla grandezza dell’opera.
Presso la Galleria Benucci, in via del Babuino, il quadro delle Torri gemelle viene venduto a € 50.000: ho impiegato un anno per realizzarlo.
K. N. : Come fai a creare le tue opere?
D. : Prendo una foto, la sdrammatizzo, la rendo pop art, la lavoro con milioni di colori, la lavo, la invecchio. A volte ci passo sopra l’acetone o l’alcool, il sapone, la tintura di iodio e appare un colore che sembra di 500 anni fa, con un mix di composti chimici secondo la forza che voglio imprimere: si ossida e si invecchia.
K. N.: Chi ti prepara le miscele? Fai tutto da solo?
D: Sì. Quando creo entro in un contatto in maniera personale con l’arte, penetro un’altra dimensione. Nella mia galleria in via del Babuino c’è una parte dietro, nella quale realizzo i miei quadri: la gente si ferma a guardarmi incuriosita.
Le opere di Dicò non sono mai banali o scontate, esprimono una estrema originalità compositiva ed una forza espressiva data dalla fusione di elementi diversi: arte, tecnica e passione permettono all’artista di trovare nel fuoco quell’energia vitale per continuare a sognare.