Se il Mediterraneo esplode: i numeri (veri) e le conseguenze (non dette) dell’emergenza profughi
LA DESTABILIZZAZIONE DI UN MONDO
La priorità è l’accoglienza di quanti, disperati, sono fuggiti dai propri paesi devastati dalla guerra e dalla persecuzione. Questo è chiaro. E non abbiamo bisogno delle lezioncine morali di mediocri leader e tecnocrati imbelli per sapere che su questo si fonda la nostra civiltà europea.
Quello a cui stiamo assistendo non è un eccezionale flusso migratorio dovuto a circostanze particolari (guerre, carestie) ma alla completa destabilizzazione di una parte del mondo, precipitata in un caos (in buona parte generato dall’irresponsabilità dell’Occidente) e al sorgere di un esodo di dimensioni bibliche; qualcosa che non ha eguali nella storia recente. All’interno di questo flusso si mischiano molti fattori per i quali è difficile discernere coloro che fuggono realmente perché impossibilitati a continuare a vivere nel loro paese o perché perseguitati e coloro che invece, per diverse ragioni, decidono volontariamente di andarsene dal paese d’origine.
Per capire la portata di ciò che sta succedendo (e che non raccontano) ci baseremo su una serie di dati ufficiali e di infografiche (alcune rielaborate da noi) che consentiranno di leggere il fenomeno in maniera non filtrata.
EPICENTRO SIRIA
Negli ultimi due anni, con l’intensificarsi della guerra civile e l’avanzata dell’Isis, la Siria è diventata l’epicentro di un disastro annunciato. Secondo l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr), a luglio scorso erano oltre 4 milioni i siriani in fuga dal proprio paese; altri 7,6 milioni i profughi rimasti dentro il paese ma che hanno dovuto abbandonare le loro case e rifugiarsi in zone spesso impervie ed irraggiungibili agli aiuti umanitari.
Il Commissario Onu, António Guterres, ha dichiarato: siamo di fronte “alla popolazione di rifugiati più grande mai manifestatasi per singolo conflitto in una sola generazione”.
Come è normale, questa impressionante moltitudine di uomini, donne e bambini si è riversata inizialmente nei paesi confinanti che hanno sopportato il peso maggiore. Sempre secondo l’Unhcr, ad oggi, Turchia e Libano hanno accolto ciascuno 1,5 milioni di profughi; oltre 600.000 ne ha accolti la Giordania.
IL PIÙ GRANDE ESODO
I rifugiati sono un problema mondiale che attiene non solo ai molteplici focolai di guerra ma anche a processi di esodo facilitati dalla globalizzazione. Complessivamente, nel 2014, sono stati stimati nel mondo oltre 59 milioni tra profughi e rifugiati, quasi tutti concentrati in Africa e Medio Oriente. La seconda infografica dell’Ispi (l’Istituto per gli Studi della Politica Internazionale) mostra come oltre alla Siria, epicentro in questo momento, i primi 10 paesi che conoscono il dramma dell’esodo sono: Iraq, Afghanistan, Somalia, Sudan, Congo, Eritrea, Pakistan e Repubblica Centrafricana.
La stessa infografica (che si può vedere interamente qui) spiega che l’86% dei rifugiati è accolto in paesi in via di sviluppo; il Kenya, Ciad, Uganda, Etiopia
GLI ARRIVI IN EUROPA
La terza infografica mostra i numeri dell’esodo in Europa.
- In quanti sono arrivati?
Secondo i dati dell’UNHCR, dall’inizio del 2015 al momento in cui stiamo scrivendo questo post, sono arrivate in Europa 442.421 persone tra migranti, profughi e rifugiati (il 70% in più dell’intero scorso anno) - Dove approdano?
Il 71% (318.489) hanno raggiunto le coste greche, il 28% quelle italiane (121.500) e meno dell’1% è approdato in Spagna e a Malta. Fino allo scorso anno le moltitudini di migranti o profughi approdavano prevalentemente in Italia. Dal 2010 al 2014 su quasi 600.000 clandestini, circa 300.000 sono arrivati in Italia. Quest’anno il disastro umanitario in Siria spinge buona parte dei fuggitivi in Grecia, privilegiando la rotta balcanica a quella del Mediterraneo Centrale - Da dove vengono?
Il 51% delle persone proviene, ovviamente, dalla Siria devastata dalla Guerra civile; il 14% dall’Afghanistan, l’8% dall’Eritrea, il 4% da Nigeria e poi da restanti paesi. - Un raffronto temporale
Un dato interessante riguarda l’arco temporale degli ultimi 5 anni: nel 2010 le persone che con mezzi di fortuna arrivarono in Europa attraverso il Mediterraneo furono solo 9.700; con l’inizio della Primavera Araba (fine 2010) e soprattutto con l’abbattimento del regime libico e la morte di Gheddafi (ottobre 2011) il numero salì a 70.000. Nel 2014 (con la destabilizzazione dell’intera area), sono approdate sulle coste europee 220.000 persone, un numero tre volte superiore; numero già ampiamente superato nei primi 9 mesi del 2015. Negli ultimi 5 anni l’Europa ha accolto 750.000 profughi che diventeranno circa 1 milione entro la fine dell’anno. - Chi sono?
Questo è forse il dato più complesso da analizzare. La stragrande maggioranza (il 72%) di coloro che approdano in Europa sono maschi adulti, con netta prevalenza della fascia 18-34 anni. Questione delicata, perché in realtà le categorie più esposte ad una guerra sono donne e bambini che invece sono proprio quelli che non giungono in Europa. Alcuni fattori sono spiegabili: gli uomini adulti sono più adatti ad affrontare l’enorme pericolosità del viaggio. Ma forse c’è un ulteriore elemento che è confermato dai dati dei richiedenti asilo (e che vedremo dopo): e cioè che la maggioranza di coloro che vengono non sono profughi. - Dove vogliono andare?
Secondo i dati Eurostat del 2014, 9 nazioni europee su 28 raccolgono il 90% dei richiedenti asilo. Nell’ordine: Germania, Svezia, Italia, Francia, Ungheria, Gran Bretagna, Austria, Olanda e Belgio. In percentuale Italia e Ungheria sono i paesi che hanno incrementato maggiormente le richieste d’asilo rispetto all’anno precedente (Italia +143%, Ungheria + 126%) - Quanti non ce l’hanno fatta?
È il dato più terribile: a Settembre 2015 sono 2.814 i morti o dispersi. Il numero maggiore (2.621) nel tratto di mare che separa la Libia dall’Italia. I morti/dispersi nel Mediterraneo, rappresentano oltre il 70% dell’intero numero di morti e dispersi tra i rifugiati del mondo.
SONO MIGRANTI, PROFUGHI O RIFUGIATI?
Nel lessico comune, i tre termini vengono spesso assimilati; si tratta invece di categorie diverse che prevedono diverse metodologie di approccio.
Migrante: è colui che lascia la sua patria “volontariamente” per cercare condizioni di vita migliori in altri paesi (lavoro o diverso status sociale).
Profugo: è colui costretto a lasciare la sua casa o il suo paese per cause non legate ad una dimensione individuale (guerre, carestie, catastrofi naturali). Il profugo ha diritto ad una “protezione umanitaria” che gli garantisca gli elementari diritti e aiuti alla sopravvivenza.
Rifugiato: è colui costretto a lasciare il proprio paese perché perseguitato per ragioni individuali legate alla “razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinioni politiche”. La figura del rifugiato è stabilita dalla Convenzione di Ginevra del 1951.
A rifugiati e profughi vanno riconosciuti il diritto di asilo politico, di protezione sussidiaria o comunque l’accoglienza per ragioni umanitarie. Mentre i migranti, al pari di qualsiasi altro cittadino straniero, possono essere accolti nel rispetto delle legislazioni nazionali di ingresso e permanenza.
Nel 2104, su 357.000 immigrati che hanno fatto richiesta di asilo nei 28 paesi UE, solo a 160.000 (il 45%) sono stati riconosciuti i requisiti per lo status di rifugiato (90.000), la “protezione sussidiaria” (55.000) o l’accoglienza per “ragioni umanitarie” (15.500).
Questo significa che più della metà di coloro che sono arrivati in Europa lo scorso anno non sono né profughi, né rifugiati; non sono perseguitati e non incorrerebbero in reali pericoli se dovessero tornare nel loro paese.
Questa situazione tenderà a modificarsi nei prossimi anni. Già ques’anno oltre il 75% di coloro che sono arrivati, proviene da Paesi ritenuti ad alta densità di profughi.
TRE CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
- UN PRECEDENTE: Nel 1948 la guerra arabo-israeliana produsse 700.000 rifugiati palestinesi. Quell’esodo, 7 volte più piccolo di quello che sta avvenendo in Siria, ha prodotto per 60 anni la destabilizzazione di un’intera area, un focolaio perenne di guerra e terrorismo su piano internazionale. Ciò che potrebbe generare nei prossimi anni la crisi siriana è solo lontanamente immaginabile; nel caso di una caduta del regime di Assad, una vittoria dei jihadisti dell’Isis, il consolidarsi del Califfato e la frantumazione (sul modello libico) della Siria produrrebbero un effetto domino su tutta l’area del Mediterraneo meridionale e orientale già attraversate da crisi profonde. I flussi migratori di questi ultimi mesi sono solo un piccolissimo “assaggio” di quello che l’Europa potrebbe subire nei prossimi anni.
- SI FUGGE DAL CAOS NON DALLA DITTATURA: i milioni di profughi non fuggono dalle dittature di despoti cattivi ma dal caos generato dalle guerre alimentate da Washington e Londra. Non fuggivano i libici da Gheddafi e non fuggivano i siriani da Assad. Fuggono ora che Washington e Londra hanno abbattuto o dissolto governi (autoritari ma legittimi) e l’ordine statuale che c’era in quei paesi; fuggono perché qualcuno ha voluto “esportare la democrazia”. Sono le bombe umanitarie a creare i disastri umanitari.
- L’EUROPA SI SVEGLI!!! Di fronte a tutto questo, l’Europa non esiste. L’attuale situazione, prevista con largo anticipo, ha trovato le classi dirigenti europee distratte o stupidamente passive. Da mesi i leader europei si riuniscono per discutere le regole sull’accoglienza, stabilire quote, ridisegnare norme, ma nessuno che prenda l’iniziativa per fermare una sciagurata strategia politica che, dalla Primavera Araba, alla guerra alla Libia fino all’attuale disastro siriano, è stata voluta e perpetuata da Usa e Gran Bretagna. È impressionante notare come l’Europa non abbia una minima idea di quali siano i suoi interessi strategici nelle aree vitali per la propria sicurezza (Mediterraneo e Balcani); aree che gli europei sembrano considerare al pari del Togo o del Madagascar.
L’UMANITARISMO NON BASTERÀ
L’Europa s’impegni a pensare il Mediterraneo come un suo spazio vitale non solo come il laboratorio degli esperimenti geopolitici di lobby atlantiste; e si ponga come centro di un processo di mediazione con Russia, Israele e mondo arabo per trovare una soluzione che riporti almeno una parvenza di ordine statuale nel caos prodotto scientificamente dai Dott. Stranamore d’oltreoceano e d’oltremanica; anche se questo comporterà la ricerca di nuove alleanze e diversi spazi d’influenza.
Lo faccia, se non vuole essere travolta dalla disperazione di ciò che ha contribuito a produrre, perché, ormai è chiaro: l’umanitarismo non basterà a salvarla, se il Mediterraneo esplode.
Su Twitter: @GiampaoloRossi
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