imagesA prescindere da come finiranno i ballottaggi del 19 giugno, chi davvero esce sconfitto da questa tornata amministrativa è Matteo Renzi. Da Nord a Sud, infatti, il comune denominatore delle diverse partite che si sono giocate è la vittoria dei candidati più fieramente antirenziani, a partire dal pieno di voti portato a casa a Napoli da Luigi De Magistris (al 42,6%) fino al botto di Virginia Raggi a Roma (dove arriva al 35,3%) . Il primo ha fatto del  suo essere un oppositore del premier una sorta di vero e proprio marchio di fabbrica, tanto da definire il capoluogo campano un “comune derenzizzato”, arrivando pure ad utilizzare con il leader del Pd toni piuttosto coloriti (“Vattene a casa! Devi avere paura! Ti devi cagare sotto!”). Mentre la seconda è la candidata dei Cinque stelle, certamente uno dei partiti più critici con il governo.

Il dato, insomma, è che chi oggi si oppone a Renzi viaggia con il vento in poppa. Così come faticano e non poco i candidati del Pd, soprattutto quelli di stretta osservanza renziana. Valeria Valente, per dire, a Napoli non arriva neanche al ballottaggio (in ritardo di quasi 3 punti rispetto a Gianni Lettieri). Un risultato che non è solo una bocciatura del premier, che pure si era speso personalmente chiudendo la campagna elettorale alla Mostra d’Oltremare, ma anche dell’asse tra il Pd e l’Ala di Denis Verdini, visto che l’ex braccio destro di Silvio Berlusconi appoggiava proprio la Valente. A Roma, invece, Roberto Giachetti con il suo 24,8% ha dovuto aspettare l’alba prima di avere la certezza del secondo turno, tampinato da una Giorgia Meloni – anche lei da sempre molto dura con Renzi – che pur terza porta a casa un buon 20,6%.

C’è poi il caso Milano, dove Giuseppe Sala – fortissimamente voluto dal premier – ha perso l’enorme vantaggio degli ultimi mesi ed è sostanzialmente arrivato alla pari con Stefano Parisi: 41,7% contro 40,8%, meno di un punto di distacco. Al ballottaggio, dunque, la partita sarà apertissima. Con la concreta possibilità per Renzi di perdere Milano, il che equivarrebbe ad una sconfitta pesantissima, soprattutto se come sembra Roma finirà al movimento Cinque stelle. Notizia, quest’ultima, destinata a fare il giro del mondo, con tutti i contraccolpi del caso sull’immagine del premier.

Non sorridono più di tanto neanche Virginio Merola, sindaco uscente nella roccaforte di Bologna che rispetto a cinque anni fa perde parecchi punti e con il 39,5% andrà al ballottaggio con la leghista Lucia Borgonzoni (22,3%), e Piero Fassino. Anche lui a Torino porta a casa meno voti di quanto sperava (41,8%), visto che fino a qualche settimana fa nel Pd si ipotizzava persino una vittoria al primo turno. Invece l’ex segretario dei Ds se la dovrà giocare al ballottaggio contro la grillina Chiara Appendino (arrivata al 30,9%) e il risultato finale è tutt’altro che scontato.

Un voto contro Renzi, dunque. Che pesa ancora di più trattandosi di un presidente del Consiglio che ha il peccato originale di non avere un’investitura popolare, essendo arrivato a Palazzo Chigi non per la via principale, quella delle elezioni. E così, come in molti – tra cui lo stesso Renzi – considerarono le Europee del 2014 e quel 40,8% preso dal Pd una sorta di “investitura riparatoria”, oggi il rischio per il premier è che questa tornata amministrativa finisca per azzopparlo.

 

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