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18Lug 11
Questa ‘rubrica’: una margherita nell’asfalto
E’ ancora possibile fermarsi ad ammirare una margherita che spunta dal selciato della strada? Forse no ed è un peccato perché anche le strade più battute da traffico distratto non possono impedire alle margherite di spuntare attraverso l’asfalto.
Questa rubrica vorrebbe tentare di far crescere margherite nelle strade virtuali caotiche pubblicando pensieri su cui fermarsi a riflettere di tanto in tanto. Aperta a tutti e per questo senza firme di attribuzione ci auguriamo che questa rubrica diventi uno spazio di dialogo di saggezza.
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PER GENTILE REDAZIONE. Ringrazio per l’attenzione…non ci speravo più ! Buon pomeriggio.
Gentile Annamaria,
grazie delle sua segnalazione. Certo, leggiamo i post ma alcuni, per questioni tecniche che stiamo verificando e cercando di risolvere, entrano anche se effettivamente non sono coerenti col tema del blog. la ringraziamo ancora per la sua segnalazione. Buona giornata
PER REDAZIONE! …attinvarO…30 Maggio 2012….Sono pubblicizzati, ovviamente…per essere venduti, rigorosamente in lingua inglese, medicinali quali…Cialis, Viagra, Prozac…ritenuti normalmente tossici e manipolati, il cui acquisto su Internet, è vivamente sconsigliato!!! Mi chiedo e vi CHIEDO…che cosa c’entri …il tutto…con la rubrica “Margherite nell’asfalto” ??? Ma, scusate, li leggete i post quando arrivano??? Ma…RESTO UN PO’ BASITA! …O?…è TUTTO NORMALE ? GRADIREI UNA VOSTRA GENTILE RISPOSTA !!! GRAZIE.
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Anche da me…un grazie commosso. Io. non ho avuto una mamma come la tua! Faccio fatica a ricordarla…in modo sereno…non riesco…e, mi sento, quasi colpevole! Mi consola comunque il fatto…che sono dalla parte della ragione…e si può, essere clementi…ma non dimenticare! Anche perchè, l’oggi, resta un continuo ricordo…di ciò che è stato.
rubrica bellissima!
Entropìa artistica… del Latemar…
http://www.youtube.com/watch?v=8hGNP3sLdi8&feature=related
Al momento denuncio ancora una volta come Berlusconi (piaccia o non piaccia), il Centro-Destra (Lega compresa)… ecc. essendo i sostenitori della POLITICA DEL FARE sono >>> SINTROPICI
http://www.youtube.com/watch?v=Wz-zFa-e51k
Invece i “castrapopoli” della sinistra (Tri Pietre compreso) son ENTROPICI perché non vogliono altro che la CADUTA del governo, la FINE di Berlusconi e la RIDUZIONE ai minimi termini dell’odiata borghesia anti-comunista o solo non-catto-comunista. Basta vedere gli “youtube” di (bersagliere) Bersani e del cafone di Montenero de’ Saccocce…, contrapposti a quelli di Berlusconi e di Alfano.
http://www.youtube.com/watch?v=waNxKtvq_KA
http://www.youtube.com/watch?v=36il_-KV4fI&feature=related
Altro che della POLITICA DEL FARE. “Tubi digerenti”, transiti entropìci di cibo e di parole: sono i propugnatori della politica “MORS TUA VITA MEA”.
Il resto son soltanto chiacchiere… E per chiacchiere non intendo le frittole veneziane…
ALTRA SINTROPIA… locale…
http://www.youtube.com/watch?v=FCA2Ahc36lQ&feature=fvwrel
http://www.youtube.com/watch?v=5_srdB2JGBI&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=gz_9FrhCBnI&NR=1&feature=fvwp
lLa musica, invece, E’ SINTROPICA!
http://www.youtube.com/watch?v=eyJkyi0BKPk
http://www.youtube.com/watch?v=6NymprfjizE
http://altoadige.gelocal.it/cronaca/2011/08/02/news/paura-a-parcines-frana-un-intero-costone-roccioso-4721261
Paura a Parcines, frana un intero costone roccioso
Alcune abitazioni sono state evacuate per la caduta di una grande frana rocciosa nel comune di Parcines, nel Meranese. Non sono stati segnalati feriti
MERANO. Una frana di circa 80 mila metri cubi si è staccata dal monte che sovrasta l’abitato di Parcines. In un primo momento la protezione civile ha fatto evacuare due alberghi – il Niedermair e l’An der Lahn – e una trentina di abitazioni con oltre cento persone allontanate d’urgenza per ordine del sindaco Albert Gögele.
Nel tardo pomeriggio invece, anche dopo il sopralluogo del geologo Konrad Messner, la zona a rischio è stata ridotta e hanno dovuto passare la notte fuori casa solo una trentina di persone che hanno trovato riparo o da parenti oppure al centro allestito dalla protezione civile della Croce bianca alla sala Gerold di Rablà.
2 agosto 2011
FENOMENO ENTROPICO
Errata corrige. Al posto di “una moneta ha entropia più bassa”… una moneta TRUCCATA ha entropia più bassa…
Gent./mo Sig. Mariano di Oristano: questo è il mio indirizzo di posta elettronica:
totosant.eleutherium@alice.it. Mi mandi le foto dell’olmo cresciuto in mezzo al marciapiede con le sue considerazioni su quanto ho esposto ed andrò esponendo nei prossimi post. Io, alla sua e-mail, mando le foto della “bardana di Fantappiè” Al fine di realizzare un desiderio di mio cugino Gino: “Parlatene, parliamone del mio maestro… è proprio un ‘peccato’ dimenticarlo!”, invito i lettori del blog ed i”postaioli” a fare altrettanto.
Diceva mio cugino (cito a memoria): Fantappiè è morto troppo presto e dopo una non certo lieve malattia. Negli anni ’50 si è cominciato a parlare della “Teoria dell’Informazione” degli americani Shannon e Weawer pur restando, detta teoria, per tutti gli anni ’50 del secolo scorso argomento di ricerca per pochi specialisti e per “Archimedi Pitagorici” di provincia. La sua diffusione prima a macchia di leopardo e poi universale è cominciata negli anni ’60 dopo la pubblicazione e, via via, la traduzione in tutte le lingue del mondo del libro di John Pierce “La teoria dell’Informazione – Simboli, Codici, Messaggi (Mondadori ed./1960). Il prof. Fantappiè non ha avuto il tempo di entrare nella “discussione scientifica” della teoria. Lui, mio cugino, pur avendola studiata e mai dimenticata nel volgere degli anni, su di essa ha scrtto solo il libro conservato presso la Biblioteca di Foggia al fine di dimostrare che l’informazione era (E’) un qualcosa che riguarda la scienza e non soltanto le lettere o il giornalismo. Tanto che può essere misurata. E lui nel suo libro ha anticipato come [La prima volta che vado a Foggia me lo vado a fotocopiare].
Poi, mi ha detto anche che Fantappiè si era riservato di dare un’EQUAZIONE della SINTROPIA. Ma non ne ha avuto il tempo, essendosi riservato di farlo dopo tutta una serie di lavori sperimentali sulla sua “teoria unificata del mondo fisico e biologico”. Sempre secondo mio cugino l’EQUAZIONE della SINTROPIA è pari pari l’equazione dell’ “entropia della teoria dell’informazione”. Cioè la seguente:
H[I]= -∑_i^n▒〖p(i) 〖log〗_2 〗 p(i)
—-Leggenda.
H[I] > H di I >>entropia dell’informazione;
-∑_i^n > operazioni ripetute tante volte quanti sono i valori che l’indice “i” può assumere nell’ambito dei “numeri naturali” da 1 a “n”;
〖p(i) > probabilità “i-esima” di avere informazione in base al numero “i” di compenenti;
〖log〗_2〗 p(i) > logaritmo a base 2 della precedente probabilità —-
Discussione. [ http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20090925140945AAl1W67 ]
L’ entropia di una moneta e’ 1, considerando le due risposte (testa o croce) equiprobabili;
una moneta ha entropia più bassa: dopo una serie di osservazioni l’ incertezza della variabile e’ minore.
Una moneta totalmente truccata > sempre testa o sempre croce< – ha entropia 0.
ASPETTO ULTERIORI INTERVENTI
PS. Mi scuso per alcuni evidenti errori e ripetizioni di battuta, e per non aver ricordato che, diciamo così, per ragioni “narrative” mio cugino ed io trasformammo l’ “ERBA MURARIA DI FANTAPPIE’ ” nella “BARDANA DI FANTAPPIE’ “. Fra l’altro, in foto viene meglio. —
Ecco, sig. Mariano di Oristanio, perché oggi quella piantina di olmo di tanti anni fa è divenrata un vero e proprio albero!”
Può dunque esserci tormento senza timori? Perchè tormentarsi se nulla si teme?
Spunta tormentata
la bella margherita
che non teme le cattiverie
del mondo.
Buon pomeriggio a tutti.
La grandezza di un essere umano sta proprio nel saper dare un’anima a ciò che, in apparenza, appare immobile e vuoto e arido.
La margherita supera la prigionia dell’asfalto, si nutre di luce, illumina.
Per poco o per tanto che sarà non importa. Intanto, c’è stata e, qualcuno, l’ha veduta. Forse si è intenerito,o forse non se ne è accorto e l’ha calpestata. Qualcuno, geloso, forse l’ha raccolta, per salvarla.
O soltanto per salvare, per un breve istante, se stesso.
La margherita che fora l’asfalto, non sa di essere margherita e neppure se è bella da vedere. Noi la guardiamo ma lei ci ignora. Non sa di avere forato l’asfalto. E non le interessa. La margherita, quella margherita, è.
Raffaele, secondo me, tu quel libro hai già iniziato a scriverlo. Sei forte!
( E sono d’accordo con te).
Grazie della spiegazione Raffaele. E buon salto!
Gentile Redazione,
Io ho solo la sensazione che ci debba essere un pensiero semplice e infinito, elastico abbastanza da consentire, di volta in volta, un saltino facile facile così come un salto alto e complicato; come un trampolino, insomma, che serva a ciascuno, più che a indovinare pensieri di altri, a scoprire finalmente i propri. Sfortunatamente non è toccato, e non toccherà, a me scrivere il libro di un pensiero, perciò mi ritrovo in continuazione a saltellare sui trampolini degli altri (in questo momento sul vostro) cercando di capire cosa hanno in comune tutte le mie piroette.
Grazie Raffaele. E, se posso chiedertelo, quale sarebbe il tuo pensiero, quindi il tuo libro?
Questa rubrica mi piace.
A volte penso che il libro più bello, mai scritto, dovrebbe essere quello che contiene un solo pensiero, breve ma tanto ampio da provocare in tutti la voglia di rileggerlo, spesso e volentieri, ritrovandosi a capirlo ogni volta in modo differente; o, meglio, più che di capirlo ogni volta in modo differente, in grado di suscitare pensieri ogni volta diversi, in base agli altri pensieri, privati, che ognuno sta pensando nei pressi del momento della lettura; come una specie di codice che significa qualcosa, tra tante possibili, accoppiato a un’altra parte di codice che ciascuno mette a disposizione, spontaneamente, al momento, senza nemmeno saperlo.
La insicurezza e la paura portano a sognare di poter frazionare l’insieme umano in categorie, per confrontare, distinguere e capire senza troppa fatica. Se si potessero etichettare le persone, sarebbe perfetto un codice a barre, i rapporti umani diverrebbero più semplici… forse monotoni… noiosi… Ma sicuri! Immaginiamo. Incontro una persona che per conoscermi mi punta col lettore ad infrarossi del codice a barre e mi legge, mentre io faccio altrettanto e leggo lui. E sul mini schermo a cristalli liquidi che è sul mio lettore mi appare la perfetta e totale categorizzazione della persona che ho incontrato. Età fisica, età mentale, modo di pensare, incubi e desideri, livello di sensibilità, sesso (rilevazione visivamente sempre meno semplice), livello sociale, stato civile, lavoro, hobby, schieramento politico, appartenenza religiosa, origini familiari, fedina penale fino a parenti di settimo grado ascendenti e discendenti, anche acquisiti, allergie, percentuale di materia grassa, condizione fisica, prospettive di vita, calli ed occhi di pernice… E non so che altro. Lascio alla immaginazione tutto ciò che potrebbe essere rilevabile.
Sono convinto che nessuno arriverebbe a leggere l’intero elenco. Giunto ad un terzo o a metà, al massimo, ognuno girerebbe le spalle frettolosamente, senza escludere che alcuni potrebbero fuggire, urlando di terrore. Alla fine le persone si eviterebbero nascondendosi le une alle altre, per non dover leggere le analisi delle persone incontrate. Agli angoli delle strade scene da film di guerra, si vedrebbero persone che appiattite contro il muro, tenterebbero di sbirciare dietro l’angolo senza esporsi per non rischiare di incontrare soprattutto persone conosciute.
Oggi va di moda la lettura della comunicazione non verbale, per scavare nelle verità nascoste d’una persona. E spuntano gli esperti. E non capisco questi super esperti che sanno leggere sentimenti e i pensieri guardando in faccia le persone, che perdono tempo in esibizioni da luna park invece di fare soldi a palate giocando a poker. Guarda a destra immagina e quindi mente, guarda a sinistra dice le verità. O è il contrario? Comunque, c’è da crederci? Quanto poco possa essere sicura la interpretazione dei gesti e degli atteggiamenti del viso, lo possono spiegare i professionisti del poker, la cui prima abilità è tagliare i collegamenti tra emotività ed espressioni del volto e del corpo in genere. Questa tentata e supposta vantata capacità di invadere il segreto della mente altrui, se alimentata, produrrebbe solo quanto ipotizzato prima e cioè il progressivo isolamento dell’individuo che rifuggirebbe dal contatto visivo diretto con i suoi simili. Al passaggio d’una donna… entusiasmante, gli uomini in servizio permanente effettivo dovrebbero abbassare lo sguardo, impegnandosi strenuamente a pensare al mal di denti e, ovviamente, sarebbe lo stesso per le donne. Sarà necessario arrivare a subire persino il burqa per donne ed uomini, per poter essere liberi di pensare ciò che vogliamo? Dopo i guardoni nella notte, ed i guardoni del telefono, alla fine dobbiamo aspettarci anche i guardoni della mente? Io, non ci credo, ma….. pino d.
[@Bruno] Grazie, Bruno. Mi hai fatto ricordare mia madre. Ah, quanto tempo è passato!
Così come tante mergherite spuntano dal selciato della strada, molte altre margherite muoiono silenziose nel caos di quella stessa strada.
Noi tutti siamo margherite che nascono e muoiono nella totale indifferenza dello scorrere incessante di questa vita frenetica e assordante, ma accompagnati dall’amore di chi ci ha voluto bene.
Vorrei qui dedicare questa mia poesia alla mia mamma scomparsa da pochi giorni … era un sabato mattina del 2 luglio, e una semplice margherita è silenziosamente volata in cielo …
———————————————————————————————————-
VORREI CREDERE CHE TU DORMISSI
Sono qui
inginocchiato
accanto al tuo letto
accanto a te
con gli occhi spalancati
lo sguardo fisso
mentre il pensiero
vaga nel nulla
alla ricerca di teneri ricordi.
E mi ritorna alla mente
la tua immagine pura
fresca, amorosa
come quando
mi tenevi per mano
attenta che non cadessi.
Ricordo
con quanta tenerezza
hai saputo crescermi
hai saputo amarmi
con quanta gioia
hai voluto sacrificarti
per me.
La tua vita
è stata sempre
piena di sofferenze
sin dal primo giorno
che mi mettesti al mondo.
Ed ecco che ora
mi sento venir meno.
Sono come un vagabondo
alla ricerca di qualcosa,
sì
alla ricerca della tua mano
mamma
che mi ha guidato nei primi passi
e che ora
ho perduto per sempre.
Una lacrima fredda
scorre sul mio viso
mentre ti guardo
e vedo che sei ancora bella.
Distesa sul letto
con quel vestito che
ti piaceva tanto
ma che indossavi
solo la domenica,
con le mani giunte
come quando pregavi per i tuoi figli
come quando pregavi
per me.
Mio Dio, perché?
perché lo hai fatto?
Tu mi hai privato
di un grande tesoro
mi hai privato
della mamma più grande del mondo.
Il seme della margherita è nell’animo di ogni uomo. Anche nel più arido animo può germogliare.
Angulimala e il Buddha.
Angulimala è un famigerato assassino. Lottatore formidabile. Chiunque lo incontri incontra la morte.
L’assassino sbarra la strada al Buddha:
“Monaco, ti ho detto di fermarti. Perché non l’hai fatto?”
“Angulimala io mi sono fermato tanto tempo fa. Sei tu che non ti sei ancora fermato”
L’assassino rimane perplesso. Lo sguardo del monaco lo confonde; carico di serenità e pace; quasi che lui, l’assassino, fosse amico o fratello.
“Monaco” replica l’assassino, “dici di esserti fermato molto tempo fa, eppure stavi camminando. Dici che sono io a non essermi ancora fermato. Spiegami le tue parole”.
“Angulimala” risponde il Buddha, “io mi sono fermato dal commettere azioni che causano sofferenza agli altri esseri già da molto tempo. Ho imparato a proteggere la vita, non solo degli uomini ma di tutti gli esseri viventi. Angulimala, tutto ciò che vive vuole vivere. Tutti temono la morte. Per questo dobbiamo nutrire un cuore compassionevole e proteggere le vite altrui”.
“Gli esseri umani non si amano. Perché dovrei amarli io? Gli uomini sono crudeli e falsi”.
“Angulimala” continua con dolcezza il Buddha, “vedo che hai molto sofferto a causa degli uomini. E’ vero, gli esseri umani sanno essere crudeli, e tale crudeltà è il prodotto dell’ignoranza, dell’odio, del desiderio e dell’invidia. Ma sanno anche essere comprensivi e compassionevoli. Non essere cieco. La mia via trasforma la crudeltà in gentilezza. La via che tu segui è quella dell’odio. Fermati. Scegli il sentiero del perdono, della comprensione e dell’amore”.
Angulimala è toccato da quelle parole. Avverte che le parole del monaco nascono dall’amore, e che in lui non c’è odio, non c’è avversione. E vede che il monaco lo guarda con il rispetto dovuto a un essere umano.
“Ormai mi sono spinto troppo in là nel mio cammino di distruzione. Tornare indietro è impossibile”.
“No, Angulimala” lo corregge il Buddha, “non è mai troppo tardi per fare del bene”.
“Quale bene potrebbe mai fare uno come me?”.
“Smetti di camminare sulla via dell’odio e della violenza. Ecco il bene maggiore che puoi fare. Anche se ti sei molto addentrato nel mare della sofferenza, voltati indietro, Angulimala, e vedrai la riva”.
Angulimala cade in ginocchio. Slega la spada che porta sulla schiena, la depone al suolo e si prostra ai piedi del Buddha. Scoppia in singhiozzi.
(Dalla “Vita di Siddhartha il Buddha” di Thich Nhat Hanh)
Che differenza c’è tra una margherita e un crisantemo. Forse ci disturba ma forse il crisantemo è più appropriato. Anche lui è espressione di vita.
L’uomo sembra non capire che sulla terra siamo solo compagni di viaggio.
Potremmo aiutarci l’un l’altro per rendere più confortevole il tragitto,viceversa
ci ostacoliamo,ci combattiamo,ci prevarichiamo,ci uccidiamo e per cosa?Possibile che nessuno capisca che si dovrà lasciare tutto e che pertanto è stupido dannarsi l’anima per qualcosa che non potremmo portarci via? A che vale un titolo in terra quando saremo alla resa dei conti?Poveri noi !
Quanto scrivo si ricollega ad un fatto raccontatomi da mia moglie quando si trovava in un Ospedale degli Stati Uniti..
Le continue trasfusioni l’avevano debilitata a tal punto che era passata dalla vita alla “morte clinica”.
Tutti gli strumenti sofisticati, che ne controllavano il decorso,erano in allarme, e l’encefalogramma era piatto….cuore,…tutto fermo.
Questo, ha poi saputo,che durò 3-4 minuti…(almeno così le dissero).
Nel frattempo,mentre i medici si prodigavano per rianimarla,lei aveva iniziato un viaggio,che si potrebbe dire “nell’aldilà”.
Le sensazioni non erano legate ad immagini chiare,se non di luce, ombra,voci…
Lei non aveva corpo, ma solo spirito.
Una voce rassicurante la invitava a darle la mano per seguirlo/a,però non c’erano ne mani ne corpi di entrambe.
Lei provava un profondo senso di pace, di serenità,lontana dai problemi di prima,da tutto,dolori, ansie.
Si sentiva muovere su un non ben identificabile supporto,confortata,rassicurata dalla voce,in un ambiente nebbioso, come un tunnel,con in lontananza una luce abbastanza forte, che gradualmente si attenuava.
Intorno c’erano altre “presenze”, anche loro verosimilmente amiche.
Il viaggio che per lei sembrava essere durato diverse ore, in pratica era durato pochi minuti.
Rianimatasi,risvegliata,le fu raccontato dai medici,la tragedia che avevano vissuto, e quanto era accaduto. Ancora 30 secondi(così dissero), e il viaggio sarebbe durato per sempre,senza ritorno.
Questo episodio mi fa pensare.
La macchina cerebrale nella sua complessità, nel momento della morte, innesca evidentemente una trasmissione interna, di bassissima potenza, che interessa solo quelle poche cellule neuronali, che concentrano la personalità dell’individuo(direi l’io intimo percettore della ns esistenza), per sdrammatizzare il momento doloroso della morte del corpo,la cui sofferenza”terrena” viene come sganciata, separata, per inserire delle sensazioni di pace, di serenità.
Quanto sarebbe durato tutto ciò?
Questo è il punto.
Fino al completo deterioramento del sistema di alimentazione,ovvero il messaggio e l’io,legati,ovvero l’io appagato,laddove pochi secondi equivalgono all’eternità?
Questo messaggio, ricevuto dagli uomini sin dall’antichità, e rivelato,non è forse all’origine delle religioni,della credenza nell’ ”aldilà”?
Non è quindi che l”aldilà”,sia riconducibile a questo momento di transizione,di estremo conforto?.Oppure ciò continua?.Ma che senso ha parlare di continuazione,quando spazio e tempo, per un simile messaggio, collimano.
Il tempo è un nostro metro di misura, legato alla nostra vita, al nostro corpo,ma il senso dell’eternità per l’anima,per il ns io, sta forse racchiuso in quei pochi secondi(umani), che svaniscono nel nulla, nella dimensione universale di spazio, tempo, eterni ed inesistenti.
L’eternità intesa in senso umano( e materiale), è una presunzione, è in pratica il voler continuare la vita su basi similari,ma nella dimensione “anima/io”, è tutt’altra cosa,ciò nonostante grandiosa e sufficiente per dare serenità nel momento del passaggio.
Nella visione dell’Eternità,l’uomo ancora una volta, non riesce a discostarsi da una visione semplicistica temporale, a sua dimensione, e assume il concetto su di se, in una visione fiabesca, ingigantita dalla tradizione.
L’anima esiste, la sua visione dell’”aldilà”, della pace, della serenità, esiste, ed esiste pure la sua immersione nell’eternità(a sua dimensione).
Ciò è un prezioso dono che la vita ci da in punto di morte.
Grazie Veronica.
La cosa che mi piace di più di questa rubrica è che ha un titolo in latino e non nel sempre più orrido nonchè nel sempre più insopportabile inglese!
Grazie a chi ha scelto un titolo latino!
..dividere una qualsiasi “Entità Oggettivamente Esistente”(EOE),in una quantità infinita di parti,l’oggetto unitario della divisione,sarebbe “zero”,..
E’ impossibile. Lo dice la proposizione stessa.
…Ancora una volta si parla di esistenza come fatto soggettivo…
Niente è più oggettivo dell’esistenza.
<>
E’ impossibile. Lo dice la proposizione stessa.
<>
Niente è più oggettivo dell’esistenza.
Caro Salvatore, puoi mandare il tutto a questo indirizzo: redazione.web@ilgiornale.it
@ Salvatore, stiamo lavorando affinchè si possano inserire le immagini al posto dell’avatar. Vediamo se riusciamo anche se, per questioni tecniche, non lo possiamo assicurare.
PS. Non è possibile mettere foto, immagini al posto delle siluettes sopra il nome? Così il Sig. Mariano da Oristano ci potrebbe mandare la foto dell’olmo con le panchine attorno ed io quella di una pianta di bardana che rinascendo anno dopo anno fra le pietre di un argine (del Lungo Talvera di Bolzano… non lontano da casa mia!), NONOSTANTE LE RIPETUTE POTATURE DEI GIARDINIERI, sta facendo saltare una lastra di porfido -non molto grande, tuttavia- che fa da ceppello al suo ceppo abbastanza appariscente. E per l’ “entròpia” ho le foto del crollo della cima 11 delle Dolomiti della Valle Fiscalina, avvenuto mi pare il 2007. [Valle Fiscalina, ma i finanzieri con i loro controlli “fiscali” non c’entrano: “fiscalina” viene da “fisc” in lingua retica = a “crollo”]
Grazie! ma l’ “interpretazione” non è mica tutta mia: in massima parte è del mio cugino Gino Vocino (buon’anima… a 84 anni e tornato a fare matematica col suo “maestro”…Fantappiè… Eh, vedi Gino, non l’abbiamo… non vi abbiamo dimenticati) che è riuscito a spiegarmela così bene… che l’ho capita anch’io! Qui poi, a cominciare dalle prealpi, dappertutto, fino ai 1500/1600 mt, c’è la rustica, forte e resistentissima “bardana” che è capace di cresce e propagarsi dappertutto: anche dalle pietre cementate. Gliel’ho raccontato a mio cugino sette od otto anni fa, per telefono, E così abbiamo scritto un “pezzullo”: ” LA BARDANA DI FANTAPPIE’ ” a quattro mani, due telefoni e due fax. Gino non aveva il computer… Ho anche le foto. Vorrei mandarvi tutto per e-mail, così allego le foto. A quale dei vostri indirizzi di posta elettronica posso “lanciare”? Vielen Dank und auf Wiedersehen!
@ Mariano: la migliore interpretazione di questo aneddotto che racconti, è il post di Salvatore Santamaria:
“I mattoni, le pietre, la materia inerte sono sotto la “LEGGE” dell’ “entròpia” che non può che prevedere se non rotture, usura, disgregazione e disordine. La materia vivente è sotto la “LEGGE” della “sìntropia” che prevede organizzazione, ordine, crescita e riproduzione”.
il titolo della rubrica: “una margherita nell’asfalto” mi ha ricordato un episodio di tanti anni fa quando, assessore all’ambiente della mia città, mi segnalarono ch un platano cresceva nel bel mezzo di un marciapiede e intralciava il passaggio pedonale. Diedi disposizioni all’agronomo , quale responsabile del verde pubblico” perchè provedesse all’estirpazione dell’arbusto. Come risposta ottenni un diniego seguita da una frase che mi colpì molto: “piuttosto mi taglio un braccio”. chiesi i motivi e con l’onestà e la sincerità che contradistingueva il pofessionista mi rispose: ” se questa pianta ha sfidato il progresso , l’urbanizzazione, l’inquinamento, non ha vinto solo la pianta ma è una vittoria per tutto l’ambiente”. Dopo un attimo di smarrimento, acconsentìi….. e dopo parecchi anni il piccolo platano e ancora lì… con due belle panchine a fargli compagnia, insieme a tantissimi anziani che si riposano nella sua’ ombra .
Cosa significherà tutto questo? a voi ogni possibile interpretazione-
Augurissimi per la rubrica
Complimenti per la foto della “margherita nell’asfalto”. Avete fatto un salto all’indietro di quasi 70 anni, ed in avanti di qualche millennio. Adesso vi dico perchè.
Un mio lontano cugino in linea paterna, Gino Vocino, è stato allievo del grande (ma misconosciuto) professore di Matematica dell’Università di Roma Luigi FANTAPPIE’ (Viterbo, 1901/1955). L’ho incontrato una volta a Roma dov’era rimasto dopo la laurea a fare l’insegnante di matematica nei licei ed un paio di volte a Foggia, da pensionato. A Roma (1975) lui si compiacque molto del mio interesse per la TEORIA DELL’INFORMAZIONE, mi disse di andarmi a leggere nella biblioteca di Foggia un suo “libriccino” sull’argomento, perché non ne aveva più e mi parlò del suo “maestro” Fantappiè e di come egli con la “sìntropia” avesse anticipato la teoria dell’informazione. Ma dato che non era comunista in quel covo di comunistazzi che era la Facolta di Matematica e Fisica dell’Università di Roma non godeva di soverchie simpatie (“l’hanno sempre stroncato! Poi ci si mise anche una malattia del pancreas…”). Ecco come mio cugino Gino mi spiegò la “sìntropia”, rifacendosi ad uno degli aneddoti di Fantappiè.
Sui muri delle vecchie case di Roma, sulle mura romane, nelle zone archeologiche ed anche su un muretto a mattoni che costeggia non so quale marciapiede all’interno dell’Università fanno bella mostra di sé le ERBE MURARIE: spuntano dalle connessure fra mattone e mattone, fra pietra e pietra. I giardinieri sono pronti a dire che sono, le erbe murarie, inestirpabili: con roncole e cesoie le potano alla base, ma non potendo scalpellare fra i mattoni con attrezzi metallici né usare veleni, per non rovinare i muri, le erbe ricompaiono potatura dopo potatura. Allora, pietre e mattoni sono sempre lì e col passar del tempo (molto, ma molto tempo: “Tutto ruina il funesto tempo”, scriveva il poeta) e degli agenti atmosferici si rovinano e si sgretolano… Ed a prenderli a martellate si sgretolano anche prima. Invece, le erbe murarie ridotte con la potatura, eventualmente estirpate a strappo o con qualche attrezzo ricrescono. I mattoni, le pietre, la materia inerte -concluse mio cugino- sono sotto la “LEGGE” dell’ “entròpia” che non può che prevedere se non rotture, usura, disgregazione e disordine. La materia vivente è sotto la “LEGGE” della “sìntropia” che prevede organizzazione, ordine, crescita e riproduzione. Delle erbe murarie, come della margherita nell’asfalto! BUON PROSEGUIMENTO (PS. Questo “post” lo dovevo mettere sotto questo “tag”! Sorry…)
Grazie Alfredo.
Bravissimi!!! Continuate in questo modo e se molte persone leggeranno i vostri scritti il mondo non potrà che diventare migliore.
Tutto da solo ho capito che cos’è quel vote cast, che non ha nulla a che vedere col voto di castità. Uff, però è stata una faticaccia. Nel mio conflittuale rapporto con web & blog, in alcuni mesi mi son elevato dal ruolo di imbranato totale a quello di imbranato che intravede la luce. Lo so, è fuori tema e quindi assolutamente scorretto. Anche se poi forse a ben guardare… pino d.
Lasciamo che questa margherita cresca naturalmente, nutrita dalla terra e dall’acqua, scaldata dal sole pronta ad ergersi nell’aria. Fate crescere questa margherita di vita propria, non buttategli addosso politica e preconcetti, non cadete nel patetico della semina di gramigna, lasciate che i petali abbiano il colore del cielo piuttosto che il grigio dell’asfalto.
Scusate, ma a tratti emerge una visione dell’uomo troppo negativa; francamente non la condivido affatto, poiché se fosse davvero così, probabilmente saremmo estinti da un pezzo! Proprio come quella margherita dell’asfalto, la vita vien fuori, emerge e si sviluppa, secondo le possibilità e i meriti di ciascuno, tra mille difficoltà magari, ma forse proprio questo è la Vita.
E poi: tutto questo parlrae di Nulla… Solo dai presocratrici, o al massimo da Platone, riesco ad accettare discorsi sul Nulla! Avevano una tale grazia nel parlare di certe cose! Una grazia che personaggi come Oddifreddi se la sognano!
L’asfalto rappresenta l’uomo che non si ferma davanti a nulla,inquinando l’aria e le anime.
MA la margherita rappresenta la forza della natura: un fiore delicato e cosi piccolo che riesce a distruggere a risorgere ed a penetrare gli aspetti più intimi e reconditi dell’uomo,lavando con la sua purezza l’animo nero e malvagio rappresentato dall”asfalto.
E la margherita ci lascia un messaggio: ogni difficoltà puo’ essere affrontata con un animo gentile, pacato,solare e puro e da una volontà di riemergere indomabile.
Max
p.s. bellissimo spazio per i pensieri
Grazie Pino della collaborazione.
Solo una comunicazione. L’eccessiva stringatezza può produrre malintesi. Alcuni lettori tuttora leggono come luogo del blog lo spazio dedicato ai commenti in coda all’articolo di presentazione. Esattamente quel che accadde a me, come ho poi raccontato in un commento-avviso ai naviganti per suggerire come arrivare al blog che non era ancora tra i classici blog de il Giornale. Purtroppo non tutti i commentatori leggono i commenti precedenti. Inoltre leggendo quei commenti si scopre che andrebbe anche chiarito che il “piccolo è bello” non si riferisce ad un obbligo di scatoletta da 1000 caratteri, perché le opinioni versate nel blog possono esser più ampie, e sarebbe utile spiegare anche che l’anonimato è riservato alla sola redazione. Solo per collaborare. Cordialmente. pino d.
E’ assurdo…ciò che il tuo amico spaccia per senso di responsabilità e dovere è in realtà una mostruosa forma di egoismo e di debolezza.
La sua lealtà non doveva andare ad una persona che non ha la minima idea di ciò che voglia dire vivere e amare, ma verso le due ragazze che sono poi quelle che hanno avuto il disagio maggiore, anche allontanandole dalla loro madre.
Lui è corresponsabile delle difficoltà delle sue ragazze quanto e forse più della loro madre perchè lui sapeva, lui aveva capito.
Non siamo nati per soffrire, non siamo nati per “sacrificarci”.
Ci sono persone che non”capiscono” semplicemente perchè non capiscono, ho passato anni nella pia illusione che spiegando, parlando qualsiasi persona potesse arrivare a comprendere, a migliorare.
Non è così.
Un lapsus o forse solo un errore di battuta, tuttavia ne è nato un neologismo azzeccatissimo e perfettamente quanto sinteticamente descrittivo: “Lei, inferniera personale…” Se mai invece è stato costruito, i miei sinceri complimenti. pino d.
Una margherita di nome Paolo
Sposato da diciasette anni, lei aveva già una figli piccola che Paolo ha voluto riconoscere. Poi è arrivata Lea.
Lei, inferniera personale ha sviluppato un problema di alcolismo che oggi l’ha ridotta con il diabete che peggio non potrebbe, ha perso l’ottanta per cento della vista.
Il problema alcol ha fatto si che sia stata una madre molto distratta e la prima figlia ne ha combinate tante fino a che il giudice l’ha condannata a un periodo di “riformatorio”. Un mese dopo l’uscita era da capo a dodici e oggi “trascina” anche la sorellastra sulla sua cattiva strada. New York non è un posto facile in cui crescere “sani”.
Paolo, che causa un’operazione seria non lavora più, vive ancora con la moglie. Per puro senso di responsabilità e perche lo considera un “impegno preso”, anche se l’amore è morto molto tempo fa. Lei ormai deve essere assistita giorno e notte e accompagnata tre volte la settimana a fare dialisi ed è divenuta intrattabile anche se ora non beve più.
Ma ha bisogno di un trapianto di rene. E’ in lista d’attesa che si prevede di buoni cinque anni.
Paolo ha saputo che un suo rene le potrebbe salvare la vita.
Quando Paolo me lo ha detto ieri sera al telefono ero dapprima “sconcertato”.
Nonstante anni di sopprusi, preoccupazioni, di liti e problemi con la figlia (la seconda inizia adesso ma promette “bene”) ha deciso di salvarle la vita. Non so se al suo posto avrei avuto la stessa forza d’animo.
Credo che io non sarei un granchè come margherita.
Leno Lazzari
Questa riflessione non avrei voluto scriverla. E poi non avrei voluto inviarla. Dilaniante doloroso dubbio. Ma l’ho scritta e temo che la invierò. Irresistibile impulso. Perché vorrei capire. Sono spinto, coartato dall’irrinunciabile umano bisogno di capire. Null’altro. Sarò eternamente grato a chi, in un afflato di umana solidarietà, vorrà venire in mio soccorso in questo immane impegno, anche facendomi notare miei possibilissimi errori. Per miei ovvii limiti, e solo per miei limiti, invano ho tentato di decrittare il testo del “Se l’Universo…” . Infatti mi son sentito come un bambino che, col proprio modesto secchiello, solo un giocattolo, vorrebbe travasare l’incommensurabile immensità del nulla.
Leggo, testualmente: “Se l’Universo,fosse rimasto concentrato in una forma tale da impedire la realizzazione di punti di osservazione(che ne determinano la relativa esistenza), esisteva, ma non ne era a conoscenza.” Si afferma che, pur esistendo, l’Universo non sapeva di esistere perché non aveva un punto di osservazione che gli permettesse di osservarsi… E, aggiungo io, non avendo mani, non poteva neppure darsi il classico pizzicotto. Un po’ come un selvaggio che, vedendosi per la prima volta, scopre di esistere, così l’Universo, se avesse avuto un punto di osservazione, avrebbe potuto vedersi, e quindi avrebbe saputo di esistere! Devo precisare che il selvaggio che ho usato nell’esempio, in realtà scoprirebbe essenzialmente le sole fattezze del proprio volto, perché egli sapeva già di esistere, pur non conoscendo esattamente il proprio viso. Il selvaggio appare quindi più “sveglio” dell’Universo. Ma non sottilizziamo. Il ragionamento ci porta ad un passo dall’animismo, ma solo ad un passo perché se l’Universo può vedere, osservare, ma può anche non conoscere se stesso e finanche non sapere di esistere, avremmo un Universo vivente, senziente ma non onnisciente e quindi decisamente non divino. Esso (o egli?) potrebbe essere ipotizzato come divinità solo a condizione di riuscire ad immaginare una divinità imperfetta e limitata. E forse un po’ scema. Ma, ripeto, questo solo per il suo dover aspettare di potersi vedere (osservare), per arrivare a capire di esistere.
Continuo a leggere: “L’Universo in sè sa di esistere?” Dobbiamo ricordare che sin dall’inizio avevamo letto che se esso Universo fosse rimasto concentrato, non avrebbe potuto sapere di esistere, ma questo era da imputare solo alla mancanza d’un posto di osservazione. In seguito quando l’Universo si è espanso, ha ottenuto, come da premessa, quell’indispensabile posto d’osservazione che gli avrebbe consentito di osservarsi e quindi di scoprire se stesso! E allora la domanda posta, “L’Universo in sè sa di esistere?”, che non appare retorica, apre un dubbio: Siamo sicuri che quando finalmente l’Universo ha potuto vedersi, sia riuscito a capire che ciò che vedeva era proprio lui stesso, e non un altro Universo che lo osservava, forse minaccioso? E poi, chissà se osservandosi finalmente, ha saputo resistere alla tentazione di far le boccacce. Tuttavia una certezza è raggiunta: L’Universo non può essere una entità divina, almeno nel senso che siamo soliti dare a questa parola, altrimenti sarebbe doveroso configurarla come una scadente imitazione di divinità (Made in Taiwan?), perfino un po’ scema. Purtroppo resta ancora irrisolto l’atavico dubbio: L’Universo ha coscienza di sé? Vive, a mo’ di motore immobile, in una sorta di totale placidità? O è materia inanimata?
Riprendo a leggere: “Ha senso una simile domanda?” Evito di pensare a possibili risposte. E continuo: “Ancora una volta si parla di esistenza come fatto soggettivo“. Quindi Cogito e Dubito sono cestinati, e si torna indietro. Tutto da rifare. Qualche perplessità mi deriva dalla comparazione di parti diverse del ragionamento che appaiono collidenti tra loro. Come quando in altro passaggio il nulla è stato dichiarato oggettivo, mentre ora l’esistenza è detta soggettiva. Qualcosa non quadra. Infatti, se l’esistenza è soggettiva, anche l’esistenza del nulla è soggettiva. Ne consegue che sarebbe errato riconoscere oggettività al nulla ed alla sua esistenza. E quindi il nulla per essere oggetto deve non esistere. Ma allora, se nemmeno esiste, come fa il nulla ad essere unità, come era stato definito in altra sezione dell’analisi, dove gli si riconosceva anche valore oggettivo? Se mai fosse provata l’identità tra unità e nulla, crollerebbe il sistema binario, con inimmaginabili catastrofiche conseguenze.
Meglio andare avanti. Continuo: “Pertanto, io non darei più importanza al fatto “creativo” in sè, ma bensì alla infinita sproporzione che esiste fra la oggettiva esistenza dell’Infinito, rispetto alla infinitesima, microscopica casualità della conoscenza umana del fatto.” Qui mi arrendo definitivamente, perché rilevo il riferimento ad una oggettiva constatazione dell’esistenza dell’infinito. Se Superman è partito in volo verso i “confini” dello spazio per constatare l’esistenza “oggettiva” dell’infinito, non potrà mai tornare indietro a comunicarcelo. Per certificarlo come infinito, il poveretto sarà impegnato a volare all’infinito, in un avventuroso viaggio che per definizione non ha fine. Anche volendo accettare la ipotesi, non ancora provata, d’una curva spazio-temporale, quella cioè che consentirebbe di viaggiare nel tempo, prima di poter dichiarare oggettiva l’esistenza dell’infinito, si dovrebbe aspettare un bel po’. E poi è da chiedersi, se pure fosse un giorno accertata come vera l’ipotesi d’una curva spazio-temporale, questa porterebbe a provare l’esistenza dell’infinito o proverebbe esattamente l’opposto?
Questa vuol essere, e tassativamente è, una semplice analisi che spero di esser riuscito a condurre senza preconcetti e senza asprezze. Anche se forse è un po’ lunghetta. E di questo mi scuso. Per rispettare del tutto il tema, ho delegato la decisione finale sull’invio, ad una margherita. Ma ho solo contato i petali, senza strapparli. pino d.
Se l’Universo,fosse rimasto concentrato in una forma tale da impedire la realizzazione di punti di osservazione(che ne determinano la relativa esistenza), esisteva, ma non ne era a conoscenza.
L’Universo in sè sa di esistere?
Ha senso una simile domanda ?
Ancora una volta si parla di esistenza come fatto soggettivo.
Pertanto, io non darei più importanza al fatto “creativo” in sè, ma bensì alla infinita sproporzione che esiste fra la oggettiva esistenza dell’Infinito, rispetto alla infinitesima, microscopica casualità della conoscenza umana del fatto.
Certo è , che è affascinante constatare, che la nostra costruzione biologica\chimica, ci abbia portati a questa conoscenza.
Si parla che l’Universo abbia un’età di 15-20 Miliardi di anni(calcolando la velocità di espansione delle galassie),nessuno però può dire quante espansioni\contrazioni, esso in realtà, abbia già subito….
Comunque sia, fossero una,cento,mille, non cambierebbe la sostanza, che cioè possiamo al limite vedere il fenomeno, come ci appare, e niente più…e ciò non è poco!
Mi ha sempre affascinato questo tema legato alla “creazione” dell’Anima, e mi è sempre piaciuto il vedermi viaggiare fra galassie, e spazi infiniti, per stabilire una base di osservazione”globale”, al di la di tutto.
Ciò per me,è come elevarsi in tutti i sensi, anche rispetto ai fatti che coinvolgono gli esseri umani, per vederli, ovvero cercare di vederli, in modo distaccato dal contingente.
Mi trovo spesso in questa condizione di spirito, che è quasi cercata quando devo affrontare problemi legati a fatti, a circostanze complicati.
Salgo in Cielo, e cerco la Verità.
Francamente non è sufficiente!
Lo sforzo mentale per raggiungere questa posizione, mi affatica, ma al tempo stesso mi da soddisfazione, e frustrazione in quanto so di dovere prima o poi discendere, e ritrovarmi nel contingente, nella materia vivente, con in mente una verità, magari più chiara, ma inutile, da non potere utilizzare in modo pratico.
Una moneta senza possibilità di scambio.
In ciò, sta la frustrazione.
Vedo la Società decisamente imperfettà.L’ordine, la morale, i valori notevolmente lontani, da quello che potrebbero essere nelle attuali possibilità dell’umanità, tenuto conto delle conquiste tecnologiche, a cui si è giunti.
Occorre riconsiderare tante cose, stabilire dei principi nuovi, che siano validi per tutto il pianeta, non solo per questo o quel Paese.
Stabilire un Vero codice di leggi internazionali.
L’egoismo personale, la paura del futuro economico, sentimentale;il rispetto delle identità, il concetto di integrazione, l’emigrazione, dazi,barriere, mercati,fame, ignoranza,fanatismo, potere,malattie,sesso,cultura,proprietà…quante cose da considerare.
Quante cose che non “girano” nel senso logico, perché manipolate, impedite da elementi esterni, innaturali e non equi.
Nei miei viaggi interspaziali, alla ricerca(più che della creazione, del “senso” di questa nostra Vita),vedo la perfezione, l’equilibrio dinamico delle forze che agiscono sull’universale, e al tempo stesso, il caos che governa qui.
Invenzioni, scoperte, pensieri brillanti, musiche,cultura,tutto ancora in una massa informe, priva di quell’ordine, che,farebbe sì che questi fatti, non fossero limitati a soli punti luminosi in un generale buio di emozioni, di interessi, di ideali, bensì si collocassero in una diffusa omogeneità.
Redazione… hai fatto una indigestione di Coelho.
Quos deus vult perdere prius dementat?
Certo che è vero: mille e non più mille, la vispa teresa, l’essere di Cartesio, nonchè le margherite.
Delusioni, smarrimenti.
Ognuno si attacca dove può.
Sintomi del tempo.
Vi racconto un aneddoto.
In aprile ero nel bosco: provavo (maldestramente) a fare un innesto.
Il canto degli uccelli, alle quattro del pomeriggio, col sole che disegnava fasci di luce calda tra il fitto dei rami, era piacevolmente assordante.
A un certo punto la mia attenzione è stata attratta da qualcosa: il silenzio.
Era sceso di colpo.
È durato pochi secondi.
A seguire, falde spesse di neve, morbida, bianchissima, hanno cominciato a cadere, solo per una manciata di minuti.
Poi il canto è ripreso, assordante come prima.
Mi ha fatto sorridere il fatto che, là per là, avessi pensato a quel silenzio come a qualcosa di «innaturale».
Und die eine sind in Dunkel
und die Anderen sind in Licht
und mann sieht die in Licht
die in Dunkel sieht man nicht, che fa il paio con:
donec eris felix multos numerabis amicos
yempora si fuerint nubilia solus eris
Una lotta impari. La margherita, (e non mi riferisco a quella Rutelliana), fora l’asfalto spinta da una incomprimibile volontà di essere, per generare margherite, fino a colonizzare l’ambiente circostante. Il genere umano, sfoggiando la sua troppo diffusa placidità mentale passa con la solida consapevolezza del “c’ero prima io”, e la spiaccica. Ma non potrà mai distruggere i semi di tutte le margherite che forano l’asfalto. Una lotta impari. Perché non appena il genere umano guarderà altrove, le margherite sbricioleranno l’asfalto, quello fisico e quello del pensiero unico. pino d.
Se potessi dividere una qualsiasi “Entità Oggettivamente Esistente”(EOE),in una quantità infinita di parti,l’oggetto unitario della divisione,sarebbe “zero”,
Quello che lei otterrebbe è l’infinitesimale parte dell’oggettivo esistente, perchè lei non può ottenere il nulla dal sostanziale, è contraddittorio ed inoltre impossibile poicè il nulla di per sè è un’astrazione mentale che non implica l’esistenza, è inconcepibile per le nostre categorie di pensiero. Il nulla è inesistente quello che lei otterrebbe sarebbe un’infinitesima parte del sostanziale, questo universo è sostanziale, è sempre stato così.
Anche i raggi del sole alla radice nel sole non esistono.
Se potessi dividere una qualsiasi “Entità Oggettivamente Esistente”(EOE),in una quantità infinita di parti,l’oggetto unitario della divisione,sarebbe “zero”,e dal puto di vista di una eventuale rilevazione oggettiva di questa unità,il risultato sarebbe negativo:nulla.
Solo se la quantità infinita,non fosse in realtà tale,il niente rappresenterebbe un qualche cosa.
E’ un fatto,che la sommatoria di tutte queste infinite quantità immateriali di nulla,prima della divisione,era un “EOE”.
Di fronte ad un Universo infinito di “nulla”,se io fossi una realtà astratta,qualsiasi rilevazione oggettiva di “EOE” sarebbe negativa,con la conclusione:questo Universo infinito è composto di nulla.
In realtà,il nulla,potrebbe nascondere delle sorprese,non essendo di oggettivo riscontro,vista la sua potenziale origine occulta.
In un simile ambiente,spazio e tempo, non hanno alcun senso,non esistono.
Non esistono punti di riferimento,siamo nel nulla perfetto,immobile,infinitamente immutabile,ma..
C’è una relazione fra “EOE”-Infinito-nulla,laddove la presenza o la assenza dell’uno,non esclude mai l’altro,oggettività e soggettività si confondono,ciò che è può non essere,e viceversa,laddove all’interno di questo sistema in continua transizione fra nulla e materia,lo spettatore uomo osserva attonito,immerso e legato dal suo tempo,dal suo spazio.
Cogito ergo sum, “dubito, quindi sono”. Un assioma del nostro razionalismo, la ricerca della verità attravrso il dubbio sistematico per liberarsi da pregiudizi, false verità, menzogne e “retorica” di certe affermazioni gratuite che la cultura impone con i suoi mezzi di informazione che vanno dalla scuola ai giornali, alla religione ad ogni campo del sapere. Dubitare è un ottimo consiglio di fronte ad una massa di notizie incontrollate che ogni giorno ci sono riversate addosso senza avere la possibilità di verificarne l’attendibilità, notizie che disinformano per sostenere certe tesi politiche, sociali, religiose. Viviamo immersi nella superficialità del sentito dire, ci crogioliamo nella facile insinuazione, semplicemente perchè crediamo senza riserva alla notizia che fa sensazione, che ci intriga, che soddisfa la curiosità morbosa, che ci fa sentire migliori degli altri. Il pettegolezzo è elevato a dignità di oggetto di conversazione credibile, arma di selezione lavorativa, perchè isola il soggetto vittima del gossip, facilitando il mediocre che sparge falsità, favorisce il politico populista che racconta menzogne per screditare il suo avversario politico perchè incapace di progettare, di formulare proposte. Dubitare per accertare la verità, affinchè si possa indirizzare il ragionamento nella direzione giusta e non cedere al tentativo di prendere scorciatoie mentali facili che ci risolvono la questione con buona pace dell’ imparzialità, della giustezza delle decisioni, della soddisfazione di aver fatto qualcosa di buono. Oggi il dubbio è considerato come sinonimo d’incapacità, d’insicurezza , perchè non c’è tempo per pensare, abbiamo fretta, l’ansia ci divora ci dobbiamo sbrigare per arrivare prima, ma prima di chi?, per poi restare ore a oziare, sembra un paradosso ma i’intercalare”non ho tempo” sottintende a questa situazione descritta, cioè non ho tempo perchè il tempo l’impiego meglio a non fare niente, non ho tempo di pensare ed imparare, perchè quello che ho da fare è più importante di quello che dovrei fare adesso, e così sarà sempre, il dopo precede l’adesso, perchè il dopo è una scusa che mi sottrae alla responsabilità di dover pensare e risolvere. Dubito e quindi cerco di essere una persona normale, che cerca di pensare, di riflettere, Cartesio aggiunge e dunque sono, non so se esisto perchè penso, ma almeno penso.
Non credo che si possa definire palindrome il “sum ergo cogito”, e neppure una versione riflessa. Mentre sull’orgia di retorica, ne ha dato un vibrante esempio, concordo. L’apice è stato raggiunto con quel “poetrume”, perfetto e significante esempio di licenza poetica, di quella libertà assoluta di esprimersi e di esprimere sentimenti concentrandoli in poche sillabe, come solo la poesia può fare. pino d
@ Rochet: Grazie. Vero. Hai un’altra alternativa?
un baule? certo.
Mi è sparita una richiesta di delucidazioni. Forse ho sbagliato a dare l’indirizzo d’un articolo di Odifreddi, di cui tuttavia non sono un aficionado, che ragionava sul nulla. O meglio, del nulla. Quel nulla di fronte al quale mi inchino, perché riesce ad esser nulla ma anche unità. nulla eppure oggetto e nulla quand’anche non vacuità. Questo nulla ormai mi appare simile ad un baule di attore, nel quale si può trovare di tutto, anche ciò che mai ti aspetteresti di trovarci. Chiedevo infine, se possibile, di esser messo in condizione di capire perché alcuni nomi sono in rosso (sono stati cattivi?) ed altri a cinque stelle, dorate. Grazie. pino d.
Orbene io ti dirò e tu ascolta attentamente le mie parole, quali vie di ricerca sono le sole pensabili; l’una che è e che non è possibile che non sia, è il sentiero della Persuasione (giacchè questa tiene dietro alla Verità); l’altra che non è e che non è possibile che non sia, questa io ti dichiaro che è un sentiero del tutto inindagabile: perché il non essere né lo puoi pensare (non è infatti possibile), né lo puoi esprimere, …….infatti il pensareimplica l’esistere [del pensato].(Natura_Parmenide
Dal link Odifreddi
Il problema del non-essere assoluto fu introdotto in occidente nel secolo vi a.C. da Parmenide, che ne affermò l’impossibilità in base alla seguente dimostrazione: per definizione, il non-essere deve non essere niente; se però esistesse, esso sarebbe appunto il non-essere; ma niente può allo stesso tempo non essere ed essere.
Olifreddi non ha letto Parmenide
Pino,
i nomi in rosso sono quelli che linkano ad una pagina internet, esattamente come per quella di adda (http://addaprieto.blogspot.com/).
le stelle, che ci sono su tutti i commenti, diventano dorate nel momento in cui il commento viene votato da altri utenti.
Il nulla è una unità? E’ oggetto? Non è vacuità? Scopro che il nulla sarebbe una sorta di baule d’attore, in cui si può trovar di tutto. Non oso dissentire. A proposito di quella cosa, il nulla, tempo fa avevo letto una interessante analisi del nulla di Odifreddi, del quale solitamente non condivido quasi nulla… Mi scuso, intendevo dire quasi niente. L’ho ripescato: http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/varia/odifreddi.htm
Non mi son chiari alcuni elementi del blog, come le stelle dorate su qualche nome mentre altri nomi sono in rosso. Certamente significa qualcosa, ma non riesco a capire. Posso chiedere di far luce? Grazie. pino d.
Il nulla non è la vacuità.
Semplicemente il nulla non esiste, qualsiasi tentativo di definirlo lo sostanzia, allora non parliamo del nulla ma di un altro concetto, il nulla è un concetto che noi concepiamo per indicare il niente, l’inesistente, l’opposto concettuale del nulla è la sostanza, la materia che è tangibile.Accettare questo concetto significa razionalmente presumere l’esistenza della sostanza da sempre, cioè non c’è mai stato un inizio e mai ci sarà una fine. Noi non possiamo accettare l’idea che improvvisamente un qualcosa prenda forma poichè dovremmo presumere una realtà dimensionale esistente di spazio e tempo e che un qualcosa come in un fumetto abbia la capacità di manifestarsi, no è assurdo.
Il nulla non è la vacuità.
Mi sfugge qualcosa. “…l’oggetto unitario della divisione,sarebbe “zero”… Un oggetto che viene anche indicato come unità, come fa ad essere uguale a zero? Il concetto viene ribadito: “una …rilevazione oggettiva di questa unità” rileverebbe “nulla”. Una unità per di più oggettiva, sarebbe uguale a zero, o anche a nulla. Come riesca il nulla ad oggettivarsi mi riesce alquanto difficile da capire. pino d.
Oh Signur, Ronchet!
Sei di nuovo sceso dal letto con il piede sbagliato…
Guarda che un po’ di poesia non fa male a nessuno. Anzi, a te farebbe benissimo. (Believe me!)
Palindromare Cartesio non può che portare a un’orgia di retorica. Già nella versione dritta non dice nessuna verità, figuriamoci in quella riflessa.
Le margherite nelle crepe dell’asfalto: similitudine elementare per concetti elementari, sentimentalismi, struggimenti, giaculatorie, poetrume discount, m’ama non m’ama, la forza della vita, il cielo in una stanza, carpe diem dell’ iPad.
Questo spazio di commenti, parole e pensieri in libertà sarà sicuramente proficuo se saprà librarsi sopra i preconcetti, le frasi fatte, gli stereotipi che ammorbano la nostra quotidiana esistenza. In primis l’idea che “le donne”, per il solo fatto di essere tali, siano portatrici di chissà quali perle di saggezza. No, la saggezza non è monopolio sessuale, è conquista individuale derivata dalle capacità e dalle esperienze di vita. È il risultato della somme di errori commessi durante l’esistenza. Quindi andiamo, cominciamo a “parlarci” in questo spazio virtuale. Buona giornata a tutti
Le donne vengono quasi sempre “educate”, sin da piccole, in maniera più “rigida” rispetto a noi maschietti. Mediamente, nei maschietti mi pare si usi un metro più elastico, e questo mi pare eticamente sbagliato e un torto che gli si fa perche mi pare arrivino “maturi” per la vita vera, parecchio più tardi delle femminucce.
Spesso vedo i maschietti svantaggiati rispetto alle femminucce che vedo come più forti, o solide. Siamo meno abituati a sopportare il dolore in tutte le sue forme, ivi compreso quello fisico.
Credo anche che la vita della società viva di flussi e riflussi. Attualmente direi che siamo in attesa della prossima fase di riflusso, e allora potranno forse prevalere i “margheritari”.
E allora viva i Margheritari
Leno Lazzari
Non pensate al domani. L’importante è essere capaci di vivere nell’adesso.
Vivere il presente, cogliere l’attimo, non ci riesco completamente, vivo come se fosse il mio ultimo giorno, ma anche come se dovessi vivere ancora un tot di anni, cerco di osservare il presente ma per capire il domani, non riesco ad isolarmi per gustare il presente, sono immerso sempre nel fluire del tempo.
Non pensate al domani. L’importante è essere capaci di vivere nell’adesso.
“Non state in pena per il domani: sarà il domani a provvedere a se stesso. A ciascun giorno basta il proprio affanno(Matteo 6,34)”
Questo è uno dei maggiori crucci dell’uomo, pensare troppo al domani e perciò correre, correre, correre. Quanti si accorgerebbero di una margherita spuntata tra l’asfalto? Ricordo ancora, avevo poco più di sei anni, di un papavero che il mio insegnante mi mandò a raccogliere, facendomi morire di paura temendo chissà quale punizione.
Oggi l’anima non vola più; oggi si cammina, ma spesso si sta fermi senza accorgesene.
Un bimbo pedala sul mare ividiato
un branco di cani l’ha solo sbranato
alph
E’ davvero un miracolo della natura che in primavera, anche nelle strade più affollate e trafficate, talvolta quasi dal nulla , dalle fessure dei marciapiedi, sbocciano le margherite, o anche, semplicemente, dei ciuffi d’ erba. Questo miracolo mi fa pensare che anche tra gli esseeri umani, che attualmente fanno il possibile per essere inferiori alle bestie, possa sbocciare un qualche fiore di bontà.
Ma, andando di questo passo, fino a quando sbocceranno dal nulla le margherite?
Con il sorriso che come l’acqua ha la forza di spezzare le rocce.
Una margherita spunta dall’ asfalto tramite la forza della natura. Ma puo un filo di bene spuntare dal cuore duro dell’uomo?
La forza delle donne non sta tra virgolette.
Viene dalla necessità di proteggere i deboli. I loro cuccioli, innanzitutto: che insegnano alle donne che cos’è la fragilità, e chiedono loro di schierarsi e pure di imporsi per preservare quella fragilità.
Proprio come vien voglia di difendere la margheritina coraggiosa, che sfida l’aridità e la penuria di terra per esistere.
Dunque annaffiamola e nutriamola con una bella dose di ottimismo.
La società non è quella che leggiamo: è quella che viviamo. E ha molti petali: come la margheritina.
Sum Ergo Cogito
Ottimo il titolo per un club di pensiero, spero si sviluppi senza limiti
In primis, ripristinare il valore della maggioranza, oggi quasi senza
dimenticata
Gg
@pino
Prima di sposarti avevi la possibilità di espanderti, in ogni senso, negata dalle nostre innaturali invenzioni sociali.
Nessuna pace, quindi, nel tempo di ognuno… in ogni tempo, tra i resistenti.
La mela, gentile redazione? Ma allora perché io stavo così bene, prima di sposarmi? pino d.
@ Alfiere: l’uomo è nato perfetto nella sua interezza, poi, diviso a metà come una mela, ricerca da sempre la sua parte mancante
ebbene si, il femminino è il completamento del mascolino e viceversa, ogni sesso (anche dal punto di vista mentale) è incompleto senza l’altro, spero in un confronto al completo…
Caro Libero,
uhm… da quando il sesso NON ha importanza?
Massì che ti spiego. Siccome tutti i blog del “Giornale” – almeno quelli che conosco io – sono amministrati da maschi, ho dichiarato di sperare che questo si differenziasse.
Poi ho anche detto che credo più nel coraggio femminile che in quello maschile.
Ma questa è solo una mia opinione, basata su mie esperienze.
E per aggiungere qualcosa di più significativo… Ho trovato:
— MEDITAZIONE CHAN : 坐禅 Zuò-Chán. “Il Kung-fu del silenzio” dei Monaci Shaolin [1°parte]
.pubblicata da M°Sri Rohininandana Das il giorno domenica 29 agosto 2010 alle ore 14.55.
“Tu hai due forze,
la forza del corpo e la forza dello spirito.
Il corpo è la freccia e lo spirito è l’arco.
Devi imparare a usare la forza dello spirito”
La disciplina più interiore e onorevole dei monaci Shàolín è chiamata Zuò-Chán (Cinese: 坐禅), “Il Kung-fu del silenzio”, meglio conosciuto col nome di “meditazione.” Si tratta di un’antica scienza d’identificazione e dis-identificazione che insegna a utilizzare e disporre dei contenuti e dei prodotti della psiche, senza essere da essi turbati e trascinati. Grazie a questa scienza è possibile trasformare la volontà folle in volontà saggia, in modo da sapersi dis-identificare dalle situazioni psicofisiologicamente dannose, e sapersi identificare, invece, con quelle che generano benessere, serenità, lungimiranza e felicità e portano l’individuo alla scoperta di se stesso e al rapporto con Dio.
Si tratta di un processo serio, che richiede attenzione, cura, impegno, studio, e realizzazione, ma che conduce veramente alla soluzione dei problemi della vita, attraverso l’acquisizione di strumenti e conoscenze fisiche e metafisiche e l’applicazione di tecniche ideo-motorie e meditative, che devono necessariamente essere ricevute per via iniziatica da un Maestro Shàolín autentico e applicate con serietà in sua presenza e sotto la sua guida.
Per conservare e migliorare la salute psicofisica dei suoi discepoli cinesi, il Patriarca Buddhista Dámó insegnò loro gli antichi “metodi per nutrire la vita” provenienti dalla millenaria tradizione dello Yoga indiano, tecniche finalizzate all’armonizzazione della personalità con le potenze emananti dall’intelligenza divina: il creato e le creature.
Secondo la dottrina di Dámó, noi siamo un tutt’uno con la natura. I nostri corpi sono costituiti dagli stessi atomi di cui è costituito il cosmo e le stesse leggi che governano il cosmo, governano anche il nostro corpo. Di conseguenza non siamo mai enucleati dal contesto universale. Il corpo, la mente, l’intelligenza e l’anima individuale sono frammenti del Corpo, della Mente, dell’Intelligenza e dell’Anima Cosmica. Poiché il frammento trova la sua integrazione nel rapporto col tutto a cui appartiene, la nostra felicità e sofferenza dipenderanno dalla nostra capacità o incapacità di mantenere armoniosi i rapporti tra questi fattori corrispondenti.
Secondo Buddha, nessuno può prescindere dalle Leggi divine universali, il Dharma, l’ordine cosmico implicito che costituisce il fondamento di ogni equilibrio e nessuno è separato dagli altri esseri, perciò non si può vivere in pace e in armonia senza migliorare il rapporto con noi stessi e con gli altri. Ogni malessere, fisico o psichico, è l’esito di volontarie o involontarie infrazioni dell’equilibrio cosmico, il Dharma. Quando non ci curiamo di restare in armonia col Dharma, la vita ci deforma.
Gli elementi della personalità replicano e amplificano i segnali delle influenze ambientali, sociali e del vissuto sia personale che sociale. La mente è la prima ad intrattenere contenuti psichici negativi: ideologie materialiste, pregiudizi, false propagande, pubblicità, rumori, ammassi di informazioni mediatiche, attitudini, pressioni sociali, stili di vita corrotti, impressioni di qualità scadente, ed altro ancora: tutto questo, al giorno d’oggi, viene imperiosamente propinato e diffuso ovunque a tal punto da stordire, confondere ed eterodirigere il soggetto. Tutto questo bombardamento psichico, mantiene il sistema nervoso in perpetua tensione, e ciò indebolisce gravemente il sistema immunitario, rendendolo vulnerabile agli agenti patogeni interni ed esterni. La tensione mentale che si viene a creare spinge il soggetto, inconsciamente, a sollevare una barriera, una corazza di protezione che, somatizzandosi, provoca nel corpo ogni tipo di tensione e di rigidità. Questa mentalità psicogena non solo riduce drasticamente la capacità difensiva e auto-curativa del sistema immunitario ma, tenendo il corpo continuamente in tensione, lo predispone e condiziona a sviluppare ogni sorta di malattie.
In ultima analisi quindi, la malattia è generata dalla distorta percezione di sé e dalle conseguenti azioni scorrette che causano ansietà, insoddisfazione, conflitti interiori, sofferenza morale e fisica. Quando l’ambiente psichico è malsano prolificano i virus della personalità: i complessi, le fobie, le ossessioni, le angosce, le paure, i fantasmi della memoria e le rigidità di carattere che causano pensieri negativi, critici, sarcastici, depotenzianti e angoscianti che, a loro volta, favoriscono la strutturazione della realtà corporea secondo modelli fallimentari e patologici.
Dámó individuò perfino nei pacifici monaci della sacra montagna del Sōngshān, una grave dis-integarazione della personalità, in particolare del corpo e della mente che faticavano ad unificarsi, nonostante la disciplina dello spirito che seguivano. I loro corpi erano deboli e fragili, i loro muscoli flaccidi, il loro addome gonfio ed erano costantemente malati. Essi imputavano tale condizione fisica alle severe ascesi, ai digiuni, alle lunghe ore di preghiera e contemplazione all’aperto, al freddo, all’umidità o alla soffocante calura estiva della giovane foresta. Ma il Patriarca, sorridendo, spiegò che la condizione emaciata del loro corpo dipendeva invece dalla condizione decadente della loro mente. Insegnò loro che il campo mentale è primario rispetto al corpo fisico e funziona come una mappa dalla quale il corpo riceve i propri riferimenti strutturali e gli schemi motori. La mente è il generale del Qì, l’energia vitale che costituisce il campo energetico del corpo. Quando si perviene ad una consapevolezza più profonda di se stessi, quella di natura spirituale, la mente coltiva naturalmente pensieri positivi ed elevati, che inducono il Qì ad inviare alle cellule neuronali stimoli costruttivi che rafforzano il sistema immunitario del corpo. Corpo e mente sono come due universi in consonanza, si influenzano vicendevolmente in continuazione. Un buon pensiero induce una buona condizione fisica, ma è vero anche il contrario! Una corretta e sana postura ispira un pensiero sano e positivo, come si suol dire in Occidente: “Mens sana in corpore sano.”
Molti alberi forti e maestosi si contorcono, si spezzano e vengono sradicati durante una tempesta, là dove il tenero bambù si flette e sopravvive. La mente e il corpo devono diventare flessibili come il tenero bambù, per superare le impetuose tempeste della vita. In questo mondo di dualità, dove condizioni contrastanti si avvicendano perpetuamente, la meta suprema consiste nel mantenere in ottime condizioni le capacità di adattamento del corpo e della mente, perché come dice il saggio: “Il duro e il secco si rompono, il morbido e il malleabile sopravvivono.”
Convinto di ciò il Patriarca Dámó insegnò ai suoi discepoli gli esercizi psicomotori del Tóng-zǐ-gōng, del Qì-gōng e del Kung-fu, che per più di millecinquecento anni hanno decorato la vita quotidiana dei monaci Shàolín, mantenendo sempre chiara la loro consapevolezza spirituale in un corpo psicofisico agile, flessibile e dalla salute di ferro. Ma il regalo più grande che Dámó fece ai suoi discepoli, e attraverso di loro all’umanità intera, fu la meditazione Chán, la via dell’illuminazione. [阿彌陀佛]
Massima orientale (comune ad indiani, giapponesi e cinesi: buddisti zendoka -praticanti dello Zen- e buddisti chànji -praticanti del Chàn-): “Tayatà…Gate-è… Gate-è… Para-gate-è… Para-sam-gate-è… Bodi-sam… Swa-haà”. Traduzione: “Così è… Andare, andare, andare lontano, andare sempre più lontano… fino (swa-haà) all’illuminazione”. Credo che possa andar bene anche per noialtri “occidentali”.
La libertà è anche quella di tacere, di non fare sapendo che siamo responsabili per tutto ciò che ci succede.
Ha il sapore di una massima orientale, dove si esalta il non agire come un aspetto dell’agire, dove il silenzio è una forma di libertà , dove ognuno di noi contribuisce nel suo piccolo a disegnare la realtà con le sue azioni, e non agire è più difficile dell’agire perchè presume una padronanza di se, se parlare è l’agire il silenzio è il non agire.
Grazie dell’osservazione. Ci sembra che nella conversazione l’anonimato possa essere più utile della personalizzazione.
RISPONDO ALLA REDAZIONE
“La libertà è anche quella di tacere, di non fare sapendo che siamo responsabili per tutto ciò che ci succede”.
Mi sofferomo su queste vostre due parole chiave: TACERE e RESPONSABILI.
La libertà è anche quella di tacere: cioè di non dire. Se vi riferite a me ho capito l’invito/messaggio (fatti i cavoli tuoi). Ma se il riferimento è a tutti, volete forse esaltare la discussione anonima?
Il sapere di essere responsabili per tutto ciò che succede cosa significa? Se io parlo o faccio delle cose è evidente che sono responsbaile. Mi devo sentire più libero perché non sono responsabile, in qaunto coperto dall’anonimato?
La libertà è anche quella di tacere, di non fare sapendo che siamo responsabili per tutto ciò che ci succede.
“Questa rubrica vorrebbe tentare di far crescere margherite nelle strade virtuali caotiche pubblicando pensieri su cui fermarsi a riflettere di tanto in tanto. Aperta a tutti e per questo senza firme di attribuzione ci auguriamo che questa rubrica diventi uno spazio di dialogo di saggezza”…
Le margherite hanno bisogno di libertà! Se la massima libertà che ci proponete (per il confronto e il dialogo) è il commento ai vostri pensieri, dove pensate di arrivare? Non avete riflettuto su questo “problemino”?
Una cosa vorrei dire a Talita: Lei ha scritto: “Spero sia amministrato da una donna”. MA CHE IMPORTANZA HA IL SESSO? Me lo può spiegare, gentilmente?
Sta a ciascuno di noi riempirla e riscaldarla.
Temo che le margheritine, nonostante l’auspicio di Talita, “19 luglio 2011”, stenteranno sempre a sopravivere, e questo nonostante la “forza” delle donne.
Insomma, the good guys, i buoni, sono sempre in svantaggio rispetto ai “cattivi” e la nostra società mi pare si vada facendo sempre più “dura”, sempre più “fredda” e vuota.
Leno Lazzari
Raramentre in così poche righe tante contraddizioni. Che prima dell’uomo – o senza l’uomo – la terra fosse … “un girdino meraviglioso” è solo frutto di una autosuggestione, una delle tantissime a cui siamo spesso indotti dai tanti manipolatori in circolazione. Prima dell’uomo, la terra era un luogo talmente inospitale e pericoloso che anche solo immaginare di viverci era impossibile.
– Di conseguenza, si dimentica che è stato proprio l’uomo a renderla in fondo godibile e vivibile: col suo ingegno ha costruito ponti, strade, acquedotti, ha bonificatp paludi rendendole coltivabili e abitabili ecc ecc.
– Infine, dice il nostro amico “… in cui nessun essere è superiore a un altro”, cancellando così, in un sol colpo, quel senso gerarchico delle cose che invece è l’essenza profonda di quella natura che invece dice di amare!
Giovanni
Caro Spiritolibero,
tu scrivi che l’uomo, grazie alla sua intelligenza, piega alle sue necessità la natura, combatte contro la natura.
Il più delle volte, in verità, è la natura a piegare alle sue necessità l’uomo. Non per ostilità, perché la natura non è ostile.
L’ostilità è nell’uomo che vede la natura come nemica.
L’uomo intelligente ha un approccio diverso con la natura, fondato sul rispetto. La vuole conoscere, la vuole alleata.
Io sono contento di essere un Uomo e di essere su questa terra. l?uomo, per sua natura, può e deve crescere grazie alla sua intelligenza. Se abbiamo allungato la vita lo dobbiamo proprio alla capacità dell’Uomo di combattere proprio contro la stessa natura ( che non amo mettere in maiuscola). Perciò non mi auguro affatto che l’Uomo sparisca dalla faccia della terra. Se mi si permette spero proprio che l’Uomo possa sempre di più trarre vantaggio dalla sua intelligenza per sopravvivere in un mondo che sa essere ostile e che sappia adeguare le proprie capacità di resistenza contro le avversità naturali ( malattie, terremoti ecc.). Il mondo ideale ( il giardino dell’eden) esiste solo nella fantasia. La realtà della “madre-matrigna natura” è fatta di lotta per la sopravvivenza in un habitat nel quale vince sempre il più forte. L’Uomo, grazie alla sua intelligenza, ha piegato alle sue necessità la natura stessa, per la sua stessa sopravvivenza. Quindi non mi auguro affatto che si torni vigorosamente indietro. Non ho nostalgia della vita lunga solo trent’anni in media e delle epoche nelle quali si moriva anche per una semplice bronchite!
Ho sempre saputo che la terra, nonostante l’uomo si sia dato tanto da fare nei secoli, per cambiarla, per abitarla tutta, per costruire, per lasciare ogni sorta di testimonianza della sua esistenza, la terra riesce sempre, prima o poi, a ritornare se stessa e fare rifiorire i fiori lì dove un tempo c’erano palazzi e piazze, monumenti e cimiteri. Prima l’uomo toglie il disturbo e prima la terra torna a essere quella che è sempre stata, un bellissimo giardino d’erbe e d’animali dove nessun essere è realmente al di sopra degli altri.
Grazie.
Non sono simpatizzante de “Il Giornale” ma questa rubrica la approvo totalmente; finalmente qualcosa che aiuta a sollevare l’animo dell’uomo, unica vera ricchezza, fuori dalle logiche politiche o economiche
que a margarida multiplique-se!
Penso che di margherite ce ne siano un’infinità e sotto gli occhi di tutti, ma solo pochi riescono a vederle e magari coglierle
Ottimo consiglio. Grazie.
Credo o voglio credere che sia ancora possibile che crescano “margherite”, ormai il pensare è un opzional, dialogare ancora peggio. Questa rubrica , pensieri in libertà, si dovrebbe articolare su temi di fondo sui quali riflettere, poi ognuno a libera scelta potrebbe esprimere la sua opinione in merito. L’iniziativa è ottima può favorire uno scambio culturale su argomenti che in genere sono commentati superficialmente perchè legati a qualcosa di specifico e quindi non c’è modo di approfondirli, come le margherite che hanno dei petali speriamo che questa iniziativa sia “sfogliata” anche da altri.
Come può uno scoglio arginare il mare, anche se non voglio torno già a volare
forse perchè ancora oggi non c’è un popolo ITALICO!!!!! ma tanti popoli italici con ligue,costumi,cutura, costumi e tradizioni diverse
Sarebbe geniale colui il quale riuscisse a trovare il motivo che in un popolo tra i più antichi e “saggio di tradizioni”, l’italico, scatena sentimenti tanto immotivatamente contrapposti su argomenti di volta in volta risibili, come nel caso del calcio, o come nel caso della politica, pur così lontana e sconosciuta nei suoi più intimi meccanismi rispetto alla vita dell’uomo di tutti i giorni.
Ma sarebbe benedetto il giorno in cui tutti si iniziasse a ragionare in termini di verità ma senza volerla piegare ai propri intenti o necessità. Come invece fanno i tifosi del calcio e i politici.
Leno Lazzari
Mi sembrava che la locuzione cartesiana “Sum ergo cogito” avesse un significato un po’ più ampio che vedere le margherite ! Quella poteva essere una visione femminile e infatti IO ho risposto dal mio punto di vista offrendo degli spunti per nuovi argomenti e nel contempo rispondendo alla stessa Taita, dimostrandomi perfettamente d’accordo con lei sul fatto che dovesse essere una rubrica trattata da una donna, se l’argomento in questione erano le margherite !
Trovo del tutto singolare che non si riesca ad accedere all’articolo sulla festa dell’unità, visto che anche li avrei diverse cose da dire.
@ Andriun: non si tratta di censura, caro Andriun. Si tratta di non voler rendere questo blog uno spazio di polemica su femminismo/ maschilismo. Non è il luogo nè la circostanza. Se avrai voglia di depositare toni polemici, sarai più che ben accetto.
Attenzione signori miei, al Giornale alcune testoline sono per la censura !
Se non ti adegui al credo redazionale, vieni cancellato ! E si che non avevo fatto altro che proposto dei temi interessanti che riguardavano la “casta” del potere femminile, debole quando fa comodo e forte coi tontoloni che le sostengono !
(il maschilista)
Saggezza. Quando sento parlare di saggezza, mi preoccupo. Con la saggezza, non si va alla ricerca delle Colonne d’Ercole, con la saggezza, non si va sulla Luna. La saggezza può divenire una palla di piombo che incatena il pensiero. La saggezza è importantissima se si limita ad essere uno, e solo uno, dei comandi con cui si guida l’esistenza ed il futuro.
Il “Cogito” cartesiano sboccia nel rifiuto della serena saggezza che non ama gli strappi, e la usa, per quello che in realtà credo sia, come valido, solido e sicuro trampolino, da cui tuffarsi nel dubbio totale, che sradica una conoscenza forse saggia, ma forse fallace, ed ha poi il coraggio di prendere il largo navigando a vista, senza riferimenti precostruiti alla ricerca di una verità credibile, almeno non platealmente aleatoria, almeno verosimile.
La saggezza può arrivare a generare figli snaturati e snaturanti: le certezze granitiche. Ma, nella galleria degli orrori, accanto alle granitiche certezze, va messo un altro mostro, quello generato dall’accoppiamento della saggezza presuntuosa con l’ignoranza orgogliosa; la presunzione di poter capire anche tutto ciò di cui non si conosce e non si sa niente, e l’ignoranza che si protegge arrivando a decretare che quel che non si sa, non serve a nulla. Splendidi esempi, cito una paio di affermazioni confezionate a mo’ di espressioni di saggezza popolare: La filosofia? E’ quella cosa con la quale e senza la quale tutto resta tale e quale. I ragionamenti? “Strologherie” campate in aria, esercizi da astrologhi dilettanti per fregare la gente.
La saggezza è un valore se abilmente usata, quasi come un freno, per dare sicurezza, ma deve accettare di affiancarsi alla fantasia, in funzione di acceleratore, mentre il ragionamento regge il volante. pino d.
Che bella idea, questo spazio!
Spero sia amministrato da una donna.
Non c’entra niente il femminismo, giuro!
È che la saggezza non si rivela mai senza un po’ o molto coraggio: che vedo latitare sempre di più nel genere maschile.
Dunque mi e vi auguro che quella margheritina possa crescere tanto da distogliere l’attenzione dall’orrido squarcio nell’asfalto.