imagesC’è una ragione piuttosto ovvia se Matteo Renzi ha deciso di puntare tutto sul referendum di ottobre, snobbando – o quasi – la tornata amministrativa di giugno. Una ragione che va oltre il fatto che sulla consultazione che deciderà della riforma costituzionale il premier ci ha messo la faccia al punto di dire che in caso di vittoria dei “no” abbandonerà la scena politica. Sono infatti i sondaggi che da settimane arrivano sulla scrivania del presidente del Consiglio a suggerire una prudenza che non sarebbe nelle corde del leader Pd, solitamente incline a giocarsi le partite di petto e a viso aperto. Eppure, ormai da un mese, il premier sembra aver fatto sparire dal suo orizzone la sfida elettorale, tanto che a parte due puntate a Napoli a sostegno della candidata del Pd Valeria Valente, si è ben guardato dal mettere la faccia sulla campagna elettorale.

Le rilevazioni arrivate a Palazzo Chigi, d’altra parte, sono tutt’altro che rosee. E al netto del fatto che le elezioni si decideranno davvero l’ultima settimana prima del voto (il 5 giugno il primo turno, il 19 i ballottaggi) il vero rischio che corre Renzi viaggia sull’asse Roma-Napoli. Due città nelle quali il Pd è ad un passo dal non arrivare al secondo turno. Così fosse, per il premier sarebbe una sconfitta politica senza precedenti. Un’ipotesi che non è affatto di scuola.

A Roma, infatti, il reintegro della lista di Stefano Fassina ha riportato Roberto Giachetti indietro di qualche punto. Stando ai sondaggi che girano in queste ore, insomma, il candidato del Pd si contende l’ingresso al secondo turno con Alfio MarchiniGiorgia Meloni, una che a Roma si gioca il suo futuro politico: per la leader di Fratelli d’Italia, infatti, sarà un successo se arriverà al ballottaggio, ma allo stesso modo finirà in una clamorosa debacle se dovesse piazzarsi quarta. Una questione dirimente, ma per pochissimi punti percentuali. Per capirci, quelli che ad oggi separano il trio Giachetti-Marchini-Meloni variano a seconda delle rilevazioni tra uno e tre. Con Virginia Raggi che resta al momento avanti a tutti. Un altro elemento che non può non spaventare Renzi. Il Pd che consegna Roma ai Cinque stelle (da Ignazio Marino alla Raggi) sarebbe infatti un colpo d’immagine pesante e che avrebbe peraltro grande eco anche all’estero.

Discorso simile per Napoli. Anche se qui la Valente sembrerebbe al momento non avere alcuna chance di arrivare al ballottaggio, con il sindaco uscente Luigi De Magistris che qualcuno ipotizza potrebbe vincere addirittura al primo turno. Se si arrivasse al ballottaggio, comunque, la sfida dovrebbe essere con il candidato del centrodestra Gianni Lettieri, visto che la Valente è data in ritardo di 5-7 punti percentuali. Inutile dire che anche a Napoli restare fuori dal ballottaggio sarebbe una dura sconfessione per Renzi. Non solo perché la candidata del Pd è stata sostanzialmente “imposta” dall’alto dopo tutta la querelle sulle primarie “irregolari” con Antonio Bassolino, ma anche perché a stravincere sarebbe un De Magistris che sta facendo dell’antirenzismo il suo cavallo di battaglia.

Se a Roma e Napoli il Pd dovesse restare fuori dai ballottaggi, insomma, il contraccolpo si farebbe sentire fino a Palazzo Chigi. E se quindici giorni dopo, quando si terrà il secondo turno, a Milano dovesse vincere Stefano Parisi, allora per il premier si verrebbe a delineare una sconfitta clamorosa. Che lo azzopperebbe anche in vista della decisiva campagna referendaria di ottobre.

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