Germanistan: l’islamizzazione nel cuore dell’Europa
QUESTA NON È LA MIA VITA
Questo video, girato nel centro di Hannover nell’Ottobre scorso, mostra un corteo (pacifico!) di centinaia di mussulmani con bandiere nere e donne velate camminare sotto il ritmo ossessivo della voce di un Imam.
Ascoltate i commenti fuori campo delle due donne tedesche che riprendono la scena:
“Pensavo di essere l’unica a preoccuparmi di questo”.
“No, perché nessuno di noi vuole tutto ciò. Abbiamo paura”.
“Come sarà tra 100 anni?”.
“Questa non è la mia vita. Ora ne arriveranno un altro milione e mezzo”.
“Ormai quando cammino per strada vedo solo stranieri, ce ne sono cinquanta per ogni faccia europea”.
“Guarda le donne! Sono tutte velate”, “Questo è il nostro futuro”.
Il video racconta meglio di mille parole il lento sopraggiungere di Germanistan e la paura che alberga nel cuore dei tedeschi. Ciò che è successo a Colonia pochi mesi dopo è solo la punta di un iceberg della islamizzazione a cui è soggetta la Germania (come molti altri paesi europei).
L’ALLARME DEGLI 007
Due mesi fa, il BND, il servizio d’intelligence tedesco, ha lanciato un grido di allarme: la Germania si sta islamizzando con gravissimi rischi per la sicurezza nazionale e per la tenuta dei valori della Costituzione. In un documento riservato,
ma reso pubblico in alcune sue parti da Die Welt, gli esperti tedeschi hanno spiegato che “l’elevato afflusso di persone provenienti dai paesi islamici, porterà ad instabilità nel Paese” e che con la politica di accoglienza indiscriminata, la Germania “sta importando estremismo islamico, antisemitismo arabo, conflitti nazionali ed etnici di altri popoli, come pure una diversa concezione della società e del diritto”. Il rapporto rivela anche che le autorità e i servizi d’intelligence non sono in grado “di affrontare questi problemi di sicurezza importati e le conseguenti reazioni da parte della popolazione tedesca”.
Quindi il livello di rischio è doppio: da una parte l’islamizzazione della Germania che metterà in crisi lo Stato di diritto e la democrazia, dall’altra la radicalizzazione della società tradizionale tedesca che tenderà a non accettare gli effetti devastanti di questa migrazione “imposta dall’élite politica”.
Il documento è una vero atto d’accusa alla politica irresposnabile della Merkel.
Non è la prima volta che l’intelligence di un paese europeo denuncia, inascoltata, il rischio dell’immigrazione aperta ed islamica per la tenuta della società e per l’insorgere del terrorismo; ne abbiamo parlato qui nel caso del Belgio.
TU CHIAMALA SE VUOI: INVASIONE
Secondo un documento riservato, ma pubblicato dal quotidiano Bild, i profughi giunti in Germania nel 2015 sono molti di più del milione previsto: arriverebbero a 1,5 milioni (quasi il 2% dell’intera popolazione tedesca) e, con la politica dei ricongiungimenti familiari, il numero potrebbe raggiungere in breve la cifra di 6-7 milioni.
SPACCIO, FURTI E STUPRI
Søren Kern, analista e studioso del Gatestone Institute, pubblica periodicamente attente ricerche sul fenomeno della migrazione in Europa. In diversi articoli ha elencato i dati relativi all’aumento della violenza e dell’illegalità a causa l’arrivo dei nuovi immigrati. Dresda, Stoccarda e Amburgo sono diventate centrali della criminalità legata ai furti e allo spaccio di droga da parte immigrati molti di questi reclutati, nell’ultimo anno, proprio tra i nuovi arrivati.
Molti rapporti della polizia documentano comportamenti violenti contro ogni forma di autorità che gli immigrati, ovviamente non riconoscono; un aumento delle aggressioni alle forze dell’ordine e, sopratutto, il sorgere di “no-go zones” in molte città tedesche: quartieri di immigrati dove è vietato entrare persino alla polizia.
Anche l’aumento dei reati sessuali in Germania, un dato registrato con imbarazzo dalla autorità tedesche, sarebbe strettamente legato all’aumento della presenza islamica nel Paese.
Kern parla, senza mezze misure, di una “epidemia di stupri” in Germania ad opera dei migranti. Non solo quelli contro donne tedesche ma sopratutto quelli all’interno dei campi profughi ai danni di ragazze islamiche, cristiane o yazide. Le violenze, denunciate da molte organizzazioni di volontariato e di diritti delle donne, sono spesso nascoste dalle autorità.
Nel giugno scorso, ha destato scalpore la lettera del preside di una scuola di Passau, nella Bassa Baviera, nelle cui vicinanza stava per essere allestito un campo profughi islamici; nella lettera il dirigente invitava i genitori tedeschi a non mandare le loro figlie a scuola con abiti succinti perché “camicette scollate, pantaloncini corti o minigonne potrebbero portare a malintesi”.
LA DIFFUSIONE DELLA SHARIA
L’islamizzazione della Germania è evidente anche dal processo di radicalizzazione delle comunità islamiche già presenti. Nel 2011, Joachim Wagner, giornalista d’inchiesta, ha pubblicato un libro dal titolo: “Giudici senza legge”, in cui spiega la diffusione dei tribunali della Sharia in Germania a cui si rivolgono gli immigrati islamici per risolvere questioni di diritto civile (e a volte persino penale) senza interessare i tribunali tedeschi. Il giornalista ha evidenziato decine di casi giustizia praticata nelle moschee, nei salotti di casa degli Imam trasformati in tribunali, senza alcuna garanzia per testimoni o soggetti coinvolti, fondata sull’applicazione del Corano; una giustizia che mina le fondamenta dello Stato di diritto e che genera un meccanismo di comunità parallele, impermeabili alla società tedesca, separate culturalmente. Il fenomeno (già ampiamente diffuso in Gran Bretagna) sta diventando capillare anche in Germania e pone un problema che le anime belle del multiculturalismo non avevano immaginato: è impossibile integrare chi rifiuta l’integrazione.
CONCLUSIONE
Quello che avviene in Germania sta avvenendo in molti altri paesi, soprattutto del nord Europa. Non si comprende come i tecnocrati europei e i leader politici non si accorgano di cosa stanno generando con il dogma dell’accoglienza ad ogni costo: viene il sospetto che tutto questo sia voluto. Eurabia sta prendendo forma ad una velocità persino superiore a quella immaginata da Oriana Fallaci.
Ma la difesa del nostro modo di vivere non è un accessorio residuale della storia: è la base della nostra libertà. La distruzione dell’identità dei popoli europei dovrebbe essere considerato un crimine contro l’umanità.
Su Twitter: @GiampaoloRossi