bortoliboschiLA DEMOCRAZIA NEL FOSSATO
Due giorni fa, in un lungo editoriale sul Corriere della Sera, l’ex direttore Ferruccio de Bortoli, ha spiegato le ragioni della lontananza dei cittadini dalle Istituzioni. Ha scritto che è ora di “pensare alla salute democratica degli elettori italiani”; e che la “disaffezione al voto” così come “la sensazione d’irrilevanza” che generano astensione ma anche rabbia (si vota “non per scegliere ma per contrastare”) impongono strumenti per riavvicinare il cittadino alla pratica democratica. Il succo del suo discorso è semplice: “un rafforzamento del governo nell’Italia dei troppi poteri contrapposti”, è necessario, ma guai se il cittadino “matura la convinzione che il suo voto serva a poco e la sua opinione sia indifferente”.
Quindi de Bortoli critica le riforme del governo Renzi (dal Senato delle Regioni, all’Italicum).
Auspica un recupero funzionale dello strumento referendario e spiega che le primarie dei partiti possono essere utili ma non devono essere false come quelle della Lega a Roma o del M5S sul web; devono essere vere come quelle del Pd a Milano (forse perché per lui, i cinesi in fila a votare Sala, rappresentano un esempio di consapevolezza democratica).
Denuncia il fenomeno del trasformismo in Parlamento che “accentua l’affievolirsi della democrazia rappresentativa” e si dice contrario al voto ai sedicenni ma tutto sommato favorevole al voto agli immigrati (chissà perché).

Ieri gli ha risposto il Ministro Boschi, difendendo il suo Governo che ha messo in campo “serie riforme di sistema” ed elencando una serie di provvedimenti per colmare la distanza tra politica e cittadini.

MA CHE STRANE AMNESIE
Eppure, nelle loro lunghe disamine, de Bortoli e la Boschi dimenticano due questioni importanti:

  1. La prima è lo svuotamento della nostra sovranità e del potere decisionale dei nostri parlamenti. A cosa serve votare se gli “eletti dal popolo” sono solo semplici “ratificatori” di decisioni prese da un apparato tecnocratico che è fuori dai nostri confini?
  2. La seconda questione è che per riavvicinare i cittadini al voto, bisognerebbe innanzitutto farli votare. Non è un caso che de Bortoli e la Boschi non accennino minimamente al fatto che in Italia viviamo da cinque anni in un regime di “democrazia sospesa” con gli ultimi tre governi non scelti dai cittadini; e di questi, due nati addirittura per cause esogene ai normali percorsi democratici: uno, quello di Monti, imposto dalle centrali del potere tecno-finanziario di Bruxelles dopo aver abbattuto, con un’operazione che assomiglia sempre più ad un complotto contro la nostra democrazia, l’ultimo governo eletto (quello Berlusconi).
    L’altro, questo di Renzi, nato da una delle più imbarazzanti operazioni di potere mai avvenute nella storia repubblicana (un nuovo Premier imposto in una riunione di partito e nominato da una maggioranza parlamentare che non ha mai sfiduciato il Premier precedente).

    L’amnesia non sorprende, perché di questi governi non democratici, de Bortoli è stato il principale sponsor (quando era Direttore del Corriere della Sera) e la Boschi ne fa parte.
    Forse è da qui che dovremmo far partire le riflessioni sulla disaffezione alla democrazia. Quello che de Bortoli e la Boschi definiscono “il fossato tra Istituzioni e cittadini” non può essere riempito da coloro che l’hanno scavato.


Su Twitter: @GiampaoloRossi

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