Un po’ Anna Wintour e un po’ Mara Maionchi è Roberta Tagliavini ovvero Robertaebasta, questo il nome del suo brand. La regina delle trattative folli e degli acquisti infallibili è abile mercante, sia nelle aste del programma Cash or Trash che nel docureality La Mercante di Brera, in onda su La Nove. Come se non bastasse, Roberta Tagliavini ha ricevuto un prestigioso riconoscimento: l’Ambrogino d’Oro 2024, conferitole dalla Commissione del Comune di Milano, lo scorso 7 dicembre presso il Teatro dal Verme. L’onorificenza, ogni anno assegnata a uomini e donne di merito che abbiano dato un contributo significativo alla città di Milano, premia personalità del mondo della cultura, dello spettacolo, e dell’azione sociale impegnate a promuovere l’immagine della città. L’iconica antiquaria capace di anticipare le mode e diffondere il gusto del  bello, e sue vetrine sono meta di appassionati di art noveau e design, è attivamente impegnata nel sociale, in particolare modo nella lotta contro i tumori e nel sostegno alle giovani donne all’interno di un progetto del comune di Milano, incoraggiandole a trovare la propria strada, come ha fatto lei. “Sono felicissima – ha dichiarato – perché questo è un premio che mi stava molto a cuore, di gran lunga il più istituzionale della mia carriera, un riconoscimento del valore che il mio lavoro ha portato alla città di Milano”. Ma Roberta non perde la sua consueta ironia e dietro le quinte aggiunge sorridendo: “Ai giovani non possono dare questo riconoscimento, perché non hanno ancora fatto niente, lo danno ai vecchi. E’ stato tutto molto bello”. Roberta ha cinque negozi a Milano e uno a Londra ed è un vero e proprio punto di riferimento per gli artisti, e per gli appassionati di arredamento. La Tagliavini ama muoversi con disinvoltura tra divi di Hollywod, collezionisti internazionali e clienti che le chiedono consigli di stile per la propria casa. Una passione che nasce da lontano: “Mi è sempre piaciuto creare. Mi sono sposata a quindici anni e ho avuto mia figlia che ne avevo poco più di sedici. A vent’anni mi sono separata. Mio marito e mio suocero erano tagliatori di legno, io amavo disegnare mobiletti, e loro li realizzavano. E dopo due anni avevo già sessanta operai”. Creatività, fantasia ma anche un certo spirito imprenditoriale: “Poi ho conosciuto il mio secondo marito a Riccione. Lui lavorava con il clan Celentano, così siamo venuti a Milano. Un giorno ho letto un annuncio: una signora cercava una rappresentante che vendesse gli oggetti antichi del suo negozio. L’ubicazione della bottega era sacrificata, poco visibile e quindi poco frequentata. Dato che mio marito lavorava nel Clan Celentano e aveva tanti amici famosi ho cominciato a portarle un sacco di gente, e da li mi sono innamorata di quel lavoro e ho deciso di aprire un negozio mio”. L’inizio, però, non è stato semplice: “Mancavano i soldi però, quindi io e mio marito siamo andati dove i mobili li facevano, in particolare da coloro che realizzavano copie di oggetti pregiati da vendere a  prezzi accessibili. Poi li ho convinti ad aprirmi un negozio in Piazza San Babila. Loro pagavano l’affitto e io percepivo una percentuale sul venduto. Dopo cinque anni ho rilevatoio il negozio e ho cominciato a comprare e rivendere. A Parigi mi sono innamorata dello stile Decò che in Italia ancora non esisteva”. Anche il gusto di Roberta all’inizio era troppo avanti per i tempi: “Gli oggetti che vendevo non li voleva nessuno. Poi ho cominciato a vendere lampade Galle’ ed è stato un successo incredibile. Dal Liberty al Decò, continuo a comprare come una pazza. Questo è il mio lavoro, la mia passione”. Comprare per lei è quasi una necessità: “Quando mi dicono: “Ah ma lavori ancora?”, mi arrabbio. Se non lavoro, muoio. Devo comprare tutti i giorni: quadri, sculture, mobili, tutto quello che serve per arredare la casa è nel mio Dna”. La sua carriera è stata costellata di incontri straordinari: “Ho avuto amici come Mina, Celentano, e tutti i cantanti degli anni ’60. Ho seguito le tourneè dei Rolling Stones, dei Beatles, cose che oggi sembrano incredibili. All’epoca era tutto meraviglioso, un mondo diverso. I cantanti non facevano i divi, erano artisti veri. Con l’Equipe 84, i Giganti, andavamo a mangiare insieme. Mio marito ha lavorato con Celentano per dieci anni, poi è diventato produttore indipendente e ha seguito artisti come Fausto Leali e Gino Paoli. Io facevo il mio lavoro, lui il suo e abbiamo girato tutto il mondo”. Oggi che ha più di ottant’anni, Roberta continua a lavorare con un’energia contagiosa e acquista molto anche dai privati: “Credo che nella vita serva anche un po’ di fortuna, e devo dire che non mi è mai mancata. Il resto è intuizione: capisco cosa la gente vuole e arrivo al momento giusto”. In fondo acquistare oggetti di pregio è anche una forma di investimento: “Tutti i mobili del ‘900 hanno visto un grande incremento di valore, dai più semplici ai più importanti, come quelli di Gio’ Ponti. Gli argenti firmati di quel periodo sono meravigliosi. Oggi è importante avere in casa pezzi unici, lampadari, lampade, quadri, oggetti che danno carattere. I mobili sono importanti, ma sono i dettagli a fare la differenza”. Robertaebasta è il punto di riferimento per chi cerca consigli di tendenza nell’arredamento: “La moda del tutto bianco è finita da un pezzo. Era per chi non aveva gusto e idee. Dopo un po’, ti ritrovi in un ospedale psichiatrico. Senza oggetti che ti rappresentano, che ti fanno sentire bene, non è casa tua, perchè la casa siamo noi”. Roberta è orgogliosa di lavorare con il figlio Mattia Martinelli: “E’ importante avere accanto persone di cui hai fiducia. Io faccio quello che mi piace, il resto lo fa lui. Lavora con passione e questo mi rende felice”. Il successo poi sembra essere un affare di famiglia: “Mia figlia Malena Mazza è una grande fotografa, famosa in tutto il mondo, che sta ottenendo grandi risultati”.

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