Russian-Tu-160-bom_3506406bLA VENDETTA DI MOSCA
Una volta avuta la certezza che l’aereo di linea russo esploso nei cieli del Sinai il 31 Ottobre, con 224 civili a bordo, era stato abbattuto da una bomba dell’Isis, il Cremlino ha fatto partire la sua vendetta.
Nei giorni scorsi, una pioggia di fuoco senza precedenti ha investito Raqqa, la capitale del Califfato; oltre 100 incursioni aeree hanno colpito lo Stato Islamico. Sono stati fatti decollare bombardieri Tupolev (i famosi “Orsi” secondo la terminologia Nato) direttamente dalla base di Rostov in Russia, in aggiunta a quelli già presenti in Siria.

Non solo, ma per la seconda volta in questo conflitto, Mosca ha utilizzato i micidiali Kalibr, missili da crociera con una lancio kalibrgittata di 1500 km, che possono colpire obiettivi direttamente dalle basi navali del Mar Caspio ad una velocità, nella fase finale, tre volte superiore a quella del suono. Un’arma fino ad oggi sconosciuta alla Nato e che ha disorientato gli americani facendo paventare, di punto in bianco, una capacità operativa di Mosca non prevista.

I risultati dell’offensiva russa sono stati pesantissimi: molti media hanno riportato la cifra di 600 jihadisti uccisi nei bombardamenti, ma fonti dell’intelligence israeliana (l’unica veramente ad avere “occhi” in Siria) parlano di oltre un migliaio; circa 20 gli impianti petroliferi dell’Isis distrutti e centinaia di autocisterne annientate per una perdita stimata per lo Stato Islamico, di 1,5 milioni di dollari nella sua principale fonte di sostentamento: la vendita di petrolio.

E qui s’inserisce il problema turco: poiché da più parti il governo di Ankara è accusato di chiudere un occhio sul traffico di petrolio proveniente dal Califfato e che transita proprio attraverso il confine con la Turchia (lo ha denunciato anche oggi il Primo Ministro russo Medvedev); molti sospettano che l’abbattimento del jet russo da parte dei turchi sia una risposta all’azione di Mosca contro il traffico di greggio che la Turchia ha con l’Isis.

AEREI IRANIANI IN SIRIA?
F-14-IRIAF-escort-Tu-95-topMa la questione siriana rischia di essere ancora più complessa: The Avionist, la rivista online italiana specializzata in aeronautica, ha pubblicato sul suo sito un video del Ministero della Difesa russo che mostra due caccia F-14 iraniani (i famosi Tomcat di fabbricazione americana) scortare bombardieri russi durante un attacco contro bersagli terrestri in Siria. Il documento sarebbe la prova del coinvolgimento diretto di Teheran nelle operazioni siriane.

Fino ad oggi si era a conoscenza di attività iraniana in Iraq e in Siria nella zona di Aleppo e Damasco con truppe di élite a supporto dell’esercito di Assad. Ora si scopre che l’aviazione opera in territorio siriano.

IL MONITO DI ISRAELE
La cosa sta preoccupando non poco Israele. Per Tel Aviv, Iran significa Hezbollah, gli acerrimi nemici dello Stato ebraico, finanziati da Teheran. Forse per questo, due settimane fa, l’aviazione israeliana avrebbe colpito duramente depositi di armi di Hezbollah nel nord del Libano al confine della Siria, vicino all’enclave di Latakia (la base operativa russa nella regione), e più ad est in territorio siriano. Israele ha voluto ammonire Mosca di non coinvolgere troppo l’Iran e i suoi alleati sciiti nel lo scenario siriano.
L’obiettivo principale di Mosca è distruggere l’Isis. L’obiettivo principale di Israele è distruggere Hezbollah, alleati dell’Iran (e quindi della Russia) nella lotta al Califfato, e impedire un aumento d’influenza di Teheran in Medio Oriente.
Interessi divergenti che rischiano di creare un ulteriore corto circuito nel già critico caos siriano.


Su Twitter: @GiampaoloRossi

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