Russia e fake news: ossessioni dell’Europa
VOI PENSAVATE…
Voi pensavate che il problema dell’Europa fosse la crisi economica e sociale prodotta da classi dirigenti incompetenti, l’immigrazione incontrollata, il terrorismo che insanguina le città e la deriva euro-arabica del suo modello multiculturale. Pensavate che il problema fosse lo svuotamento delle sovranità nazionali, il vulnus di democrazia e rappresentatività o i tecnocrati, i banchieri e la grande finanza che hanno ormai in mano i processi decisionali. Pensavate che il problema fosse il fallimento dell’euro, uno dei più dannosi esperimenti di alchimia monetaria della storia moderna.
E invece no. Il problema dell’Europa sono le fake news di Putin.
Altro che “Allah Akbar” urlato per le vie di Berlino, Copenaghen, Stoccolma o Parigi; altro che “Patti di stabilità” che destabilizzano le economie; altro che retorica dell’accoglienza che sta riempendo i nostri paesi di disperati.
Qualche giorno fa il Parlamento europeo ha dedicato un’intera sessione sul come arginare l’oceano di “falsa propaganda” e disinformazione che Mosca sta mettendo in piedi per distruggere l’Europa. Niente di meno.
Julian King è il Commissario alla Sicurezza dell’Unione Europea che ha prodotto la relazione introduttiva; britannico (e quindi anti-russo per retaggio storico) ha una lunga carriera diplomatica che lo dovrebbe proteggere da facili derive ideologiche.
Nel 2003, quando iniziò la guerra in Iraq, lui era alle Nazioni Unite come “negoziatore alla Sicurezza”. Quindi di fake news se ne dovrebbe intendere avendo vissuto in prima persona la più grande “falsa notizia” degli ultimi decenni: quella delle armi chimiche di Saddam che produsse la guerra in Iraq e il disastro in Medio Oriente di cui ancora oggi scontiamo le conseguenze. E fu il suo governo (e quello americano) a metterla in piedi; furono i media occidentali ad alimentarla; furono gli intellettuali a costruire l’immaginario necessario a legittimare una guerra criminale che ha aperto la strada ai disastri delle Primavere arabe, della guerra in Libia (altro straordinario prodotto di fake news occidentale) e a quella siriana (dove la manipolazione dei media e dei governi occidentali ha raggiunto persino la narrazione hollywoodiana).
Ci si aspetterebbe una maggiore prudenza nel parlare di disinformazione. E invece è proprio lui ad affermare: “sembrano esserci pochi dubbi che la campagna di disinformazione del Cremlino sia una strategia orchestrata per diffondere storie non vere in più lingue possibili, attraverso più canali possibili e il più delle volte possibile”. E questa strategia, secondo King, sta avendo successo “se guardiamo i sondaggi d’opinione su quanti accettano la disinformazione del Cremlino (…) Ecco perché dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per smascherare questa propaganda”.
NESSUNA PROVA DI INGERENZA RUSSA
Alla sua relazione ha fatto eco quella di buona parte dei parlamentari europei che hanno ricordato le azioni di ingerenza russa “nel voto per la Brexit e nelle recenti elezioni in Francia, Germania e Spagna”. Poco importa che i servizi d’intelligence di questi Paesi e Istituti importanti come l’Agenzia per la Cybersecurity francese o il Digital Society Institute dei Berlino, abbiano smentito i fatti dichiarando che non ci sono prove di interferenze da parte del Cremlino. Nulla è più potente di una fake news occidentale sul tema delle fake news.
King ha affermato che sono state rintracciati 3500 casi di disinformazione da parte russa, su questioni relative all’Ue. Ovviamente non porta con sé alcuna prova. Per averle bisogna andare su “Eu vs Disinfo” il portale di Bruxelles in cui si smascherano le incredibili menzogne della Russia: tipo che Mosca ha importato dalla Moldavia solo 1600 tonnellate di verdue e non 8000 come hanno detto il canale televisivo Rossiya 1.
O che Russia Today ha ospitato un editorialista Russia Insider (un sito web di informazione occidentale sulla Russia) che avrebbe espresso presunte posizioni antisemite. Quanto basta per dire che il Cremlino legittima l’antisemitismo.
Ecco, sono queste le terribili manipolazioni russe; roba da dilettanti se confrontate con la potenza di fuoco della manipolazione occidentale, in grado addirittura di scatenare bombe scandalistiche ad orologeria su scala globale (come questa) o invenzioni narrative su tragedie individuali (come questa).
E così il Parlamento europeo, sulla base di questa pericolosissima disinformazione, ha chiesto che venisse rinforzata “la minuscola squadra di comunicazione strategica dell’UE” che fa capo a East Stratcom la struttura creata nel 2015 con lo scopo di contrastare la propaganda russa.
Operazione quanto mai furba; perché East Stratcom è uno strumento dell’Ue che, come dice il nome stesso, non si occupa di combattere la disinformazione russa nei paesi dell’Ue ma nei paesi che non fanno parte dell’Ue e che sono storicamente nell’area d’influenza della Russia: Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldova e Ucraina.
Cioè in altre parole si sbandiera il pericolo della disinformazione russa nell’Ue per andare a fare disinformazione anti-russa nei paesi non dell’Ue. Geniale!
La democrazia in Occidente è in pericolo non per Putin ma per un’élite tecnocratica che sta distruggendo le sovranità popolari
TECNOCRAZIA E MAINSTREAM OCCIDENTALE
La verità è che è l’Occidente a detenere la più spaventosa macchina mediatica del pianeta: quella che va dalle grandi corporation editoriali (tv, giornali, internet) a Hollywood, Netflix, Amazon con la loro terrificante capacità di costruire immaginario simbolico; dal sistema dei Servizi Pubblici radiotelevisivi europei ai centri del potere globale del web (Google, Facebook) perfettamente interconnessi con le agenzie d’intelligence occidentali.
E l’idea che strumenti come Sputnik o Russia Today e magari 100 troll russi su internet possano minacciare le democrazie in Occidente è una balordaggine che solo l’ipocrisia di questo Parlamento europeo pieno di maggiordomi di George Soros, può affermare.
Chi può manipolare informazioni? Chi gestisce i dati e la vita di miliardi di persone, chi ha il potere di investire miliardi di dollari per costruire prodotti di immaginazione che definiscono e disegnano il nostro senso della realtà?
La verità è che la democrazia in Occidente è in pericolo non a causa di Putin; ma a causa di un’élite tecnocratica, apolide e priva di legittimità che sta distruggendo le identità nazionali, le sovranità popolari, il modo di vita e di produzione dei popoli europei.
È in Silicon Valley che si progetta “il superamento della democrazia”, non a Mosca.
Sono i visionari della rete e del dominio della Tecnica a chiedere che la politica si faccia da parte e consegni il potere a industrie e multinazionali come nel sogno fantascientifico del Neuromante di Gibson.
Se proprio il Parlamento europeo vuole difendere la democrazia in Occidente la smetta di inventarsi nemici in Russia e affronti il vero tema del nostro tempo: quello del conflitto tra élite globalista e sovranità popolari.
Su Twitter: @GiampaoloRossi
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