Mbappé e Médine: il volto bello e quello mostruoso del multiculturalismo
IL VOLTO BELLO
Kylain Mbappé ha solo 19 anni ed è il simbolo della nazionale francese di calcio che ha appena vinto i mondiali. Fuoriclasse eccelso, forza fisica e intelligenza tattica, è nato a Bondy nell’Ile de France da papà camerunense e mamma algerina; è l’esempio più limpido della Francia multiculturale integrata, vincente, adatta alle copertine dei giornali liberal e progressisti. È un campione vero, dentro e fuori dal campo: ha già annunciato che devolverà tutti i soldi guadagnati per questa vittoria (circa 500 mila dollari) ad una Fondazione che aiuta i bambini disabili a fare sport.
Mbappé è nato nel 1998, l’anno in cui la Francia vinceva il suo primo e unico mondiale, almeno fino a quello qualche giorno fa che gli ha fatto vincere lui.
E ha fatto il giro del mondo la foto di lui bambino a fianco di Henry Thierry uno dei più grandi attaccanti francesi e uno dei pochi giocatori di colore di quella squadra che 20 anni fa regalò il primo mondiale ai “Blues”.
Oggi lui ha baciato quella coppa emulando il suo campione.
La sua storia è la perfetta sintonia tra desiderio e realtà; tra l’utopia multiculturale e la sua realizzazione storica. Integrazione, solidarietà, accoglienza, tolleranza, successo, c’è tutto il vocabolario delle anime buone.
IL VOLTO BRUTTO
Ma il volto della Francia multiculturale che ha vinto i mondiali in Russia non è solo Mbappe.
Ci sono le immagini che il mainstream ha cercato di nascondere ma che sono circolate sul web implacabilmente; e anche queste raccontano la Francia multiculturale; sono scene di saccheggi, violenze, scontri con la polizia, risse, devastazioni, non solo a Parigi ma in molte altre città francesi (Grenoble, Marsiglia, Nantes).
Non ubriachi impazziti da una vittoria esaltante, ma vere e proprie orde organizzate di cieca violenza; orde, nella stragrande maggioranza dei casi, composte da giovani di colore, magrebini, afro-francesi che dalle periferie emarginate, dalle banlieue, dalle zone a maggioranza islamica sempre più islamiste, sono “calati” nei centri città a rubare e distruggere.
Qui abbiamo postato alcuni video ma se ne possono trovare decine di altri girando per la rete; e non solo della notte della finale mondiale ma anche dei giorni precedenti. Violenze che hanno accompagnato ogni partita della nazionale francese e che hanno prodotto centinaia di feriti, decine di arresti e danni per milioni di euro; che hanno visto proprietà private distrutte, negozi devastati e svuotati in una sorta di “spesa proletaria”, anzi etnica.
Il multiculturalismo ha svelato un altro volto che i benpensanti si rifiutano di vedere. Per un Mbappe che ce la fa ci sono centinaia, migliaia di giovani francesi che rimangono ai margini della società occidentale; figli di seconda o terza generazione di un’immigrazione incontrollata e del senso di colpa colonialista di una nazione la cui élite continua a pensarsi superiore al mondo; giovani di cui la Francia accogliente, tollerante, progressista, anti-razzista non sa che farsene; e sopratutto loro non sanno cosa farsene della Francia.
Ed è in questa zona grigia di nuova emarginazione sociale ma sopratutto di rifiuto dell’Occidente e del suo sistema di valori, che il volto del multiculturalismo diventa “orribile”.
Il mainstream sovraespone la storia del giovane calciatore di origini africane ricco e di successo per nascondere il fallimento di un’integrazione che sta generando comunità chiuse ai valori dell’Occidente
IL VOLTO ORRIBILE ISLAMISTA
Lui si chiama Médine il rapper islamista figlio di algerini che mescola canzoni di protesta sociale con inni alla Jihad e all’integralismo religioso; il musicista che nei suoi testi invita a “crocifiggere sul Golgota i laicards”, slang per indicare i laici coloro che separano Dio dallo Stato, inconcepibile per i fedeli della Sharia.
Ed è proprio in nome di un astratto multiculturalismo e di una ipocrita “libertà di pensiero” che il prossimo novembre, Médine suonerà al Bataclan, il locale parigino teatro di uno dei più feroci massacri islamisti della storia d’Europa; dove due anni fa un gruppo di giovani francesi (di origini algerine proprio come Médine) trucidarono 90 persone (molte dopo averle seviziate) in quella giornata da incubo in cui la Francia fu attraversata da attentati e paura.
Médine, che gira con la maglietta con la scritta Jihad, canterà nel luogo dove i jihadisti hanno violentato la libertà dell’Occidente grazie alla quale Médine può esprimersi.
Contraddizioni del multiculturalismo. Contraddizioni di un’Europa che ha paura di rivendicare la propria identità e così fa uccidere la libertà su cui essa è fondata.
Il calciatore di successo e il rapper jihadista: i due volti del multiculturalismo francese. Ma il primo è un’eccezione, il secondo sarà la regola
E così il multiculturalismo sovraespone il giovane calciatore ricco e di successo per nascondere il suo fallimento che sta generando comunità chiuse ai valori dell’Occidente e ostili ai suoi modelli di vita; a Parigi nelle banlieue o nei quartieri della sharia delle città olandesi o belghe; nella follia dei tribunali islamici accettati nel diritto occidentale in Germania o Gran Bretagna, o nell’accettazione vergognosa di un antisemitismo islamico che sta costringendo molti ebrei europei a rivivere paure antiche e mai sopite.
Mbappe e Médine non son solo i due volti del multiculturalismo francese ma sono la proiezione del destino dell’Europa: il primo è la nobile eccezione, il secondo sarà la terribile regola.
Su Twitter: @GiampaoloRossi
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