Dopo il voto in Abruzzo, Sardegna e Basilicata, passeranno anche per le regionali del Piemonte i destini e gli equilibri del futuro centrodestra. Non è infatti una novità – ed è pure legittimo – che Matteo Salvini stia cercando di egemonizzare la coalizione e spostarla in blocco sul terreno del sovranismo, provando a  schiacciare all’angolo Forza Italia. Va in questo senso lo spartito che sta seguendo Giorgia Meloni che con Giovanni Toti ragiona da tempo su un soggetto politico nuovo che possa muoversi in tandem con la Lega. Non è un caso che in privato Salvini non nasconda di avere più di qualche aspettativa su questo progetto che, se partisse con numeri promettenti, gli permetterebbe di fare a meno del partito di Silvio Berlusconi. Ecco perché due giorni fa la vicepresidente della Camera Mara Carfagna non ha esitato a polemizzare direttamente con Toti invitandolo a «smetterla di fare copia-incolla delle posizioni della Lega» e concentrarsi «sul rilancio di Forza Italia». Che, nonostante il deludente 9,1% in Basilicata, non ha comunque avuto il calo che il leader della Lega sperava. D’altra parte sommando i voti di area (il 4,2 di Idea di Gaetano Quagliariello e il 4 della lista Bardi presidente) si arriva a un più soddisfacente 17,3. Peraltro, Berlusconi può rivendicare la vittoria di Vito Bardi come un suo successo, visto che è stato proprio lui a volerne fortemente la candidatura a presidente della Regione.
Per capire che fine farà il centrodestra, però, diventa a questo punto decisiva la partita del Piemonte. Per la regione si voterà il 26 maggio (con le Europee) ed avere il candidato governatore potrebbe essere decisivo anche per fare da «traino». Ecco perché nonostante ci fosse già un’intesa sull’azzurro Alberto Cirio la Lega sta temporeggiando da settimane cercando di piazzare il civico Paolo Damilano. Il Piemonte, infatti, vale quasi quattro milioni e mezzo di abitanti (ben più di Abruzzo, Sardegna e Basilicata messe insieme) e il centrodestra è dato al momento in vantaggio. Gli equilibri che usciranno in regione, dunque, possono essere determinanti nella partita complessiva che si sta giocando da mesi all’interno del coalizione. Se Salvini portasse a casa candidato e vittoria, potrebbe finalmente completare l’opa sovranista sul centrodestra. Se a correre fosse l’azzurro Cirio, invece, Forza Italia avrebbe decisamente più possibilità di reggere al tentativo di spallata. Ecco perché sul punto è sceso in campo prima il coordinatore regionale azzurro Paolo Zangrillo e poi il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. «La presidenza del Piemonte spetta a Forza Italia. Abbiamo sottoscritto un accordo con Giancarlo Giorgetti e la Lega rispetterà questo patto», ha spiegato in una sorta di aut aut a Salvini. La conferma che i futuri equilibri del centrodestra passano anche dal Piemonte.
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