Quei mercenari russi in Siria
2000 CONTRACTORS
Duemila “mercenari” russi sono arrivati in Siria all’inizio di Agosto per operare in attività di protezione e difesa di punti sensibili situati al confine con Israele e Giordania.
La notizia viene da fonti dell’intelligence israeliana ed è stata pubblicata dal sito Debka.
I duemila contractors russi si sommano ad altri 3000 già presenti sul terreno come appoggio ad operazioni di protezione di infrastrutture civili siriane ma non è escluso che molti di loro siano impegnati in operazioni speciali.
Sempre secondo Debka, in Siria sarebbero giunti anche reparti musulmani sunniti dalla Inguscezia, repubblica caucasica famosa per i suoi combattenti. Ufficialmente i soldati musulmani russi sono inquadrati nei reparti di polizia militare ma secondo Debka, la loro missione è anche quella di azioni anti-terrorismo. La scelta di Mosca di inviare soldati russi di religione islamico-sunnita è ovviamente legata alla necessità di costruire un rapporto privilegiato e collaborativo con la popolazione siriana a m aggioranza sunnita. In questo la Russia può giocare la carta poco conosciuta in Occidente, di essere una delle più grandi nazione multiculturali del mondo.
MISTER WAGNER
I mercenari apparterrebbero alla più importante società privata militare russa, la OSM, meglio conosciuta come “Wagner Group” dal soprannome del suo fondatore la cui identità è ignota, anche se i servizi segreti occidentali identificano in Dmitry Utkin, fino al 2013 Tenente Colonnello della Seconda Brigata Spetsnaz con sede a Pskov. Di lui esiste con certezza una sola vecchia immagine pubblicata dal sito di San Pietroburgo “Fontanka”. Oggi Debka ne ha pubblicata un’altra più recente.
Personaggio semi-leggendario, dopo aver lasciato i reparti d’élite, Wagner avrebbe lavorato nel gruppo Moran Security, una società privata specializzata nella protezione marittima e nell’anti-pirateria. Poi ha creato la base della sua attuale azienda mettendo in piedi il “Corpo Slavo” un reparto mercenario inviato in Siria nel 2013 (quindi due anni prima l’ingresso di Mosca nel conflitto) sotto contratto di appaltatori privati siriani per la protezione di pozzi petroliferi. L’attività del Corpo Slavo si concluse “tragicamente” nel novembre di quell’anno quando a Deir ez-Zor i circa 200 mercenari russi si scontrarono con oltre 2000 miliziani jihadisti e dovettero ritirarsi subendo diversi feriti e lasciando sul terreno materiali e documenti.
Molti dei contractors rientrati in patria furono poi arrestati dal FSB, per violazione delle leggi sulla Sicurezza Nazionale, essendo questo tipo di attività, allora, ancora vietata in Russia.
I MERCENARI DI MOSCA
Oggi le cose sono diverse. Il Parlamento russo sta studiando diverse modifiche legislative per rendere legale l’uso di appaltatori militari privati sotto il controllo del Ministero della Difesa, da impiegare in operazioni di supporto all’estero.
D’altro canto il loro uso in Siria, anche al di fuori delle attività di protezione di infrastrutture civili, è cosa risaputa. Un anno fa la Reuters pubblicò un profilo dei “soldati fantasma” russi caduti in Siria durante la battaglia di Palmyra.
Del resto l’uso dei “contractors” in tutti gli scenari bellici attuali, è una costante nei paesi occidentali e risponde alle nuove esigenze della guerra moderna.
La statunitense BlackWater (oggi rinominata Academi) è forse la più famosa “società di mercenari” al mondo anche se la sua fama è dovuta anche ai disastri compiuti sopratutto in Iraq.
Il motivo è semplice: quando “soldati privati” agiscono senza un diretto controllo del Comando militare del paese di riferimento, le possibilità di trasformare il loro intervento in azioni di violenza indiscriminata o in “danni collaterali” sono alte. Diverse sono le regole d’ingaggio, diverse le operatività sul terreno e diverse spesso le motivazioni alla base del “fare la guerra”.
Tra i tanti casi denunciati dall’opinione pubblica internazionale, uno dei più tragici fu, nel 2007, l’eccidio di Piazza Nisour a Baghdad dove un convoglio di contractors Black Water, uccise 17 civili iracheni ferendone altri 20; strage che portò ad una crisi dei rapporti tra i governi e ad una sospensione temporanea della licenza operativa della società in Iraq.
In questo video, a dir poco imbarazzante, pubblicato originariamente da Harper’s Magazine, si vedono una serie di oltraggiose azioni compiute dai contractors americani in Iraq, tra le quali l’investimento di una donna irachena da parte di uno dei blindati senza che la colonna si preoccupi di soccorrerla.
Questo è uno dei motivi per cui il Cremlino è stato sempre cauto nell’utilizzo di “milizie private”, in scenari di guerra. E questo il motivo per cui il loro arrivo in Siria avviene sotto il completo controllo del Comando operativo russo.
LE PREOCCUPAZIONI DI ISRAELE
Gli israeliani si dicono preoccupati perché la dislocazione di truppe mercenarie e di soldati musulmani ai confini con Israele, potrebbe limitare la capacità di Mosca di riuscire a controllare le milizie filo-iraniane ed Hezbollah, cosa prevista nell’accordo di cessate il Fuoco.
Fino ad oggi i russi hanno dato prova di un’efficenza impressionante in Siria, sia in termini militari, sia nel controllo e nel comando delle operazioni che di gestione diplomatica della crisi; efficenza che ha sorpreso persino gli “avversari occidentali”.
La gestione Putin della crisi siriana è stata lontana anni luce dai disastri compiuti da Obama: basti pensare ai famosi ribelli moderati finanziati dalla Cia con miliardi di dollari per anni per poi eufemisticamente “accorgersi”, con Trump, che armi e denaro finivano nelle mani dei gruppi di Al Qaeda.
Se l’interesse americano era quello di disarticolare l’ordine regionale, trasformare la Siria in una seconda Libia, rimuovere Assad (anche favorendo Daesh!!!) in linea con gli interessi degli alleati sauditi, veri inventori del terrore jihadista, l’interesse di Mosca è sempre stato il contrario: stabilizzare la regione nella consapevolezza che la dissoluzione della Siria avrebbe comportato l’espansione dell’integralismo islamista fino all’Asia Centrale.
Per ora ha vinto Putin. E possiamo dire: per fortuna!
Su Twitter: @GiampaoloRossi
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